Il Tao di cui si può parlare non è il Tao assoluto

Osho-9a[1] Osho commenta il suo alter ego Lao Tzu Nel volume “Fra le rive del nulla – discorsi sul Tao Te Ching di Lao Tzu” voll.1-2 Osho fa riaffiorare nella dimensione contemporanea Lao Tzu e il suo codice esistenziale, il quale prese forma in Cina in un periodo in cui il Paese era sconvolto da guerre e violenze. Il Tao Te Ching o Libro della Via e della Virtù di Lao Tzu è uno dei più importanti testi di spiritualità al mondo. Un classico della saggezza orientale, taoista per la precisione, un testo in cui è possibile trovare ogni tipo di risposta, una guida condensata ed espressa in massime per arrivare alla comprensione del mondo e per orientare al meglio le proprie azioni. A dispetto della semplicità delle sue affermazioni è un testo assolutamente non facile da leggere, che si è prestato nel corso dei secoli a molteplici commenti. Le sue sono parole che hanno lo scopo di attivare dentro chi lo legge la comprensione, equilibrando la lettura con la pratica della meditazione in modo da preparare un terreno nel quale i semi del Tao possano germogliare. Il suo autore, vissuto in Cina nel V secolo a.C. fu contemporaneo di Confucio il quale – come riportano le cronache – disse di lui “Io sono come gli uccelli possono volare, i pesci nuotare, gli animali correre. Ma ciò che corre può essere preso in trappola, ciò che nuota può essere preso all’amo, ciò che vola può essere colpito da una freccia. Qui invece c’è un drago: non posso dire in che modo cavalchi il vento per mezzo delle nubi, e raggiunga il cielo. Oggi ho incontrato Lao Tzu e posso solo paragonarlo a un drago.” Nel volume FRA LE RIVE DEL NULLA – discorsi sul Tao Te Ching di Lao Tzu voll.1-2 ripubblicato di recente in una nuova edizione riveduta e confrontata con le registrazioni dei discorsi originali dalle Edizioni Mediterranee, Osho fa riaffiorare nella dimensione contemporanea Lao Tzu e il suo codice esistenziale, il quale prese forma in Cina in un periodo in cui il Paese era sconvolto da guerre e violenze. Osho infatti si ritiene – non a torto – una sorta di incarnazione di Lao Tzu, “Io non sono in rapporto con Lao Tzu perché per essere in relazione è necessaria una certa distanza. Non si può neppure dire che lo ami; infatti come si fa ad amare se stessi? Ebbene, quando parlo di Lao Tzu, è come se parlassi di me: il mio essere e il suo sono un’unica entità. E’ come se mi guardassi allo specchio: vedo il riflesso del mio stesso volto”. Osho, Il Maestro di Realtà, colui che ha tenuto decine di migliaia di discorsi nell’arco degli anni –pubblicati ora in centinaia di volumi e tradotti in 52 lingue – si pone con disincantata ingenuità di fronte alle massime ermetiche del Tao Te Ching e cerca di sviscerarle per il bene dei suoi ascoltatori e dell’umanità. Il suo linguaggio piano, i suoi ragionamenti semplici su cose estremamente complesse – l’essere e il non-essere, la religione del Tao, l’ontologia del divino – rendono Osho un grande divulgatore spirituale. L’elemento innovatore in questi discorsi è l’abilità che Osho ha di fare riferimento letteralmente a un presente in cui lo stato delle cose appare per ciò che è, libero da stereotipi e pregiudizi che ne distorcono e condizionano la percezione. Un testo doppiamente attuale: vuoi per l’assonanza storica dell’epoca laotziana con la svolta epocale che noi tutti siamo chiamati a vivere, vuoi per la forza e la vivacità della visione che Osho propone a quanti si interrogano sul senso e lo scopo della propria esistenza. Lao Tzu visse in silenzio. Evitò sempre di parlare della verità che aveva raggiunto e respinse sempre l’idea di metterla per iscritto, a beneficio delle generazioni a venire. All’età di novant’anni si congedò dai discepoli e disse loro: “Vado verso i monti, vado verso l’Himalaya, perché mi preparo a morire. E’ bene vivere con la gente, è bene vivere nel mondo, quando si è vivi; ma avvicinandosi alla morte, è bene circondarsi di solitudine totale, così da ritornare alla sorgente originaria in assoluta purezza e solitudine, incontaminati dal mondo. I discepoli ne furono molto rattristati, ma non potevano farci nulla. Lo seguirono per diverse centinaia di chilometri ma, a poco a poco, Lao Tzu li convinse a tornare indietro; e giunse al confine da solo, ma il soldato che montava la guardia al confine era anch’egli un suo discepolo, e si rifiutò di lasciarlo passare, lo mise in prigione. E gli disse “se non scrivi un libro non ti permetterò di passare il confine, fallo per l’umanità: scrivi un libro, è un debito che devi pagare; se no non ti permetterò di andare oltre.” Per tre giorni Lao Tzu fu tenuto in prigione dal suo discepolo.

fonte: clicca

Dati tecnici del libro Titolo “Fra le rive del nulla – discorsi sul Tao-Te-Ching di Lao Tzu” (voll.1-2) Autore OSHO pagg. 232 Euro 18,50 ISBN 978-88-272-23376

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Osho e il mangiar carne

Osho-Eating-2

Contrariamente a ciò che si crede, il vegetarianesimo non è diffusissimo in
India, anche se nel sud è la tradizione più radicata, in quanto non ha
subito l’influenza degli ariani e dei mussulmani, entrambi popoli mangiatori
di carne.
Osho ha spiegato perché è consigliabile limitarsi ai prodotti vegetali,
allorché ci si incammina nella dimensione interiore:
“Quando si nasce in una famiglia di non-vegetariani è naturale che si prenda
l’abitudine di mangiare la carne, mentre in una famiglia di vegetariani si
mangeranno solo cibi privi di carne. Dal punto di vista della
consapevolezza, entrambe le persone sono inconsapevoli: io non do alcun
valore in sé all’essere vegetariani. É ciò che conta è solo la
consapevolezza. Solo se sei consapevolmente un vegetariano, esiste un valore
in questa tua scelta.”
In sè l’inconsapevolezza resta sempre tale: è un agire da automi. Ma se
inizi a meditare, il tuo ambiente interiore cambia, e in questo caso è
consigliabile mutare l’alimentazione. E quando tutto il tuo essere è
inconsapevole, non esiste alcun silenzio, e tu sei immerso nel caos, puoi
essere carnivoro. La cosa in sè non farà differenza: non esisterà alcun
contrasto dentro di te che la renda evidente.
Se però inizi a ripulirti, esisterà uno spazio dentro di te più naturale,
più fresco, più giovane, più puro, che metterà in luce quella sporcizia: è
come se avessi una macchia su di uno sparato bianco, spiccherà
inesorabilmente!
Ricorda: io non sono contrario alla carne per motivi ideologici. Se un uomo
non medita, se non cerca una crescita interiore, se non è alla ricerca del
divino, qualsiasi cosa mangia va più che bene. Ma più sali verso l’alto, e
più dovrai lasciar cadere qualsiasi bagaglio inutile, solo in questo caso
potrai volare. E il cibo non-vegetariano non è altro che questo: un peso
inutile!
(Osho: The Secret of Secrets)

Altrove Osho ha anche chiarito:
Nella Comune non è ammesso cibo non-vegetariano solo per motivi estetici. Io
non penso affatto che mangiando carne non ti illuminerai: Gesù si è
illuminato, come pure Maometto, Rama e Krishna, da questo punto di vista non
ci sono problemi. Quindi, non si tratta di un problema religioso.
E’ solo una questione estetica. In Gesù, in Rama e in Krishna, il fatto che
mangiassero carne rivela che in loro mancava una qualità che ha a che vedere
con la poesia, con il senso del bello: è in gioco la tua umanità, non il tuo
essere divino.
Nella Comune, è permesso l’alcool perché è succo vegetale, sebbene
fermentato! E a volte essere un po’ ubriachi fa bene: dà vita a grandi
poemi! Il nostro bar, Omar Khayyam, è dedicato a un santo Sufi. É ma la
carne è semplicemente qualcosa di brutto.
Il solo pensiero di dover uccidere un animale per nutrirsi è privo di
qualsiasi senso estetico. É e non sono contro l’uccisione dell’animale in
quanto tale, perché ciò che in lui è vivo, non può essere ucciso; e ciò che
non è essenziale, che lo uccida tu o meno, morirà comunque. Quindi, da
questo punto di vista, la questione è irrilevante.
Ciò che conta è il tuo uccidere l’animale: solo per mangiare? Non ci si può
nutrire di semplice cibo vegetale? se non fosse disponibile, sarebbe un
altro paio di maniche ma visto che ce n’è in abbondanza, perché? Perché
distruggere un corpo? E se non ci si fa problemi a uccidere un animale,
perché non essere cannibali? Che male c’è a uccidere un essere umano? La sua
carne è più simile al tuo organismo. É di nuovo, è una questione di
estetica.
Gli animali sono nostri fratelli e nostre sorelle, l’uomo appartiene alla
loro stessa famiglia. Uccidere un uomo significa uccidere un animale
evoluto, uccidendo un animale si ammazza qualcosa che ancora non è evoluta,
ma il piano è lo stesso. E non fa differenza che tu uccida un bambino appena
nato, oppure un uomo appena uscito dall’università.
Gli animali si stanno evolvendo verso il regno dell’uomo, un tempo l’uomo
era un animale. E dunque, è solo una questione estetica: perché non uccidi
tua moglie? é così bella e così dolce!
Un uomo che abbia un senso estetico sviluppato conserverà la bellezza della
vita, non la abbruttirà, trasformandola con le sue
azioni in un incubo.
Questa scelta non ha nulla a che vedere con la meditazione: puoi mangiare
carne e meditare. Puoi mangiare carne e amare non ha nulla a che vedere
neppure con l’amore! Se però sei carnivoro, rivelerai un aspetto molto
primitivo, incivile. E dimostrerai di non conoscere l’armonia della vita.
Il vegetarianesimo nacque da un senso estetico. Poi fu collegato alla
religione e se ne perse il significato. E ricorda: il mio approccio è
integrativo. é necessario meditare, ma è anche necessario essere un poeta,
avere un senso estetico; come pure è necessario essere religiosi ed essere
artisti. L’uomo deve evolversi in molte dimensioni in maniera integrata,
solo allora consegue la suprema fioritura e tutti i suoi petali si
schiudono, solo allora esploderà nella gioia e otterrà tutte le più squisite
benedizioni dell’esistenza intera. E perché lasciarsi sfuggire questa
completa fioritura? Perché non illuminarsi sotto tutti i punti di vista?
Perché non godere la totalità di questa vetta suprema?
(Osho: Il Sutra del Diamante)

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Polpettine di melanzane e tofu con crema di ceci

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Per le polpettine (circa 20):
½ melanzana viola tonda
1 panetto di tofu da 180 g
30 g di pangrattato di kamut o riso o soya (o cracker sminuzzati)
Olio evo
Coriandolo fresco o in semi
Scorza di limone bio
Basilico
Semi di sesamo

Per la crema di ceci:
230 g ceci lessati
1 tazzina d’acqua
1 cucchiaino di curry
Sale
Pepe

…continua su

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