Tragedie del passato e del presente: le stesse cause.

Tragedie del passato e del presente: le stesse cause. Marco FerriniOggi è uno dei giorni della memoria, in cui si commemora la shoha, la tragedia di una minoranza etnica che fu una delle principali vittime di quel terrificante esperimento sociale.

Sono passati quasi settant’anni dalla fine di quella orrenda guerra che fra morti, orfani, vedove, mutilati e rovine ha funestato milioni di famiglie all’Est come all’Ovest.

Oggi altre guerre funestano altre popolazioni le quali, per non perire passive sotto i bombardamenti o per mano di regimi dittatoriali, non hanno scampo se non fuggendo lontano dai teatri di guerra, cercando rifugio nella vicina e civile Europa.

Oggi come settant’anni fa, a lucrare sui lutti della povera gente, sono ancora gruppi industriali, politici e finanziari ai quali le guerre servono per espandere il loro potere e, per necessità, quello dei loro funzionari nei teatri di guerra. Per cui, concentrare la nostra attenzione sugli esecutori materiali di questa categoria di crimini non facciamo altro che il gioco dei veri responsabili degli stessi perché dipendiamo dai loro raffinati sistemi di disinformazione.

Concludo citando un discorso tenuto da un amministratore delegato di una grande industria americana in Germania durante gli ultimi anni di guerra, dove produceva mezzi bellici in quantità industriale per l’avanzata nazista in Europa. Più o meno, quel galantuomo disse: “Io non sono qua per occuparmi delle politiche degli Stati, bensì per assicurare i guadagni dei nostri azionisti.” Naturalmente l’oratore venne insignito dal regime per cui lavorava con un’alta onorificenza.

Conclusione, per tornare alla tragedia della povera gente che oggi scappa per disperazione, al costo della propria vita, piuttosto che rifarcela con loro perché non ci chiediamo chi compra il petrolio dal sedicente stato islamico? Chi lo arma? Chi fa le transazioni finanziarie? Chi guadagna sul caos generato da questa immane violenza?

Per quanto possibile, cerchiamo di prendere le distanze dalla violenza, anche da quella verbale, e fare della nostra vita testimonianza di compassione e carità e solidarietà verso chi soffre, pregando e comportandoci correttamente, coscienti di Dio e delle conseguenze che implica stare ipocritamente dalla parte del problema piuttosto che dalla parte della soluzione.

Con fede in Dio e nella gente di buona volontà, auspico una fede che pensa, che agisce e che ama.

Vostro affezionato,
Marco Ferrini

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