Il Coraggio dell’Imperfezione

Il Coraggio dell'Imperfezione

In molte occasioni mi trovo ad aiutare persone oppresse da sensi di colpa per errori che hanno commesso.

Qual è l’attitudine che considero importante da coltivare per uscire da questa condizione?

La potrei sintetizzare nella definizione: “il coraggio dell’imperfezione”.

Come ho spiegato in tanti seminari, tra cui il ciclo di lezioni “Il Ruolo della Volontà”, il coraggio dell’imperfezione è base imprescindibile per il nostro progresso evolutivo.

Riconoscere ed accettare i nostri limiti, senza autocommiserazione ma con autentica compassione per noi stessi (ben diversa dal pietismo e dal vittimismo), è il primo decisivo passo per riprogettarci con motivata speranza, serenità e fiducia in Dio.

Meditate su questo principio: “Non guardate a quante volte sbagliate. Considerate piuttosto quante volte siete disposti a correggervi.”

Il coraggio dell’imperfezione, che ci permette di imparare a perdonarci per i nostri errori, ci pone anche nella condizione migliore per chiedere perdono agli altri per la sofferenza che abbiamo involontariamente arrecato.

Pentirci con sincerità, chiedere perdono senza pretendere che l’altro sia nelle condizioni per concedercelo subito, e proseguire con fiducia e rinnovato coraggio la via evolutiva è anche l’insegnamento che Krishna dà ad Arjuna nella Bhagavad-Gita (Bg. IX.30-31).

Lo invita infatti a rialzarsi dopo ogni caduta, proseguendo con umiltà e fiducia sul sentiero della perfezione, tappa dopo tappa, esperienza dopo esperienza, realizzazione dopo realizzazione.

Perché anche dai nostri errori, se abbiamo la giusta attitudine, possiamo imparare a diventare persone migliori.

Marco Ferrini

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Convegno PREVENZIONE E EDUCAZIONE ALIMENTARE alla Camera dei Deputati

Marco Ferrini in ParlamentoCari amici, ho il piacere di condividere l’esperienza appena fatta venerdì 24 giugno presso la Camera dei deputati a Roma nell’ambito del convegno “Prevenzione e Educazione Alimentare” organizzato dal parlamentare Mirko Busto. Per me è stato importante introdurre il concetto di etica della compassione e della non violenza, anche a tavola.

Un ringraziamento allo Chef Simone Salvini per il suo supporto.

Di seguito potete vedere il video del mio intervento. Chi di voi desidera approfondire il dibattito intervenga e io sarò  ben lieto di rispondere!

Marco Ferrini

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Scienza e Umanesimo

Marco Ferrini e Colin Campbell

Desidero condividere questa foto, ringraziando il prof. Colin Campbell (The China Study) per la lezione magistrale colma di sapere scientifico e freschezza umanistica che ha tenuto, nel corso del convegno Be4Eat, sul tema dell’alimentazione e della salute.

Ho talmente apprezzato il suo intervento che me lo sono trovato vicino al cuore ancor prima che a fianco per una foto ricordo.

Marco Ferrini

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Emozioni e Salute

I portati delle relazioni e delle emozioni risultano essere un campo di studio ancora tanto da esplorare. Esse determinano in maniera considerevole  la qualità della vita, così come ci spiegano gli antichi testi dello Yoga e come confermano anche le moderne ricerche scientifiche*.

Sono profondamente convinto che l’uomo nuovo, e con ciò intendo la persona culturalmente evoluta, libera almeno da pregiudizi manichei e capace di affrontare e vincere le sfide di questo inizio millennio, sarà quella in grado di far entrare proficuamente in dialogo scienza, etica e spiritualità, coniugando il meglio delle conoscenze e delle esperienze d’Oriente e d’Occidente.

Potremo  così  convergere verso valori che hanno un fondamento universale e atemporale, trasversale ai differenti modelli socio-culturali che si sono stratificati nella storia dell’umanità. Le emozioni hanno una forza potenzialmente dirompente, poiché influenzate nella loro espressione esteriore da un livello inconscio che veicola un coacervo di imprinting in grado di condizionare ogni concettualizzazione sul piano logico-razionale.  Per questo potremmo affermare che la risposta a “come ti senti”, è ancor più decisiva e cruciale di quella che una persona potrebbe dare alla domanda: “a che cosa pensi”.

Le difficoltà delle relazioni, i problemi del carattere e le malattie del corpo scaturiscono in buona parte da processi emotivi disturbanti che si sono strutturati a livello profondo e spesso inconscio, non essendo stati adeguatamente elaborati attraverso una gestione consapevole delle proprie dinamiche interiori.

Le emozioni tossiche possono produrre un tale stress da generare patologie, mentre quelle ecologiche-evolutive hanno il potere di mantenere la salute o riattivare il naturale processo di auto guarigione. Con una espressione estrema potremmo dire: di relazioni ed emozioni si muore o si vive.

Infatti, come sostiene uno studio condotto dalla università di Harvard, cominciato 75 anni fa e tuttora in corso*, avere relazioni appaganti e durature, oltre ad arricchire la vita, la allunga considerevolmente, e anche le pene causate da malattie o incidenti vengono percepite con minore intensità e meglio sopportate. Quel che potrebbe apparire un mero assunto teorico, l’ho testimoniato e sperimentato personalmente non solo nella mia vita privata, ma anche in quella delle migliaia di persone con cui sono entrato in relazione di aiuto nei miei ultimi quarant’anni di ricerca e insegnamento nell’ambito delle discipline dello Yoga.

In particolare mi riferisco alle molteplici e a volte sorprendenti esperienze che ho avuto negli ospedali, a contatto con medici, infermieri e pubblico interessato ai temi trattati, durante i sei anni in cui ho tenuto seminari E.C.M. (Educazione Continua in Medicina, accreditati dal Ministero della Salute) sull’assistenza ai malati terminali e ai loro familiari. In questo contesto, a diretto contatto con la gente che soffre, ho affrontato il tema della malattia terminale, prendendo in considerazione soprattutto la natura essenziale della persona.

Con lo strumento della filosofia Indovedica ho potuto riconoscere blocchi emotivi, sensi di colpa e  stati di rassegnazione passiva che spesso affliggono chi è vicino ad un passo così cruciale. Mi sono occupato soprattutto dell’aspetto spirituale, non concependolo in maniera astratta, senza contestualizzazione nella realtà immanente della persona, considerandola dunque nella sua interezza bio-psico-spirituale.

L’approccio è stato infatti di tipo olistico, senza frammentazioni tra medicina, psicologia, filosofia e spiritualità. In tanti casi umani che in questo ambito ho studiato, è emerso chiaramente il ruolo decisivo delle relazioni e delle emozioni anche nell’insorgenza e decorso delle malattie terminali, dunque anche l’importanza determinante dello stato emotivo di chi assiste il malato. Chi assiste trasmette infatti emozioni, sentimenti, pensieri, consapevolezze che fanno la differenza tra il vivere e il morire, tra come si vive e come si muore.

Accoglienza, assistenza e accompagnamento sono tre termini chiave nel rapporto con i malati terminali e i loro familiari, così come fondamentale è un’educazione alla comunicazione empatica, basata non tanto su mere tecniche, quanto sullo sviluppo di una profonda consapevolezza di sé e dell’altro sul piano fisico, filosofico e spirituale. E in questo senso la scienza dello Yoga, alle sue fonti, ci fornisce un contributo di notevole efficacia.

Un altro tema particolarmente significativo, che ho trattato in più occasioni nel suo ampio spettro di applicazioni pratiche, e sempre tratto dalla filosofia e scienza dello Yoga, è quello relativo alla Visualizzazione Meditativa. Quest’ultima rappresenta uno degli strumenti più efficaci che abbiamo a disposizione, a costo zero e senza effetti indesiderabili, per modificare la qualità delle nostre relazioni, emozioni e pensieri. Trasformando lo scenario affettivo dominante, le pratiche meditative producono benefici sorprendenti per il benessere mentale e fisico, determinando effetti tangibili sull’umore e sul sistema immunitario.

Marco Ferrini

*What makes people healthy and happy? Lessons from the longest study on happiness.  Studio avviato alla Harvard university 75 anni fa, ininterrottamente proseguito attraverso quattro generazioni di ricercatori fino ad oggi, attualmente coordinato dal prof. Robert Waldinger

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In ricordo di un’amicizia spirituale

Nell’occasione del primo anniversario della scomparsa della mia mamma, condivido un toccante haiku a lei dedicato, composto da un caro amico.

Santità

Cos’è oltre che amare ogni essere vivente, senza fare scarti?
Mi ci ha fatto pensare il ricordo di una amica da poco salita
in cielo come una bianca vela.
Si chiama Ananda.

Roberto Tenani

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Quando la Felicità diventa tangibile?

Su cosa vuoi fondare la tua vita? –

Marco Ferrini - Serenità interioreMolte persone sono alla ricerca di beni concreti in quanto tangibili, ma vi son pure altri beni, cosiddetti astratti – ma che in realtà son ancor più concreti di quelli sensibili – su cui fondare la propria vita, come la compassione, la libertà, la felicità e l’Amore.

Gli empiristi dicono: voglio misurare e toccare la felicità, voglio vedere le cose! E questo non è un male in sé. Lo diventa quando operiamo una frammentazione nella nostra personalità, trascurando, talvolta fino alla negazione, la nostra matrice spirituale. Ma per quanto la felicità non sia tangibile secondo il criterio positivista, in assenza di essa si cade nel malessere e nella buia depressione.

Così, in assenza di sentimenti di compassione, carità, devozione a Dio e amicizia verso tutte le Sue creature e solidarietà con il creato non si fa l’esperienza dell’Amore, e la vita ci viene a noia perché non ne siamo spiritualmente consapevoli.

Perché spesso compiamo errori e soffriamo?

La causa è che non stiamo sufficientemente coltivando autentici valori spirituali. Pian piano dimentichi di quei valori reali con cui e per cui vivere, tentiamo di compensare attaccandoci a progetti e beni terreni, illusori in quanto effimeri cosicché, creandoci pseudo identità, viviamo in una sorta di alienazione perenne.

In tale stato di alienazione, dimentichi della nostra matrice spirituale e della nostra destinazione ultima non si riesce a dare senso compiuto alla vita, né tantomeno a sperimentare la felicità.

Gioie e sofferenze, salute e malattie, così come nascite e morti, si susseguono come manifestazioniimpermanenti della vita. Così l’essere spirituale incarnato, nonostante aspiri alla eternità, alla sapienza e alla felicità irrefrenabilmente, fa in questo mondo cospicua esperienza di frustrazione, impotenza e paura per incapacità di accedere a quello stato di beatitudine che costituzionalmente da sempre gli appartiene e che va cercando nei posti sbagliati, scontrandosi così con ciò che gli è opposto.

Meglio dunque non sognare di diventar felici con le sole cose di questo mondo, perché in tutte le tradizioni, seppur con parole differenti, è stato detto: non di solo pane vive l’uomo.

Se impariamo a distinguere la realtà da ciò che è effimero, se sappiamo cosa desiderare e come utilizzare la vita, nella consapevolezza della nostra essenza spirituale originaria, nonostante i nostri contingenti limiti psicofisici, possiamo essere felici anche qui e ora. Per grazia divina, vivendo nella prospettiva dell’immortalità e dell’Amore per Dio ed ogni creatura, possiamo vincere solitudine e sofferenza e sperimentare pienezza e soddisfazione spirituale dovunque e sempre.

Marco Ferrini

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