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Tag Archives: Lolita Timofeeva
Commedia di Dante. Inferno. Canto V
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Commedia di Dante. Inferno. Canto II
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Granada gitana sullo sfondo di Alhambra
Maggio 2015
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Vi piace Matisse? Roma. Scuderie del Quirinale
di Lolita Timofeeva
Sono all’interno della mostra, ma ogni volta quando attratta da un’opera o da un arabesco mi avvicino – scopro che non è di Matisse. Se decidete di vedere questa mostra, sappiate che le opere di Matisse costituiscono circa il 50% dell’esposizione. Il resto sono i manufatti arabi e africani provenienti dai musei di tutto il mondo. Ed è una meraviglia.
Matisse è uno di quelli artisti, le opere dei quali rendono di più sulla carta stampata. Sfoglio il catalogo e ammetto che l’accostamento dei colori gratifica il mio occhio e gli sfondi mi sembrano vibranti. Torno in sala ma non trovo lo stesso effetto sulle tele, il confronto con i capolavori di artigianato esotico evidenzia la trascuratezza della sua pennellata. Matisse ha una pennellata impacciata e priva di energia.
Proseguo ed ecco la parte della mostra che merita un viaggio a Roma per vedere l’arte di Matisse: i costumi teatrali realizzati per “Chant du Rossignol”, la prima opera teatrale di Igor Stravinskij. Sono potenti nella loro semplicità grafica. I video proiettati su due schermi illustrano i costumi in movimento durante lo spettacolo.
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2001 Testo di Antonio Paolucci. Nuova pagina sito Lolita Timofeeva
UN POPOLO DI INDIVIDUALISTI AUTOLESIONISTI E CORROSIVI
La pittrice Lolita Timofeeva di Riga, la capitale Lettone gemellata con Firenze, si presenta nella città toscana con una mostra personale che ha un titolo molto accattivante e anche molto pericoloso. Il titolo è “Maledetti Toscani”: accattivante perché la Toscana affascina tutti ed è uno dei luoghi dell’anima per i cittadini di tutto il mondo civilizzato, pericoloso perché i toscani sono pericolosi. Non è così?
Bisogna riconoscere che Lolita Timofeeva ha capito il carattere dell’individualismo toscano, poiché ognuna delle persone (uomini e donne) da lei ritratte, risulta ben individuata psicologicamente e fisiognomicamente.
Sono persone ognuna delle quali è un’isola. Il guaio è che ogni isola si considera grande e autosufficiente come un continente. Non ci sono collegamenti dei toscani fra di loro. Ognuno è sé stesso e non basta che a sé stesso. Direi che l’individualismo è il carattere distintivo dei toscani: un formidabile individualismo spesso autolesionista e corrosivo.
Lolita Timofeeva (questo è un complimento) ha saputo cogliere con grande esattezza ciò che costituisce il carattere principale del popolo toscano che è uno dei popoli d’Italia. Infatti non esiste un “popolo italiano” come forse esiste un popolo lettone. Esistono i popoli italiani con la sua precisa individualità storica, culturale, psicologica: i napoletani, i toscani, i calabresi, i veneti, i siciliani, etc…
L’artista straniera che vive in Italia dal 1991 ha avuto tempo e modi per capire la realtà del nostro paese. E così, a Firenze, vetrina esigente per ogni artista, ha deciso di raccontarci – non senza coraggio e non senza ironia – ciò che pensa di noi.
Per quanto mi riguarda, io sono nato a Rimini, però vivo da quaranta anni in Toscana e, quindi, ho avuto modo di conoscere il popolo toscano e di adeguarmi. Mi sono mimetizzato fino al punto di essere considerato toscano. Lolita Timofeeva, forzando l’anagrafe e la filologia, mi ha ritratto come tale.
In effetti io sono un toscano adottivo, normalizzato e integrato, pur continuando ad avere il cuore in Romagna dove sono nato.
La pittura di Lolita Timofeeva è di tipo naturalistico e realistico. Non potrebbe non essere tale, visto l’argomento che si è data. Questa è una mostra di “ritrattistica” e la ritrattistica non deve derogare dalle norme della riconoscibilità e della verosimiglianza. Il risultato è una galleria di persone che viste con gli occhi e col cuore della sensibilità iperborea, ci parlano con schietta evidenza. Dai geli e dalle nebbie del Nord, Riga, la città gemella, ci guarda con curiosità, con simpatia ed anche con una punta di intelligente provocazione.
Bisogna riconoscere che Lolita Timofeeva ha capito il carattere dell’individualismo toscano, poiché ognuna delle persone (uomini e donne) da lei ritratte, risulta ben individuata psicologicamente e fisiognomicamente.
Sono persone ognuna delle quali è un’isola. Il guaio è che ogni isola si considera grande e autosufficiente come un continente. Non ci sono collegamenti dei toscani fra di loro. Ognuno è sé stesso e non basta che a sé stesso. Direi che l’individualismo è il carattere distintivo dei toscani: un formidabile individualismo spesso autolesionista e corrosivo.
Lolita Timofeeva (questo è un complimento) ha saputo cogliere con grande esattezza ciò che costituisce il carattere principale del popolo toscano che è uno dei popoli d’Italia. Infatti non esiste un “popolo italiano” come forse esiste un popolo lettone. Esistono i popoli italiani con la sua precisa individualità storica, culturale, psicologica: i napoletani, i toscani, i calabresi, i veneti, i siciliani, etc…
L’artista straniera che vive in Italia dal 1991 ha avuto tempo e modi per capire la realtà del nostro paese. E così, a Firenze, vetrina esigente per ogni artista, ha deciso di raccontarci – non senza coraggio e non senza ironia – ciò che pensa di noi.
Per quanto mi riguarda, io sono nato a Rimini, però vivo da quaranta anni in Toscana e, quindi, ho avuto modo di conoscere il popolo toscano e di adeguarmi. Mi sono mimetizzato fino al punto di essere considerato toscano. Lolita Timofeeva, forzando l’anagrafe e la filologia, mi ha ritratto come tale.
In effetti io sono un toscano adottivo, normalizzato e integrato, pur continuando ad avere il cuore in Romagna dove sono nato.
La pittura di Lolita Timofeeva è di tipo naturalistico e realistico. Non potrebbe non essere tale, visto l’argomento che si è data. Questa è una mostra di “ritrattistica” e la ritrattistica non deve derogare dalle norme della riconoscibilità e della verosimiglianza. Il risultato è una galleria di persone che viste con gli occhi e col cuore della sensibilità iperborea, ci parlano con schietta evidenza. Dai geli e dalle nebbie del Nord, Riga, la città gemella, ci guarda con curiosità, con simpatia ed anche con una punta di intelligente provocazione.
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