La percezione del tempo durante il Canto del Santo Nome

Care devote e cari devoti,

Omaggi. Lodi e glorie a Shrila Gurudeva e Shrila Prabhupada!

Un paio di anni fa, ho partecipato con gioia alla celebrazione di Radhastami presso il Krishna-Balarama Mandir a Vrindavana. In quell’occasione, insieme ad alcune consorelle e confratelli, decidemmo di trascorrere la notte di veglia cantando ininterrottamente i Santi Nomi sino al mattino dopo. Sapevo che avrei dovuto combattere contro la stanchezza fisica, che la mente mi avrebbe invitata a desistere e riposare, ma rimasi determinata nell’intento di fare quell’esperienza così intensa. Ebbi un paio di momenti di cedimento, ma il desiderio di non sospendere quel canto in compagni di altri devoti e devote vaishnava ebbe la meglio. La mente dovette rassegnarsi nel lasciarmi assecondare quella voce interiore che vibrava in me. Quando guardai l’orologio, mi accorsi che le ore erano trascorse ed era ormai giunta l’alba. Il tempo si era fermato, la stanchezza fisica sembrava superata, le energie ritrovate e mi resi conto che il giorno e notte sfumavano l’unonell’altra in un continuum temporale. Shriman Matsyavatara Prabhu ha proposta oggi una riflessione sull’apparente scorrere del tempo che in determinate condizioni percepiamo fermarsi. Ripensando a quell’esperienza vissuta, ho compreso ancor di più il senso delle sue parole che riassumo come segue:

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