Come sviluppare le virtù

Marco Ferrini - Serenità interioreIn questi giorni ho risposto ad una domanda postami da un mio studente che mi chiedeva se lo sviluppo delle virtù potesse compiersi indipendentemente da un’evoluzione sul piano spirituale.

Con gioia condivido con voi alcune riflessioni che gli ho offerto in risposta.

Secondo i testi dello Yoga, le virtù sono tutte quid spirituali, principi e realtà del mondo trascendente, perciò le si possono sviluppare appieno soltanto attraverso un percorso autenticamente spirituale.

Più volte ho riflettuto sul fatto che anche cosiddette virtù, se non accompagnate da una purezza di intenti e da una maturità di realizzazioni sul piano spirituale, possono diventare addirittura nocive per la propria evoluzione.

La conoscenza spirituale ad esempio, se non viene acquisita in atto di umile offerta a Dio, può scadere nell’orgoglio, nella saccenza e nella superbia. La rinuncia può degenerare in indifferenza o durezza di cuore, l’altruismo può scadere nel sentimentalismo e tanti altri esempi ancora potremmo fare per capire che il bene e le virtù sono realmente tali solo se accompagnati da una visione e consapevolezza sul piano spirituale.

Riporto in aggiunta la citazione di un dialogo tra Socrate e Protagora, raccontato da Platone, in cui Socrate conclude che la virtù non si può insegnare a parole ma si può trasmettere e ispirare negli altri solo con il proprio esempio personale, con il proprio comportamento.

Krishna spiega il medesimo concetto in Bhagavadgita IV.34, quando esorta Arjuna ad avvicinare i sapienti e a prendere rifugio nella loro guida e ispirazione dal loro modello di comportamento, seguendolo a propria volta non solo a parole ma nelle proprie azioni e scelte di vita.

L’ascolto, shravanam, è un importante strumento per entrare in contatto con chi può aiutarci e per imparare dalle sue virtù e dal suo comportamento coerente a quelle virtù. Tale ascolto, come spiega Krishna sempre nel citato shloka, dovrebbe essere accompagnato dalla virtù dell’umiltà e dalla disponibilità ad interrogarsi profondamente sugli insegnamenti ricevuti ponendo domande a tutto tondo.

Oltre all’ascolto, servire persone evolute spiritualmente è la chiave per accedere a quelle virtù che loro per prime hanno acquisito e che con il loro esempio ci possono trasmettere.

Per questo motivo il Mahabharata celebra così tanto le glorie del Sat-sanga, la compagnia delle persone che dimorano nella Realtà e che con la loro stessa presenza ci rivelano e ci educano a quella realtà.

“Come l’essenza profuma gli abiti, l’acqua, il sesamo e la terra, con fragranza di fiori, così le qualità si originano da color che frequentiamo.

L’origine della rete dell’illusione è certamente la compagnia degli sciocchi, mentre fonte di virtù è la compagnia quotidiana di persone sante. Perciò chi cerca la pace della mente stia in compagnia di quelli che son saggi, eccelsi, buoni, ascetici ed onesti.

È da servire colui la cui cultura, civiltà ed agire è puro, più che studiare le Scritture tale compagnia è a noi più preziosa. In verità, anche se non vogliamo, grazie alla compagnia di persone buone e sante, possiamo coltivare la virtù. Così come coltiviamo male inclinazioni rendendo onore ai malvagi.

Osservando, toccando, conversando o stando insieme a gente impura, cessa il comportamento retto e si va poi incontro soltanto al fallimento. In compagnia dei meschini l’intelligenza si perde.

In compagnia dei mediocri diventa mediocre e in compagnia dei migliori raggiunge livelli eccellenti.” [Mahabharata, Vanaparva 22-28]

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