Come sviluppare le virtù

Marco Ferrini - Serenità interioreIn questi giorni ho risposto ad una domanda postami da un mio studente che mi chiedeva se lo sviluppo delle virtù potesse compiersi indipendentemente da un’evoluzione sul piano spirituale.

Con gioia condivido con voi alcune riflessioni che gli ho offerto in risposta.

Secondo i testi dello Yoga, le virtù sono tutte quid spirituali, principi e realtà del mondo trascendente, perciò le si possono sviluppare appieno soltanto attraverso un percorso autenticamente spirituale.

Più volte ho riflettuto sul fatto che anche cosiddette virtù, se non accompagnate da una purezza di intenti e da una maturità di realizzazioni sul piano spirituale, possono diventare addirittura nocive per la propria evoluzione.

La conoscenza spirituale ad esempio, se non viene acquisita in atto di umile offerta a Dio, può scadere nell’orgoglio, nella saccenza e nella superbia. La rinuncia può degenerare in indifferenza o durezza di cuore, l’altruismo può scadere nel sentimentalismo e tanti altri esempi ancora potremmo fare per capire che il bene e le virtù sono realmente tali solo se accompagnati da una visione e consapevolezza sul piano spirituale.

Riporto in aggiunta la citazione di un dialogo tra Socrate e Protagora, raccontato da Platone, in cui Socrate conclude che la virtù non si può insegnare a parole ma si può trasmettere e ispirare negli altri solo con il proprio esempio personale, con il proprio comportamento.

Krishna spiega il medesimo concetto in Bhagavadgita IV.34, quando esorta Arjuna ad avvicinare i sapienti e a prendere rifugio nella loro guida e ispirazione dal loro modello di comportamento, seguendolo a propria volta non solo a parole ma nelle proprie azioni e scelte di vita.

L’ascolto, shravanam, è un importante strumento per entrare in contatto con chi può aiutarci e per imparare dalle sue virtù e dal suo comportamento coerente a quelle virtù. Tale ascolto, come spiega Krishna sempre nel citato shloka, dovrebbe essere accompagnato dalla virtù dell’umiltà e dalla disponibilità ad interrogarsi profondamente sugli insegnamenti ricevuti ponendo domande a tutto tondo.

Oltre all’ascolto, servire persone evolute spiritualmente è la chiave per accedere a quelle virtù che loro per prime hanno acquisito e che con il loro esempio ci possono trasmettere.

Per questo motivo il Mahabharata celebra così tanto le glorie del Sat-sanga, la compagnia delle persone che dimorano nella Realtà e che con la loro stessa presenza ci rivelano e ci educano a quella realtà.

“Come l’essenza profuma gli abiti, l’acqua, il sesamo e la terra, con fragranza di fiori, così le qualità si originano da color che frequentiamo.

L’origine della rete dell’illusione è certamente la compagnia degli sciocchi, mentre fonte di virtù è la compagnia quotidiana di persone sante. Perciò chi cerca la pace della mente stia in compagnia di quelli che son saggi, eccelsi, buoni, ascetici ed onesti.

È da servire colui la cui cultura, civiltà ed agire è puro, più che studiare le Scritture tale compagnia è a noi più preziosa. In verità, anche se non vogliamo, grazie alla compagnia di persone buone e sante, possiamo coltivare la virtù. Così come coltiviamo male inclinazioni rendendo onore ai malvagi.

Osservando, toccando, conversando o stando insieme a gente impura, cessa il comportamento retto e si va poi incontro soltanto al fallimento. In compagnia dei meschini l’intelligenza si perde.

In compagnia dei mediocri diventa mediocre e in compagnia dei migliori raggiunge livelli eccellenti.” [Mahabharata, Vanaparva 22-28]

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Camminare sul sentiero della felicità

Dal Seminario sul Mahabharata –

Marco Ferrini - Serenità interioreSono intensamente impegnato nelle lezioni del seminario sul Mahabharata che sto tenendo dall’8 agosto fino al 16 in Toscana, a Volterra. Con i lettori del mio blog, desidero condividere un passo scelto tratto da questa grande opera tesoro dell’umanità, che abbiamo letto assieme ai partecipanti al seminario e che ho ritenuto di particolare rilievo.

Liberamente tradotto da Vanaparva, capitolo 198

“Evitate la menzogna, e agite bene senza necessità di essere sollecitati. Non abbandonate mai il sentiero del dharma (ordine etico universale) e mai siate sopraffatti dalla lussuria, dalla collera e dall’invidia.

Non entusiasmatevi troppo in circostanze favorevoli, né affliggetevi in quelle sfavorevoli. Sforzatevi di rimanere equanimi, vivendo con sobrietà ogni evento, contemplando sempre la prospettiva dell’eternità.

Non demoralizzatevi nelle difficoltà e non abbandonate per queste difficoltà il sentiero del dharma. Se commettete un’azione deprecabile, ripromettetevi di non commetterla mai più. Impegnate la vostra anima in ciò che procura autentico benessere.

Non rispondete al male con il male, siate sempre benevolenti. Chi compie il male, uccide se stesso. […] L’orgoglioso che si auto-elogia non potrà mai eccellere nel mondo, mentre una persona autenticamente sapiente, e perciò umile, risplende sempre, anche se venisse dagli altri trascurata. Chi ha animo nobile è sempre proteso a valorizzare le buone qualità di tutti.

Chi anche commettesse errori ma se ne pente, diviene libero dal male. […] Può correggersi ripristinando una condotta in armonia con il dharma, facendo dunque ciò che è giusto. Perché il dharma rimuove il male. […] Chi segue la strada della rettitudine, aggiusta i buchi del proprio carattere. […] Egli potrà così liberarsi da ogni errore, [e risplendere] come il sole libero dalle nuvole.

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Nutrirsi in maniera sana e non violenta

Marco Ferrini - Serenità interioreLa nutrizione è intimamente connessa al benessere della persona e non si può parlare di buona salute se la nutrizione non è adeguata. Tanto più correttamente la persona si nutrirà, tanto più a lungo e meglio potrà vivere, beneficiando non solo di un benessere sul piano fisico-biologico, ma anche su quello psicologico,emozionale, intellettivo e spirituale.

Poiché l’alimentazione agisce su tutti i piani antropologici, non sarà mai abbastanza l’importanza che le prestiamo. Pensate a quanto possa essere carico di energie paralizzanti un cibo prodotto esercitando violenza: tutta la sofferenza subita e quelle emozioni di paura, sgomento, terrore, provate dall’animale dalla dura prigionia dell’allevamento fino al momento terrificante della macellazione, permangono impresse in quel corpo e vengono poi assimilate, anche se inconsapevolmente, da chi sceglie quel cibo come nutrimento.

Per questo ed altri motivi, la sapienza dello Yoga e dell’Ayurveda, la scienza della vita o scienza della salute tradizionale indovedica, affermano che l’alimentazione di tipo vegetariano è più capace di favorire l’equilibrio psico-fisico, la longevità, conservare la giovinezza e il vigore, nonché  l’armonia corpo-psiche-spirito.

Secondo la Bhagavad-Gita, la più grande opera della filosofia perenne dello Yoga, ci sono tre principali categorie di cibi, in base alla loro struttura energetica e al tipo di produzione più o meno violenta dalla quale derivano: i cibi in «virtù», che conferiscono salute, longevità e serenità; i cibi in «passione», dai sapori intensi, pungenti, energizzanti, euforizzanti ma causa di malattie e sofferenze; infine i cibi «spazzatura», che appesantiscono e intossicano, predisponendo alla sonnolenza, alla tristezza, alla perdita di consapevolezza di sé e al vivere alienato.

A prescindere poi dalle luminose prospettive che ci offre la sapienza dello Yoga, anche a livello ambientale ed economico, sono state ormai scientificamente appurate molte ragioni per orientarsi verso una dieta non violenta, vegetariana. Gli allevamenti intensivi di animali sono una delle cause primarie del dilagare della fame nel mondo (per produrre un chilo di carne, sufficiente per sfamare 5-6 persone, si consumano 30mila litri di acqua e 16 chili di cereali che ne sfamerebbero 40-50); essi sono inoltre all’origine della deforestazione, dell’inquinamento e del riscaldamento globale, con emissioni di gas serra maggiori rispetto al settore dei trasporti e producendo ben il 64% dell’ammoniaca totale, che concorre all’acidificazione degli ecosistemi e alle piogge acide.

Cambiare le cose è alla portata di tutti. Come?

Con le nostre scelte quotidiane! Ricordiamo che il potere generato dalle nostre scelte collettive è immenso: capace di ri-orientare le scelte aziendali anche delle multinazionali. Gli esempi di chi nella storia, nelle varie epoche e civiltà, ha scelto di adottare una dieta vegetariana, sono anche oggi numerosi. La lista dei vegetariani celebri parte dall’antichità per arrivare ai nostri giorni e comprende, in ordine sparso, Aristotele, Pitagora, Cicerone, Diogene, Platone, Plinio, Socrate, Seneca, Sofocle, Epicuro, San Francesco, Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Edison, Franklin, Freud, Gandhi, Ippocrate, Mazzini, Nietsche, Pascal, Wagner, Newton….

Questo tema auspico ci interessi e ci appassioni, onde vivere con gioia piuttosto che esser concausa di catastrofi ambientali, fame, malattie e diffuso malessere.

Marco Ferrini

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Come puoi riscoprire i tuoi talenti

Marco Ferrini - Serenità interiore

Qualche giorno fa, rispondendo alle tante lettere che quotidianamente ricevo, ho affrontato un tema che penso possa essere utile approfondire anche in questa sede, a beneficio di più persone. Il mio interlocutore mi scriveva che si trova in un periodo di astenia, non gli piace il suo lavoro, non riesce a trovare la sua collocazione in questa vita.

“Io sono una persona senza talenti, molto ignorante e a volte mi dico: forse è per questo che non riesci a collocarti in questa vita. Mi sento bloccato, incatenato, senza via di uscita, mi sto chiedendo seriamente se vale la pena vivere una vita così inutile o se forse sarebbe meglio abbandonarla. Lei dice, se non ho capito male, che noi siamo fatti per la felicità, ma come trovarla?”.

Ho risposto desiderando porre attenzione su di una grande verità che mi hanno insegnato gli antichi testi dello Yoga e che grazie all’esperienza ho realizzato anche nella mia vita.

Non esistono persone senza qualità. Non esistono persone inutili o la cui vita possa considerarsi tale.

Ognuno di noi può offrire agli altri talenti o virtù che altri non hanno, e questo in forza delle proprie caratteristiche intrinseche originarie, in quanto ciascun individuo è espressione infinitesimale ed unica del Supremo.

Paradossalmente potremmo dire che neanche Dio, poiché ci ha creati per Amore come parti integranti di Lui, possa far a meno di qualcuno di noi…e questo non certo per Sua necessità, ma appunto come espressione del Suo infinito e incondizionato atto d’Amore!

Va poi aggiunto che in alcune condizioni di esistenza, per errori che abbiamo commesso, le nostre virtù divine originarie  possono risultare in parte oscurate, addormentate, dimenticate, ma mai smarrite definitivamente, perché sono insite nella nostra stessa natura!

La scienza dello Yoga ci insegna un metodo per tornare ad essere consapevoli di queste nostre virtù, trasformandole da potenziale in potenza, e ritrovando prima di tutto consapevolezza di noi stessi nella nostra reale identità.

Il lavoro è certamente impegnativo per tutti,  ma tutti siamo in grado di intraprendere questo percorso con lietezza, coraggio e fiducia, in virtù della visione che ci offrono i sacri testi, ovvero che il tesoro sicuramente c’è, esiste già ed è dentro di noi! Anzi: siamo noi stessi il tesoro e lo realizziamo quando ritroviamo il collegamento con la nostra sorgente divina!

È una tendenza involutiva stigmatizzare se stessi o altri per errori compiuti o per difetti che si sono sviluppati. Come ripeto spesso: non guardare a quante volte sbagli, piuttosto a quante volte sei disposto a correggerti!

Che le apparenze o le tristi vicissitudini temporanee non coprano la realtà eterna del nostro essere. Chi desidera andare alla ricerca di se stesso nella propria vera identità, oltre le mutevolezze cangianti di ciò che è temporaneo, allora ha i requisiti necessari per intraprendere con successo il viaggio e per ritrovarsi… tappa dopo tappa, crisi dopo crisi, nel lungo, faticoso ma affascinante percorso evolutivo.

Di fronte ad un grande “perché”, c’è sempre un piccolo “come”. Con ciò intendo dire: se la nostra aspirazione alla bellezza, soavità, verità, senso, visione è grande ed è ben motivata, poi arriveranno anche gli strumenti necessari per realizzarla, e la scienza dello Yoga ce ne offre di straordinaria efficacia. Come diceva Sant’Agostino: l’universo intero cospira alla nostra liberazione.

Marco Ferrini

 

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Come proteggersi da comportamenti violenti?

Il Karma e le sue leggi –

La scorsa settimana ho tenuto un Webinar in cui ho presentato alcuni argomenti che affronterò nel prossimo seminario sul Mahabharata. Per chi potrà partecipare saremo in Toscana, a Volterra, dall’8 al 16 agosto.

Una delle domande poste dai partecipanti online è stata quella di Bianca da Napoli, alla quale non ho avuto modo di rispondere in diretta perché il tempo era esaurito.

La sua domanda, alla quale ho piacere di rispondere adesso in questa sede a beneficio di tutti, era la seguente:

“Se uno chicchessia esprime verso di noi forte ira, collera, violenza verbale e fisica, come collegarlo nel concetto di karma e come proteggersi? “

Innanzitutto ci tengo a precisare che karma non significa resa passiva di fronte agli eventi, fatalismo o automortificazione.

Essere consapevoli del karma significa essere consapevoli della matematica legge della remunerazione delle azioni che regola ogni aspetto della vita in questo universo.

Chi di spada ferisce, di spada perisce, dice Gesù nell’orto dei Getsemani, ed è in sostanza il medesimo chiaro principio che era già stato ben formulato, spiegato e descritto millenni prima negli antichi testi sapienziali indovedici.

È altresì vero che questi ultimi ci spiegano che le dinamiche del karma sono talmente complesse che risultano umanamente incomprensibili con l’ausilio della mera logica o razionalità.

Senza accedere ad un’intuizione superiore di natura puramente spirituale, prefissarsi l’impresa di volerle capire nel dettaglio sarebbe come illudersi di poter contare le onde dell’oceano.

Quel che risulta invece essere alla nostra portata, in attesa di una profonda purificazione del cuore e della mente che ci apra a scenari e prospettive più ampie, è riflettere sul principio generale di tale insegnamento, che regola la nostra vita in tutto il suo infinito percorso, di nascita in nascita, nelle differenti incarnazioni.

L’Universo reciproca le nostre azioni e non solo: anche le nostre parole, pensieri, desideri…ed è per questo che in ogni momento della nostra vita abbiamo la straordinaria opportunità di forgiare il nostro carattere e comportamento, costruendoci un presente e futuro migliore.

Niente di quel che ci accade è dunque frutto del caso, bensì è causale: derivante ovvero da azioni che noi stessi abbiamo messo in moto, magari in un passato remoto (scusa il gioco di parole), oppure semplicemente quel che accade è una prova che viene per testarci nella nostra aderenza ai principi etici universali.

In ogni caso, anche di fronte alla violenza, non dovremmo rispondere con altrettanta innnecessaria violenza, ma neanche con quella “colpevole” passività che ci rende vittime inermi di chi in quel momento ha assunto il ruolo karmico di “boia”.

Non dovremmo dunque rispondere con la stessa moneta, perché la violenza chiama altra violenza, facendoci precipitare in una spirale di degrado potenzialmente infinita, e neanche dobbiamo venir meno al nostro diritto/dovere di legittima difesa.

Dunque, senza offendere a nostra volta, senza reagire alle provocazioni, poniamoci in situazioni che ci tutelino, che ci permettano di proseguire il nostro cammino verso l’evoluzione e la felicità.

Come proteggerci?

Già in una risposta ad una tua lettera via mail, ti ho esposto in nuce un concetto che qui ti ripropongo: la troppa accondiscendenza nutre l’autoritarismo; la passività nutre la violenza. Ognuno di noi ha il diritto/dovere di proteggere se stesso da influenze che ci danneggiano e che autodanneggiano chi le mette in campo.

A volte proteggerci da questi comportamenti può finanche voler dire prendere le distanze fisiche da quella persona che le mette in atto, laddove non sia stato possibile intavolare un costruttivo e risolutivo dialogo.

Per approfondire questi argomenti suggerisco l’ascolto dei seminari che ho tenuto sul tema “Karma e Reincarnazione”, è la lettura dell’omonimo libro. Inoltre anche l’audio “Noi siamo e diventiamo le scelte che facciamo” potrebbe essere particolarmente utile per riflettere ulteriormente su questa importante e delicata tematica.

Marco Ferrini

 

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Riflessione sulla scia del terrore

Stamani, con il desiderio di condividere con voi l’accaduto d’ieri, vi offro quanto segue:

Riflessione sulla scia del terrore

Ieri 14 Luglio, ricorreva il 227° anniversario di un avvenimento che ha segnato in profondità il corso della storia d’Occidente: la presa della Bastiglia a Parigi. Questo è stato l’inizio della rivoluzione francese, che avviò una riforma statuale e socio politica senza precedenti. La presa della Bastiglia fu un atto di ribellione alla iniquità della struttura socio politica esistente, teso a profondamente riformare il vecchio regime monarchico-aristocratico e clericale. Il moto rivoluzionario francese non era alimentato principalmente dallo scopo di ottenere un maggior potere politico della emergente classe borghese e imprenditoriale o, come era accaduto pochi anni prima nelle ex colonie britanniche del nord America, richiedere l’indipendenza dalla madrepatria per costituire gli Stati Uniti d’America, bensì da una forte componente d’ideali diffusi dall’Illuminismo, che in Francia aveva avuto molti tra i suoi più celebri filosofi. Presto però i leader della rivoluzione francese si rivelarono dominati da un idealismo immaturo, che degenerò in una violenza diffusa, spargendo un fiume di sangue.
Intendo commemorare questo accadimento storico non come un trionfo dell’umanità, ma come spunto di riflessione sugli errori e orrori in cui la natura umana spesso precipita quando viene travolta da esaltanti passioni egoiche.

Durante i primi anni successivi alla rivoluzione francese, nella Prussia di allora, il grande filosofo Hegel usava brindare con champagne nella ricorrenza della presa della Bastiglia perché il moto proveniente dalla Francia era anche una scrollata ai regimi politici di tutti i regni europei, una possente alternativa all’immobilità del sistema monarchico di tutti i regni di allora. Questa la ragione perché ogni anno era per Hegel occasione di brindisi tale ricorrenza. In seguito, mentre gli eserciti della rivoluzione francese invasero l’area germanica, al tempo sotto il dominio del regno di Prussia, giungendo sino a Jena, agli occhi di Hegel vi era un uomo che salvava i valori illuministici in cui egli credeva, descrivendolo come “Lo spirito del mondo, a cavallo”; celebrava con queste parole scritte ad un amico Napoleone Bonaparte, in cui riponeva le speranze di cambiamento socio politico della Prussia e dell’Europa ad opera di un uomo inviato dalla provvidenza. Ben presto, quando a partire dal 1792 la rivoluzione francese entra in quella fase storicamente definita “terrore”, anche Hegel si pentì di essere stato un fervente sostenitore  di quella rivoluzione.
Gli storici ci raccontano come gli accadimenti siano costituiti da una concatenazione di fatti che contribuiscono a renderla così come la possiamo vedere con gli occhi degli spettatori. La rivoluzione aveva lasciato una scia di sangue, di vendette, di ingiustizie… E rifondato la visione socio economica degli Stati europei.
Fin dalla presa della Bastiglia il clima politico fu dominato da uno stato di esaltazione euforica, mista a vendetta, cui anche i leader non ne furono immuni. Robespierre, benché fosse poco tempo prima giunto a Parigi con il nobile intento di abolire la pena di morte, ne divenne poi uno dei più intransigenti sostenitori. Era chiamato l’incorruttibile ma, travolto dalle circostanze, si rivelò gelido e spietato. Insieme a Danton e Marat, è stato uno dei tre leader storici della Rivoluzione Francese che, come molti altri, perì violentemente, così come loro stessi avevano provocato la morte violenta dei loro avversari politici. Dante avrebbe descritto la dinamica della loro fine con la legge del contrappasso: la legge del karma.
Il potere esalta, euforizza, energizza, per poi distruggere. Il potere, soprattutto quando è assoluto, con giurisdizione di vita e di morte sulle persone, può rappresentare un grande pericolo, e di fatto esserlo quando si trova in mano a persone dominate da passioni egoiche. Il potere, l’esercizio del potere, non può essere eliminato dalla vita sociale. Possiamo solo auspicare che sia affidato a persone che oltre ad una lucida intelligenza e ferrea volontà siano dotate di un autentico spirito di fratellanza, di compassione, di autentica saggezza e amore per Dio, per il creato e per tutte le creature.
In nome dell’idealismo, al grido di “Egalité, Fraternité, Liberté”, in realtà, la violenza del potere politico in Francia fu devastante. Ebbre le folle esultavano euforiche, mentre quella immatura idealità inondava le strade di Parigi e di altre città con fiumi di sangue, seminando terrore, orrore, odio e ingiustizia. In questo stesso fiume di sangue affogarono anche gli ideali della rivoluzione francese con molti dei suoi leader più importanti. Ma i valori veramente ideali, cioè quelli di carattere universale, sopravvissero. Infatti, ancora oggi aspiriamo agli ideali di libertà fraternità e uguaglianza.

L’eterna saggezza della Bhagavad-gita e la vita di tutti giorni ci insegnano che le nostre scelte individuali sono all’origine delle differenze delle nostre posizioni sociali, personalità individuali, aspirazioni, stili di vita e delle conseguenti relazioni,  con noi stessi e con gli altri. Per I motivi suddetti, l’uguaglianza non é possibile imporla per legge. Nessun regime politico, religioso o militare potrebbe ottenere una cosiddetta uguaglianza degli individui sul piano delle condizioni materiali, neppure ricorrendo al terrore.
J.J. Rousseau e molti altri intellettuali illuministi avevano contribuito a ispirare i valori della rivoluzione, ma da quanto accaduto dobbiamo apprendere che anche gli ideali, per quanto alti se mal gestiti, possano assumere forme di esaltazione e di estremismo distruttivi. Non basta adottare un abito o raffinare il linguaggio, è necessario essere aderenti agli ideali di compassione e di misericordia e applicarli in modo coerente e costante al servizio di Dio e di tutte le creature.
Come ben ci descrive Shakespeare nelle sue opere, il potere diviene un acido corrosivo Che consuma anzitutto che lo detiene. Se chi lo esercita non é temprato dalla disciplina della pietà, dall’agire ponendosi al servizio di tutte le creature e di Dio, dalla pratica spirituale costante (abhyasa) e dal distacco emotivo equilibrato (vairagya) subisce in prima persona le disastrose conseguenze. Solo con la continuità della pratica spirituale e il distacco da ciò che accade intorno a noi, possiamo seguire e vivere gli ideali evolutivi in stretta e gioiosa coerenza. La coerenza al fine spirituale da raggiungere è il significato di “tapas”, l’accettazione volontaria di disagi in vista dell’ottenimento di un bene di ordine superiore.
Ascoltando le narrazioni del Mahabharata, gli insegnamenti della Bhagavad-gita e studiando la vita è la Storia in generale, ci possiamo rendere conto di quante persone appartenenti a tutti i comparti sociali commettano errori gravi, che sono poi causa della loro devianza, degrado e sofferenza. Infatti, quando si esaurisce il tendere idealmente al divino, gli esseri umani assomigliano sempre più agli animali, talvolta superandoli in crudeltà e organizzata violenza. Questo è ciò che accadde al gruppo dirigente della rivoluzione francese. Per cui anche “l’incorruttibile” Robespierre, dimenticandosi che era venuto a Parigi per perorare la causa della eliminazione della pena di morte, prese a far decapitare tutti gli avversari politici della rivoluzione.
Dalle riflessioni sul terrore in cui era sfociata la rivoluzione francese al terrore dei fatti di ieri, sorge in me il desiderio di condividere con voi l’importanza e il valore della compassione, della tolleranza e del riconoscimento dell’altro, anche quando pensa in maniera diversa da noi.
Con il rischio di apparire ingenuo, sostengo fermamente che il dialogo fondato sull’amore è l’unica soluzione al terribile quanto rapido concatenarsi di azioni violente: bombardamenti indiscriminati di città e villaggi, invasioni di nazioni, disperati quanto esaltati atti di terrorismo sono generalmente biasimate da tutte le persone di buon senso, ma io vi esorto ad includere nella lista degli atti di violenza anche gli allevamenti intensivi e lo sterminio di animali indifesi.
Come l’invidia attrae l’invidia, come l’avidità genera l’avidità, la violenza innesca altre forme di violenza. La rivoluzione francese è il simbolo di un ideale che è andato rapidamente corrompendosi, generando ferocia, sete di potere, rancori e vendette infinite.
La pietà, karuna, è una tra le virtù umane più grandi e più urgenti da sviluppare e lo studio attento delle 26 qualità del ricercatore spirituale, contribuirebbe efficacemente allo sviluppo del senso della misura in ambito di relazioni umane e spirituali con tutte le creature della terra e il pianeta Terra stesso.
Evidentemente, nei leader storici della rivoluzione francese e nel cuore dei mandanti degli esecutori degli atti terroristici d’ieri tale qualità sembra sia stata e sia vistosamente assente.

Bhagavad-gita II,50: La persona impegnata nel servizio devozionale a Dio si libera dalle conseguenze buone o cattive delle proprie azioni in questa vita stessa. Cerca dunque di apprendere lo Yoga, che è l’arte di agire.

La Tradizione dello Yoga dell’Amore e della conoscenza (Bhakti-Vedanta)) ci insegna che il successo spirituale dipende dagli ideali che coltiviamo e che riusciamo a calare nella vita quotidiana con una pratica spirituale costante e con un distacco emotivo equilibrato da tutto ciò che è impermanente: da qui  la scelta delle compagnie che frequentiamo e dagli ideali che coltiviamo. Così, anche se qualche volta capitasse di scivolare lungo il cammino verso la perfezione, mantenendo viva e accesa la fiamma della consapevolezza spirituale e della devozione a Dio é possibile rialzarsi e proseguire. A tal fine, l’orientamento e il sostegno di una guida spirituale autentica sono d’immenso beneficio.
Ecco che anche il ricordo di accadimenti storici o di attualità possono essere spunto di riflessione per divenire consapevoli e correggere i nostri errori, migliorando la qualità della vita nostra e altrui, liberi dai condizionamenti e arricchiti dalla conoscenza delle tragedie della Storia passata e presente.

Cari amiche e amici, chi lo desidera può commentare quanto ho scritto o pormi domande, cui cercherò rispondere.

Marco Ferrini

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