Vi piace Matisse? Roma. Scuderie del Quirinale


di Lolita Timofeeva
Sono all’interno della mostra, ma  ogni volta quando  attratta da un’opera o da un arabesco  mi avvicino – scopro che non è di Matisse. Se decidete di vedere questa mostra, sappiate che le opere di Matisse costituiscono circa il 50% dell’esposizione. Il resto sono i manufatti arabi e africani provenienti dai musei di tutto il mondo. Ed è una meraviglia.
Matisse è uno di quelli artisti, le opere dei quali rendono di più sulla carta stampata. Sfoglio il catalogo e ammetto che l’accostamento dei colori gratifica il mio occhio e gli sfondi mi sembrano vibranti. Torno in sala ma non trovo lo stesso  effetto sulle tele, il confronto con i capolavori di artigianato esotico evidenzia la trascuratezza della sua pennellata.  Matisse ha una pennellata impacciata e priva di energia.
Proseguo ed ecco la parte della mostra che merita un viaggio a Roma per vedere l’arte di Matisse: i costumi teatrali realizzati per “Chant du Rossignol”, la prima opera teatrale di Igor Stravinskij. Sono potenti nella loro semplicità grafica. I video proiettati su due schermi illustrano i costumi in movimento durante lo spettacolo.

 

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2001 Testo di Antonio Paolucci. Nuova pagina sito Lolita Timofeeva

UN POPOLO DI INDIVIDUALISTI AUTOLESIONISTI E CORROSIVI 
La pittrice Lolita Timofeeva di Riga, la capitale Lettone gemellata con Firenze, si presenta nella città toscana con una mostra personale che ha un titolo molto accattivante e anche molto pericoloso. Il titolo è “Maledetti Toscani”: accattivante perché la Toscana affascina tutti ed è uno dei luoghi dell’anima per i cittadini di tutto il mondo civilizzato, pericoloso perché i toscani sono pericolosi. Non è così?
Bisogna riconoscere che Lolita Timofeeva ha capito il carattere dell’individualismo toscano, poiché ognuna delle persone (uomini e donne) da lei ritratte, risulta ben individuata psicologicamente e fisiognomicamente.
Sono persone ognuna delle quali è un’isola. Il guaio è che ogni isola si considera grande e autosufficiente come un continente. Non ci sono collegamenti dei toscani fra di loro. Ognuno è sé stesso e non basta che a sé stesso. Direi che l’individualismo è il carattere distintivo dei toscani: un formidabile individualismo spesso autolesionista e corrosivo.
Lolita Timofeeva (questo è un complimento) ha saputo cogliere con grande esattezza ciò che costituisce il carattere principale del popolo toscano che è uno dei popoli d’Italia. Infatti non esiste un “popolo italiano” come forse esiste un popolo lettone. Esistono i popoli italiani con la sua precisa individualità storica, culturale, psicologica: i napoletani, i toscani, i calabresi, i veneti, i siciliani, etc…
L’artista straniera che vive in Italia dal 1991 ha avuto tempo e modi per capire la realtà del nostro paese. E così, a Firenze, vetrina esigente per ogni artista, ha deciso di raccontarci – non senza coraggio e non senza ironia – ciò che pensa di noi.
Per quanto mi riguarda, io sono nato a Rimini, però vivo da quaranta anni in Toscana e, quindi, ho avuto modo di conoscere il popolo toscano e di adeguarmi. Mi sono mimetizzato fino al punto di essere considerato toscano. Lolita Timofeeva, forzando l’anagrafe e la filologia, mi ha ritratto come tale.
In effetti io sono un toscano adottivo, normalizzato e integrato, pur continuando ad avere il cuore in Romagna dove sono nato.
La pittura di Lolita Timofeeva è di tipo naturalistico e realistico. Non potrebbe non essere tale, visto l’argomento che si è data. Questa è una mostra di “ritrattistica” e la ritrattistica non deve derogare dalle norme della riconoscibilità e della verosimiglianza. Il risultato è una galleria di persone che viste con gli occhi e col cuore della sensibilità iperborea, ci parlano con schietta evidenza. Dai geli e dalle nebbie del Nord, Riga, la città gemella, ci guarda con curiosità, con simpatia ed anche con una punta di intelligente provocazione.

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