Ecocentrismo

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di Carmen Luciano

 

ecocentrismo

La filosofia vegan, che non accetta nessun tipo di violenza e rifiuta lo specismo (ovvero riservare un trattamento migliore per una specie piuttosto che per un’altra , n.d.r), ha come base la visione Ecocentrica della vita. Abituati sin da Cartesio a vedere la specie umana superiore alle altre del Regno Animale e dunque vedere negli animali qualcosa da cui trarre profitto ( abbigliamento, cibo, test per medicine, divertimento, mezzi di trasporto) senza tanto badare al fatto che essi possano provare sentimenti oppure no, è comprensibile che a primo impatto questa filosofia venga concepita da molti come assurda o estrema. In realtà però, non c’è assolutamente niente di estremo nel rispettare volontariamente anche la più piccola forma di vita presente sul Pianeta. L’Ecocentrismo vede dunque l’Uomo posizionato tra le altre specie, e non al vertice di una gerarchia non realmente presente in Natura ma di invenzione umana. L’Uomo al pari della Donna. L’Animale al pari della Donna e dell’Uomo. Tutti insieme in armonia in un legame di reciproco rispetto e coesistenza.
A differenza di come alcune persone sospettano, la filosofia vegan non è seguita perché vista come una moda che fa tendenza e gossip. Nasce quasi spontanea in personalità molto emotive e con sensibilità maggiore rispetto alla media, senza limite di età, costume o contesto storico. Trai tanti personaggi famosi vegani/vegetariani della Storia che hanno diffuso nel Mondo un messaggio di compassione per il maltrattamento degli animali, troviamo filosofi, scienziati, matematici, politici, scrittori, musicisti: Pitagora, Epicuro, Leonardo Da Vinci, Einstein, Charlie Chaplin, Gandhi, George Bernard Shaw e tanti altri. Tutti uniti dall’usanza comune di non mangiare animali e/o loro derivati. Ed entrando nel contesto della nutrizione, è importante sapere che l’alimentazione vegan non prevede il consumo di carne e pesce, e neanche dei derivati animali (uova, latte, miele), a differenza dell’alimentazione Vegetariana che invece ne accetta il consumo. Il neologismo VEGAN nacque in Inghilterra nel 1944 grazie a Donald Watson (membro della Vegetarian Society) che volle scindere i due tipi di dieta diversi senza usare sottocategorie. Seppur apparentemente simili poiché accomunati dall’eliminazione sulla tavola di carne e pesce, questi stili alimentari in realtà sono due cose distinte. Sulla differenza trai due e sul perché è opportuno ed etico non consumare derivati animali, troverete informazioni negli articoli che vi proporrò prossimamente.

Spesso si pensa alla dieta vegan come una restrizione, una forzatura, qualcosa di innaturale o come una privazione dei “veri piaceri della tavola” (come ho sentito dire tante volte). Invece è solo un ritorno alle origini. E’ il modo più veloce, attraverso il cibo, di ritornare ad un contatto con la Natura andato perso con l’industrializzazione. << Ma è difficile? >> mi è stato chiesto tempo fa, alludendo al fatto che non è facile smettere di mangiare alimenti di origine animale “gustosi”. Per me che ho sempre rifiutato il sapore della carne, è stato semplice. Ma comprendo chi invece ne ha una dipendenza del sapore dovuta a condimenti, al sale, alle spezie, agli additivi, esaltatori di sapidità, saccarosio e chi più ne ha più ne metta. Perché alla fine, il vero gusto della carne viene confuso e mescolato ad altri più piacevoli e reso gradevole dalla cottura ( che in natura, i veri carnivori, non hanno necessità di usare). Avete mai mangiato un muscolo a crudo? sicuramente le vostre papille gustative vi imploreranno pietà. Pertanto.. La difficoltà sta solo nella nostra testa, e qua e la sugli scaffali. L’ostacolo iniziale è appunto questo: trovare alimenti senza derivati animali all’interno. L’industria alimentare li infila ovunque (tipo strutto e gelatina animale) ma grazie all’incremento di persone che seguono questa dieta ( si parla di 7 milioni di vegetariani di cui 800 mila vegan in Italia ) e alla richiesta di alimenti vegani sempre maggiore, anche l’offerta è cambiata. Quando sono diventata vegetariana io 11 anni fa tutti questi alimenti “speciali” non c’erano. E se c’erano, erano in vendita in negozietti biologici che non ero solita visitare. La loro diffusione soprattutto nei supermercati è avvenuta solo di recente. Ma non per questo non mi è stato possibile smettere di alimentarmi di sofferenza animale. Proprio riguardo alla mia conversione, come epilogo di questo mio primo articolo, vorrei condividere con voi la mia esperienza personale. Nipote di persone che hanno sempre avuto nel cortile in campagna animali sia d’affezione (cani e gatti) che da consumo (maiali, galline, conigli), sono diventata vegetariana all’età di 12 anni. E nessuno, e dico nessuno, nella mia famiglia lo era mai stato prima di me.

Certo che la mia scelta non ha destato buon umore sopratutto trai nonni incanalati nell’idea di alimentazione con carne = salute. Come ho scritto qualche riga sopra, non ho mai apprezzato il sapore della carne, e facevo davvero fatica a finire ciò che avevo nel piatto a pranzo o a cena. Il mio organismo ne rifiutava anche solo l’odore. E questo, unito al mio fortissimo amore per loro e insieme alla tragica scoperta che vi sto per raccontare, ha fatto si che avvenisse la conversione. La tragica scoperta sopra citata avvenne il 19 Settembre 2002. Frequentavo le Scuole Medie Banti a Santa Croce. Quel giorno, mentre scendevo dalle scale dopo le lezioni, vedo su un gradino un volantino LAV (distribuito dalla mia cara amica Professoressa Monica Billeri agli studenti delle sue classi) gettato a terra con sopra disegnato un animale trasportato al macello. Mi sono subito fermata a raccoglierlo per vedere di cosa si trattasse. Con mio orrore osservo foto-documento delle pessime condizioni di trasporto imposte ai poveri animali destinati al macello. Io che avevo sempre pensato, avvolta ancora per poco nella sfera profumata di talco dell’infanzia, che gli animali serviti nel piatto erano animali morti di vecchiaia e che il loro corpo fosse quasi una sorta di dono per noi, mi ritrovo a leggere che a malapena vivono un decimo degli anni che la natura gli concede , e per giunta in condizioni disumane. Indignata, delusa dal mondo degli adulti, torno a casa consapevole del fatto che quel panino con il salame milanese portato quella mattina per merenda sarebbe stato l’ultimo della mia vita. E così è stato. L’ostacolo più grande da affrontare è stata l’ignoranza delle persone, le critiche , i giudizi, lo scherno. Giunti soprattutto durante le scuole superiori. Ma davanti a tante vite risparmiate, sono solo dettagli fastidiosi privi di importanza. Sono passati 11 anni. Il mio cammino nella strada del rispetto per gli animali si è evoluto eliminando derivati che da vegetariana invece mangiavo (formaggi, latte, miele e uova). Il mio fisico gode di ottima salute e ciò che più è importante, è che in questi 4000 giorni di vita trascorsi da quel settembre, non ho privato della loro vita tanti esseri viventi che hanno il mio stesso diritto di esistere. L’alimentazione vegan e l’abbracciare questa filosofia senza crudeltà è stata la migliore scelta che abbia mai fatto. Spero davvero tanto di potervi trasmettere attraverso le mie parole l’amore che tutti gli animali rinchiusi in gabbie, scuoiati vivi, abbandonati, fatti a pezzi nei mattatoi, costretti a correre e a ferirsi nei palii, uccisi ancora coscienti vorrebbero ricevere da ogni singolo umano sulla Terra.

<< Il compito più alto di un Uomo è sottrarre gli animali dalla Crudeltà >> – Emile Zola.

Carmen Luciano

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