Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a quella corporea.
Category Archives: Perchè
Domande all’Autore
Lo scrittore Francesco Sansone intervista nuovamente Renzo Samaritani
Nella foto Renzo Samaritani |
http://goo.gl/3MG04
sul sito della CNN – video – Renzo Samaritani presenta Un uomo di nome Stefania – diretta su Ciao Radio – 15 marzo 2011 – anche versione radio originale
(download)
(download)
Lo scrittore Francesco Sansone intervista Renzo Samaritani
Statale Editrice http://goo.gl/DZTAx
Francesco vive a Palermo ed è laureando in Lingue e Culture Moderne. Attualmente collabora con la rivistawww.giornalisticamente.it e rincorre il suo sogno di sempre: diventare un insegnante.
Il suo blog:
http://goo.gl/3MG04
Le Interviste – Renzo Samaritani Esclusiva
Nella foto Renzo Samaritani |
—
Parole al Vento by Hastral – Intervista a Renzo Samaritani 2a parte
RENZO SAMARITANI
(parte II)
di “Un uomo di nome Stefania”
ho fatto qualche altra domandina
al nostro autore per saperne di più su di lui
e sul suo nuovo romanzo.
Kiss Hastral
Renzo Samaritani – intervista di Roberta Nagy, seconda parte
Come nascono le tue storie? Lasci che le idee prendano forma nel tuo cervello o sono colpi di pura ispirazione? Costruisci le trame a tavolino attingendo da appunti e ricerche o scrivi di getto per poi rivedere il materiale scritto?
Le tribù americane “primitive” credevano ai sogni e basavano la loro vita su di essi. In base a cosa sognavano si organizzava la caccia, pesca, commercio e le altre attività. Ai sogni sacrificavano ogni cosa, perché da questi ne ricavavano presagi.
Secondo questi popoli il sognare era la sorgente e il fondamento della spiritualità. Un gesuita vissuto nel 1600 affermava che in sogno presiedeva a feste, danze, canti e giochi ed era la divinità principale delle popolazioni indigene. Gli indiani erano fermamente convinti che durante il sognare l’anima vivesse in un altro mondo, un regno indipendente dal corpo.
Le mie storie nascono spesso da “sogni ad occhi aperti” e non sono del tutto convinto che siano “favole”… da un certo punto di vista, su un piano immateriale Stefania, ad esempio, esiste realmente. Non posso dire altro perché rientra nelle tematiche dei miei prossimi due libri… un’eterea Parama (già conosciuta per chi ha letto il primo libro) salverà la nostra protagonista da situazioni molto reali.
Scrivo di getto, e prima faccio sempre ricerche per conoscere tecnicamente situazioni e posti
Quale ambiente prediligi per scrivere Come scrivi: su carta o al computer? Di giorno o di notte? In solitudine o fra le persone? Segui dei “riti” particolari?
Scrivo di giorno, preferibilmente nella mia amata terrazza. Sono stato un nottambulo per anni, ma ero un ragazzo. Ora amo svegliarmi presto la mattina e sorseggiare una tazza di caffè nella mia “loggia”, e lì parte l’immaginazione. Soffro di claustrofobia e non ho mai preso aerei ma nel primo romanzo, quando la protagonista viaggia con tale mezzo di trasporto, ero con lei (in terrazza) immedesimato completamente nella situazione! A volte si creano situazioni buffe… fa parte dell’essere un creativo, capita di essere “altrove”…
Durante la scrittura devo essere assolutamente solo con i personaggi del mio libro e il rito della tazza di tè (o di caffè appena sveglio, come dicevo prima) è fondamentale.
Quando hai scritto il primo libro “Un uomo di nome Stefania: un anima in viaggio” avevi già in mente anche il seguito delle avventure della tua protagonista e quindi il secondo ed il terzo libro?
Si. Quando mi sono fatto uno schema mentale di questo romanzo ho attraversato tre tappe fondamentali di questa Stefania che può essere ognuno di noi: tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti chi siamo, da dove veniamo e dove andremo e ciò vale anche per la nostra protagonista che attraversa un cambiamento psicologico e fisico conscio nel primo libro, di rivelazioni spirituali nel secondo e di pratica nel tenere insieme i due elementi che regolano l’universo, yin e yang, nel terzo.
Come mai hai scelto proprio l’India come ambientazione e meta di viaggio dei protagonisti del secondo libro?
La mia India è interiore, non necessariamente fisica; e qui torniamo a come ho risposto alla tua prima domanda. Non è obbligatorio abbracciare l’India fisicamente e religiosamente per ritrovare il nostro vero sé. India come simbolo della ricchezza spirituale anche in termini quantitativi, di mille strade che abbiamo davanti a noi e che dobbiamo imparare a riconoscere guardando quella che ci sembra più “luminosa” (come né “la Profezia di Celestino”). Ricorderai Stefania quando arriva in Nepal: “Le strade erano ricche di colori, sensazioni e odori. Canti, ma anche grida e ogni altra cosa inimmaginabile si presentava o poteva presentarsi a ogni angolo. E i miei occhi curiosi si nutrivano continuamente di
tutto questo.” Il nostro corpo è formato da “otto elementi”: cinque grossolani (terra, acqua, fuoco, aria, etere) e tre sottili (mente, intelligenza, falso ego) e abbiamo cinque strumenti della conoscenza (le facoltà sensorie degli organi fisici: vista, udito, olfatto, gusto e tatto) e la nostra protagonista scopre come usarli per progredire su un cammino che lei stessa sta decidendo di percorrere.
Renzo ti consideri “cittadino del mondo” oppure sei legato particolarmente alla tua casa, alla tua città o al tuo paese?
Sono molto abitudinario ed anche per via della già citata claustrofobia mi è difficile fare viaggi particolarmente lunghi, quindi sono “cittadino del mondo” virtualmente… e in “astrale”!
:-)
Credo anche nella reincarnazione, e in vite precedenti sono abbastanza sicuro di aver viaggiato ovunque, così come d’aver vissuto a lungo in India.
A parte Stefania, quali sono i personaggi che prediligi nei due libri ? Per quale motivo?
Maximilian perché è il vero Massimiliano della mia vita, che mi aiuta in tutto e in particolare in questa avventura letteraria (che non è solo una parentesi), Josè che è la sua controparte “femminile” a livello energetico così come Stefania è la mia, e Nirva.
Svelaci un piccolo segreto o un aneddoto relativo al secondo libro di Stefania.
Il viaggio continua e questo secondo romanzo rivelerà tutto cio’ che Stefania non sapeva di se stessa, delle sue affezioni, dei bisogni, della sua storia passata…. C’è qualche pericolo dietro l’angolo, di più non posso dire (ti ho già svelato qualcosa anche prima). Non invidio la nostra protagonista, poverina! :-)
Oltre che scrittore Renzo,sei anche un buon lettore? Ci sono delle letture che hanno influenzato in modo particolare il tuo modo di scrivere?
Leggo e scrivo da sempre, da quando ero bambino. E’ una pratica fondamentale per la mia persona. Sono particolarmente legato alla Insostenibile Leggerezza dell’Essere di Milan Kundera perché dimostra come nella vita quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. C’è però l’arte di trasformare le cose pesanti in leggere. Yin e Yang possono essere tradotti approssimativamente come il lato in ombra (Yin) e il lato soleggiato (Yang) di una collina e con la mia Stefania cerco di imparare dalla vita come passare da una collina all’altra…
Renzo hai mai sofferto del “blocco dello scrittore” o comunque trascorso lunghi periodi senza scrivere?
Assolutamente si! Considera che “Un uomo di nome Stefania” ho iniziato a scriverlo dieci anni fa… Ho dovuto e voluto fare scelte nella vita, anche molto dure (spesso in senso positivo) e ho rinunciato a diverse cose per dedicarmi completamente all’amore e alla scrittura.
Roberta di “Hastral” intervista Renzo – prima parte
“Un uomo di nome Stefania” è un libro gay?
lei ha scritto, “parla
di conflitto interiore, nel capire
come si è, cosa si è…
Parla di accettazione…del proprio
corpo… o meglio del disagio di trovarsi
in un corpo avendo…una indole diversa…
di esteriorità e interiorità.”
Il resto viene da sé… essendo la protagonista uomo gay a inizio romanzo
e donna, Stefania appunto, successivamente.
Direi che il libro è assolutamente consigliabile per la tua amica.
Buona giornata e un bacione, Renzo
> Ciao!
> Stavo pensando una cosa…
> Io ho un’amica che adoro, che si è lasciata da poco con la sua ragazza ma è giovane e spero si riprenderà presto…
> E’ ancora in quella fase di “apertura” verso la sua natura, si informa moltissimo sui movimenti gay, sulle manifestazioni, frequenta molti forum etc etc etc
> Per natale avevo pensato di regalarle il tuo libro, che anche se non l’ho ancora letto, penso che sicuramente le piacerebbe e le potrebbe essere di aiuto :)
> Però a questo punto entri in gioco tu, che sai cosa c’è scritto dentro e che effetti può avere su di lei :)
> Che mi consigli?
Recensioni
Giusi (Squaqui)
Diviana
qualche giorno fa ho cominciato a leggere il tuo libro e l’ho letto tutto d’un fiato, come si suol dire.
Ti ringrazio per averlo scritto e per tutto cio’ che hai fatto fin’ora nel campo dell’evoluzione umana. Abbiamo fatto tanti percorsi paralleli in mondi geograficamente diversi ma molto simili sotto altri aspetti.
A presto! Diviana
lo scrittore Francesco Sansone parla di “Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia”, di Renzo Samaritani, Edizioni “il Campano”, Pisa, 2011 ISBN 978-886528066-9
http://goo.gl/cAzkQ
Diviana
recensione Rossella “Un uomo di nome Stefania” di Renzo Samaritani, Boopen Editore 2010
l’amica della porta accanto fragile e nello stesso tempo forte alla ricerca di qualcosa che sono sicura riuscirà a trovare, come l’amore, l’amicizia, la bellezza interiore nelle persone e chissà quant’altro di bello le riserverà la vita e i suoi prossimi viaggi. Ti aspettiamo Stefania per continuare il viaggio insieme a te. Quando si parte? Auguri cosmici a Renzo Samaritani
Laura
Hai una dote bellissima, quella che io chiamo la capacità dei veri scrittori di far vivere altre vite ai loro lettori, ampliando la loro stessa vita ad esperienze che forse non vivranno mai realmente, ma è come se…è coraggiosa la scelta dello stile autobiografico, serve ancora di più questa funzione, ma immagino che non sia stato un percorso semplice…
Lydia ha commentato
BlogTaormina » “Un uomo di nome Stefania” di Renzo Samaritani
la scrittrice Diletta Nespeca sul sito della CNN parla di “Un uomo di nome Stefania” – video
“Un uomo di nome Stefania” recensione a cura dello scrittore Francesco Sansone
Statale Editrice http://goo.gl/DZTAx
Francesco vive a Palermo ed è laureando in Lingue e Culture Moderne. Attualmente collabora con la rivistawww.giornalisticamente.it e rincorre il suo sogno di sempre: diventare un insegnante.
Il suo blog:
http://goo.gl/3MG04
Renzo Samaritani e al suo libro Un nome di nome Stefania. Oggi, infatti, troverete la scheda del romanzo e domani, in esclusiva, potrete leggere l’intervista allo scrittore che vi consiglio di leggere, perché davvero interessante. Non perdo altro tempo e vi lascio alla scheda del libro e, se vi va, ci vediamo domani. Buon Sabato a tutti
Sebastian
Video recensione “Un uomo di nome Stefania” curata dalla scrittrice Diletta Nespeca
Diletta Nespeca
Un uomo di nome Stefania | Libera il Libro
L’avvincente storia di Stefania è un viaggio intorno al mondo alla
ricerca del sé. Lungo, avventuroso intrapreso ‘per caso’ e al tempo
stesso fortemente desiderato.
Un’anima in viaggio e un corpo che fugge dalla prigione d’una vita
obbligata, un bruco soffocato dal proprio bozzolo che non vede l’ora
di essere farfalla e volare.
Anni ottanta, la provincia bolognese è stretta come un paio di
décolleté con tacchi a spillo di una taglia più piccole.
Milano bigusto, fredda al mattino e sensuale al tramonto, produttiva
di giorno e corrotta di notte, ambigua, ambivalente, doppiogiochista.
Il desiderio di una svolta fa capolino tra le nuvole del cuore,
trasmutare.
Anni novanta, il Nepal accoglie il nuovo corpo e la sua anima pronti a
vivere a una nuova latitudine.
Ma è solo l’inizio…Massimiliano DelisoEditore:
BoopenGenere: narrativaEstratto:
http://goo.gl/lnds
Francesco
Sono rimasto molto legato al personaggio il quale, pur movendosi all’ interno di realta’ che la Societa’ attuale magari bolla ancora come “peccaminose” e scabrose, mantiene sempre una forte impronta di ricerca “spirituale” e interiore, che la elevano al disopra della nuda realta’, alla continua ricerca di una dimensione superiore.
Io sono un grande lettore ed estimatore dei libri di tua madre. Nel tuo, seppur movendovi in ambiti e periodi ben diversi, ritrovo, in fondo, la stessa capacita’ di mettere in luce gli aspetti piu’ profondi e veri di ogni persona. La continua ricerca di se stessi e di una dimensione interiore.
Grazie ancora,
Francesco http://goo.gl/p0GkP
Monica
Massimiliano
ricerca del sé. Lungo, avventuroso intrapreso ‘per caso’ e al tempo
stesso fortemente desiderato.
Un’anima in viaggio e un corpo che fugge dalla prigione d’una vita
obbligata, un bruco soffocato dal proprio bozzolo che non vede l’ora
di essere farfalla e volare.
Anni ottanta, la provincia bolognese è stretta come un paio di
décolleté con tacchi a spillo di una taglia più piccole.
Milano bigusto, fredda al mattino e sensuale al tramonto, produttiva
di giorno e corrotta di notte, ambigua, ambivalente, doppiogiochista.
Il desiderio di una svolta fa capolino tra le nuvole del cuore,
trasmutare.
Anni novanta, il Nepal accoglie il nuovo corpo e la sua anima pronti a
vivere a una nuova latitudine.
Ma è solo l’inizio…
Parole al Vento – Hastral recensione di “Un uomo di nome Stefania”
Un uomo di nome Stefania, che parla
di conflitto interiore nel capire
come si è, cosa si è…
Parla di accettazione…del proprio
corpo… o meglio del disagio di trovarsi
in un corpo avendo…una indole diversa…
di esteriorità e interiorità.
Un uomo di nome Stefania parla d’amore.
Amore di coppia, ma anche di amore universale.
Un uomo di nome Stefania parla di religione.
Del buono che un esperienza religiosa
può portare nella vita ma anche della delusione
nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti
possono essere certe interpretazioni fatte
da uomini di scritti originariamente positivi.
Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia.
Di equilibri, di diversità, errori e conflitto
con i genitori, del bisogno di essere accettati
ed amati per ciò che si è…al di là delle
loro aspettative.
Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni
molto lucide, spassionate su argomenti importanti
ma al contempo le esprime con una grazia ed una
delicatezza davvero sorprendenti.
Un inchino e un plauso messere Renzo, a mio parere puoi andare fiero della tua prima
– speriamo di una lunga serie – opera.
Hastral
a Natale regala “Un uomo di nome Stefania” (recensione di Vittoria Rinaldi)
The Boopen Editore, 2010
ISBN 978-88-6581-043-9
“Un uomo di nome Stefania” recensione di Manuela
da Mario
-
-
aldoguru ohmguru Ho già espresso il mio alto apprezzamento per il tuo stile letterario e son felice di vederlo condiviso da firme del giornalismo di rilievo.2 ore fa -
Renzo Samaritani Tu sei stato molto critico in senso positivo senza i soliti “bravo bravo”,,, grazie di cuore, anche perché mi sostieni sempre.
1 ora fa
-
Da: “Mario Albanesi”
Ciao Renzo! Ho letto per intero il libro. Scrivi benissimo e hai una forte capacità di sintesi che ti rende immediato e moderno. Mi aspetto grandi cose da te. Un abbraccio, Mario
Monica
Ho letto le prime due pagine come faccio sempre appena compro un libro per farmi un’idea… (visto che ne ho altri due in corso, finisco quelli prima di dedicarmici bene). Mi piace l’impostazione, e m’ispira, ma questo già ancora prima di aprirlo… i ricordi espressi con pensieri veloci e schietti, almeno quello che per ora mi è rimasto impresso… che rende la lettura piacevole e scorrevole.
Sicuramente ti farò sapere appena lo conoscerò meglio.
E’ la prima volta che ho contatti diretti con uno scrittore, e la cosa mi inorgoglisce… e mi sento onorata!
il mio libro segnalato da LiberaMenteServo – UN UOMO DI NOME STEFANIA, un’anima in viaggio. Di Renzo Samaritani
Un uomo di nome StefaniaUn’avventura alla ricerca del significato dell’esistenza. Autore: Renzo Samaritani The Boopen Editore, 2010 |
(Massimiliano Deliso)
un-uomo-di-nome-stefania—[email protected]
Oggi ho letto il libro e mi è piaciuto. Trovo che l’autore ha dosato
sapientemente l’autobiografico con ciò che è frutto della fantasia. Mi
piace il modo in cui mette “sul piatto” i sentimenti…come ha
espresso la sua opinione sull’amore, l’analisi “spietata” che da
figlio ha fatto sul rapporto dei suoi genitori…l’amore e la
conflittualità che esprime nel rapporto con sua madre…l’amore e…il
rimpianto che esprime per suo padre…Il capitolo “Amore vero” mi ha
coinvolta molto e fatta riflettere altrettanto. L’altro capitolo che
ho adorato è “Dialogo con un omofobo italiano” ! Quando Stefania si
libera dei soprusi subiti per anni ed ha per la prima volta il
coraggio di parlare…”l’omosessualità […] è una scelta personale
che riguarda la sfera privata e dovrebbe essere garantita legalmente”
Queste parole incarnano perfettamente ciò che ne penso io
sull’argomento ed esprimono il concetto di libertà e libero
arbitrio…Vorrei citare tanti altri passaggi del libro che mi sono
piaciuti enormemente ma…non voglio dilungarmi ne tediarvi !
Ciao Renzo
che tu sei la prima persona che è riuscita a farmi vedere situazioni
del genere con un occhio diverso…
mai dato la possibilità di confrontarmi con chi è omosessuale.
altro mondo (la differenza di età con i miei è infinita…..) ho sempre
“evitato” di frequentare persone della sfera omosessuale oppure
relazionandomi con loro facendo “finta di nulla”, per altro per me
difficilissimo perché ho un carattere molto diretto e non mi è facile
nascondere quello che provo, conoscere meglio la coppia formata da Max
e Nirva mi ha aiutato molto a crescere sotto quest’aspetto e il tuo
libro è riuscito a “buttare giù” muri verso chi vive la propria
sessualità in questo modo.
privato sono tante ma ti assicuro che in poco più di un giorno (il
tempo di leggere il romanzo) ho fatto passi da gigante nel cambiare
modi di vedere l’omosessualità.
conoscerti da 1 giorno e mi accorgo che sei veramente speciale….
un-uomo-di-nome-stefania—[email protected]
Oggi ho letto questo libro,
il cui autore, Renzo Samaritani
è un amico di lunga data della
mia dolce metà.
Un uomo di nome Stefania, parla
di conflitto interiore, nel capire
come si è, cosa si è…
Parla di accettazione…del proprio
corpo… o meglio del disagio di trovarsi
in un corpo avendo…una indole diversa…
di esteriorità e interiorità.
Un uomo di nome Stefania parla d’amore.
Amore di coppia, ma anche di amore universale.
Un uomo di nome Stefania parla di religione.
Del buono che un esperienza religiosa
può portare nella vita ma anche della delusione
nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti
possono essere certe interpretazioni fatte
da uomini di scritti originariamente positivi.
Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia.
Di equilibri, di diversità, errori e conflitto
con i genitori, del bisogno di essere accettati
ed amati per ciò che si è…al di là delle
loro aspettative.
Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni
molto lucide, spassionate su argomenti importanti
ma al contempo le esprime con una grazia ed una
delicatezza davvero sorprendenti.
Un inchino e un plauso messere Renzo, come ti ho detto
a mio parere puoi andare fiero della tua prima
– speriamo di una lunga serie – opera.
Roberta
Primo libro per questo scrittore in erba Renzo Samaritani che si è
cimentato nella sua vita, come lui stesso ci racconta, in esperienze
radiofoniche e televisive. Ha gestito radio e una micro televisione,
nonché condotto programmi affiancato anche dalla sua famosa madre, la
scrittrice Helga Schneider.
Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà
con la fantasia.
Appena uscito con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in
anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si
evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un
auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza
da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’,
accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del
protagonista.
La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento
mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita
di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi
disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a
quella corporea.
Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima
analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro
sperando ne seguano altri.
Ciao Renzo,
ho appena finito il libro… è bellissimo, mi è piaciuto davvero
tanto!
Sei bravo, e sei di una sensibilità e di una dolcezza unica che riesci
a trasmettere attraverso le parole.
Io sono una frana e quindi spero di riuscire a farti capire quello che
voglio dire perché faccio sempre casino nell’esprimermi.
aNobii
Un uomo di nome Stefania. Un’anima in viaggio
1 Recensione
-
Un uomo di nome Stefania
Oggi ho letto il libro e mi è piaciuto. Trovo che l’autore ha dosato sapientemente l’autobiografico con ciò che è frutto della fantasia. Mi piace il modo in cui mette “sul piatto” i sentimenti…come ha espresso la sua opinione sull’amore, l’analisi “spietata” che da figlio ha fatto sul rapporto dei suoi genitori…l’amore e la conflittualità che esprime nel rapporto con sua madre…l’amore e…il rimpianto che esprime per suo padre…Il capitolo “Amore vero” mi ha coinvolta molto e fatta riflettere altrettanto. L’altro capitolo che ho adorato è “Dialogo con un omofobo italiano” ! Quando Stefania si libera dei soprusi subiti per anni ed ha per la prima volta il coraggio di parlare…”l’omosessualità […] è una scelta personale che riguarda la sfera privata e dovrebbe essere garantita legalmente” Queste parole incarnano perfettamente ciò che ne penso io sull’argomento ed esprimono il concetto di libertà e libero arbitrio…Vorrei citare tanti altri passaggi del libro che mi sono piaciuti enormemente ma…non voglio dilungarmi ne tediarvi !
Un uomo di nome Stefania
Emanuele
Giuly
Paola
Alessandra
Nadia
Michele
re
Emanuele
Chiara
ho appena finito il libro… è bellissimo, mi è piaciuto davvero tanto!
Sei bravo, e sei di una sensibilità e di una dolcezza unica che riesci a trasmettere attraverso le parole.
Io sono una frana e quindi spero di riuscire a farti capire quello che voglio dire perché faccio sempre casino nell’esprimermi.
Hastral
il cui autore, Renzo Samaritani
è un amico di lunga data della
mia dolce metà.
Un uomo di nome Stefania, parla
di conflitto interiore, nel capire
come si è, cosa si è…
Parla di accettazione…del proprio
corpo… o meglio del disagio di trovarsi
in un corpo avendo…una indole diversa…
di esteriorità e interiorità.
Un uomo di nome Stefania parla d’amore.
Amore di coppia, ma anche di amore universale.
Un uomo di nome Stefania parla di religione.
Del buono che un esperienza religiosa
può portare nella vita ma anche della delusione
nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti
possono essere certe interpretazioni fatte
da uomini di scritti originariamente positivi.
Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia.
Di equilibri, di diversità, errori e conflitto
con i genitori, del bisogno di essere accettati
ed amati per ciò che si è…al di là delle
loro aspettative.
Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni
molto lucide, spassionate su argomenti importanti
ma al contempo le esprime con una grazia ed una
delicatezza davvero sorprendenti.
Un inchino e un plauso messere Renzo, come ti ho detto
a mio parere puoi andare fiero della tua prima
– speriamo di una lunga serie – opera.
Hastral
Sara
Mi piace molto il suo carattere.
Elisabetta Anna Maria Scotto giornalista e blogger – Home
Primo libro per questo scrittore in erba Renzo Samaritani che si è cimentato nella sua vita, come lui stesso ci racconta, in esperienze radiofoniche e televisive. Ha gestito radio e una micro televisione, nonché condotto programmi affiancato anche dalla sua famosa madre, la scrittrice Helga Schneider.
Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà con la fantasia.
Appena uscito con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’, accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del protagonista.
La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a quella corporea.
Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro sperando ne seguano altri.Elisabetta Anna Maria Scottoinformazioni:
Interviste&Recensioni
Un uomo di nome Stefania
Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà con la fantasia.
Di prossima uscita con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’, accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del protagonista.
La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a quella corporea.
Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro sperando ne seguano altri.
Intervista a mio figlio, Renzo Samaritani
di Helga Schneider
(Dicono che sono io a cinque anni a Vienna!)
Sarà…)
Ciao Renzo. Ho letto le bozze di stampa del tuo libro “Un uomo di nome Stefania”. Nomini spesso S. Lazzaro dove non sei nato, ma dove sei cresciuto…
– Ho molti ricordi di S. Lazzaro: Diana la cagnolona che mi seguiva come se fossi suo padroncino, Claudia che all’epoca era una ragazzina e aveva scelto come unico amico del cortile me… Ora anche lei é madre. E’ passato tanto tempo… Tu invece cosa ricordi di S. Lazzaro?
Ad esempio che lavoravo part-time come corrispondente di lingue in un’azienda che costruiva serbatoi di stoccaggio per petrolio ed altri materiali, gli stabilimenti si trovavano ad Ozzano dell’Emilia. Raggiungere ogni giorno il posto di lavoro presentava qualche difficoltà, perché la distanza era notevole, ma dovevo farcela, visto che il mio mezzo stipendio serviva anche alla nostra piccola economia domestica.
– Vedo anche da questo ricordo che la vita per te non é mai stata facile…
No, non lo è stata. Avevamo lo sfratto ed eravamo piuttosto preoccupati. Ora non ricordo bene in quali enti od uffici presentammo la domanda per ottenere un alloggio in locazione, ne avevamo il diritto in quanto sottoposti a provvedimento esecutivo di sfratto, ed entrammo in una lunga lista d’attesa. Un giorno accadde il miracolo e ci comunicarono che ci avrebbero assegnato un appartamento a Bologna. Increduli e euforici andammo a vederlo. Firmammo il contratto e traslocammo.
– Eravamo molto felici per questa svolta della nostra vita…
E’ vero. Ti iscrissi all’Istituto Professionale Fioravanti e la vita riprese un corso normale. Da Bologna potevo servirmi del pullman per Ozzano e tutto si era semplificato.
– E la scrittura?
Il fatto che ho sempre scritto, in qualunque luogo e in qualsiasi situazione, mi sembra così scontato che ho tralasciato di farne menzione. Avevo anche offerto due romanzi a diversi editori, ma furono rifiutati.
– Ma hai sempre continuato…
Io scrivo fin dall’adolescenza, prima in lingua tedesca e poi in lingua italiana, ma per decenni con il più solenne insuccesso.
– Tuttavia hai dimostrato una costanza ammirevole…
Si, ma anche in altre cose. A Bologna ad esempio tu ed io cominciammo a trasmettere nelle radio libere, ero affascinata da questo nuovo mezzo di comunicazione. Tu ti occupavi della regia tecnica e io intrattenevo gli ascoltatori. Era divertentissimo. Facevamo “la notte” e a volte cominciavamo alle nove di sera e terminavamo alle sette del mattino. Ci telefonavano tutti gli insonni di Bologna, i non vedenti, le persone sole, nonne e nonnini, taxisti e infermieri, insomma, i nottambuli. Maurizio “dai capelli ribelli” stava al centralino che era sempre intasato. Ci intervistò anche il Carlino, ne fummo molto fieri.
– Suona idilliaco… Erano bei tempi!
Si, ma poi venne il brutto. Una sera vidi tuo padre tornare dal lavoro con la faccia e il collo gonfi. Mi spaventai, la cosa non mi piacque per niente. Il giorno dopo andammo dal nostro medico di famiglia. Lui tranquillizzò tuo padre e ordinò gli esami di rito. Ma risultò quasi subito un cattivissimo cancro ai polmoni.
– Si, lo ricordo con angoscia…
Cominciò così il suo calvario: radioterapia e diversi cicli di chemio con i soliti, brutali, terrificanti effetti di tossicità: nausea, astenia, perdita dei capelli, valori del sangue sconvolti. Graduale decadimento morale e fisico. Crescente dolore. Qualità di vita disumana. Mio marito aveva 47 anni. Praticava regolarmente lo sport, aveva un fisico forte e allenato. Nove mesi di malattia lo avevano ridotto a una larva d’uomo. Dopo l’intervento della biopsia mi aveva detto: “Se scoprono qualcosa di brutto – non dirmelo mai.” Non glielo dissi e finsi per tutto il tempo della malattia. Gli ripetevo che aveva una forte anemia, ma che le cure lo avrebbero lentamente guarito. Lo accompagnai, mentre entrava e usciva da tutti gli ospedali di Bologna, alla morte. Ne avevo la possibilità, perché dopo un anno di soggiorno nella nuova casa, l’azienda per la quale lavoravo era fallita.
– Vedere papà con i capelli caduti a causa della chemio mi impressionò moltissimo.
Lui trascorse il periodo finale della malattia all’ospedale Maggiore. Devo dire che c’erano medici meravigliosi, non permisero che mio marito fosse anche distrutto dal dolore. Trascorsi al suo capezzale molte notti. “Fare la notte” all’ospedale è faticoso, sfiancante. Si sta seduti su una sedia e il tempo sembra fermo. Un giorno tornai a casa per fare la doccia e preparare il solito cambio di biancheria per lui – quando suonò il telefono: se ne era andato. E lo sai cosa fu la prima cosa che pensai sentendo la notizia? “Dio, ti ringrazio.” Il resto fu il normale seguito di un decesso: burocrazia, funerale, burocrazia e produzione di documenti e certificati…
– Dopo che successe? Beh, lo so, ma racconta…
Mi trovai senza lavoro, senza soldi, con l’affitto da pagare e un figlio da mantenere. Allora andai a stirare camicie in un lavasecco.
– Devo ammettere che non ti stavo molto vicino… forse perché ero ancora molto giovane.
Tu aspettavi la chiamata per il servizio militare, anzi, il servizio civile. Durante i nove mesi, mentre seguivo tuo padre nei vari ricoveri, tu avevi conosciuto il movimento degli Hare Krishna e avevi cominciato a frequentare il loro tempio a Castelmaggiore. Un giorno ti proposero di occuparti della loro radio, RKC Bologna, e poiché eri appassionato di radio libere, accettasti. Purtroppo accettasti anche di trasferirti nel loro tempio. Successe dopo il funerale di tuo padre. Mi ribellai, mi informai in questura se mio figlio potesse vivere in un tempio, ma mi dissero che un maggiorenne aveva ogni diritto di scegliere il proprio domicilio e la religione che più lo convinceva. Ero impotente. Tu restavi là per due anni finché una mattina molto presto ti ripresentasti a casa, molto dimagrito e indossando strani vestiti. Eri cambiato, non ti riconoscevo. Facevi ragionamenti che non riuscivo a condividere e sostenevi concetti che trovavo estranei, incomprensibili, proiettati in un mondo arcaico che non aveva nulla a che vedere con quello in cui stavamo vivendo. Cominciarono discussioni, malumori, un abisso sempre più grande, alla fine un’incompatibilità insuperabile. Te ne andasti di nuovo, rancoroso e inconciliabile. Per vent’anni evitasti ogni contatto con me e fra noi si creò un divario che ad un certo punto sembrava incolmabile. Ne soffrivo molto, ma ancora una volta mi sentivo impotente.
– Si, é una storia triste fra un figlio e una madre. Nel frattempo tu cosa facevi?
Stiravo camicie, collaboravo con una radio libera e scrivevo. Mi rifiutarono due o tre romanzi. Finché un allora ancora piccolo editore, Pendragon di Bologna, mi pubblicò “La bambola decapitata”, un libro di pura fiction. Mi intervistò un giornalista della Stampa, Gabriele Romagnoli, con l’intenzione di dedicare alcune frasi al libro, ma quando mi chiese da dove venivo, gli raccontai di essere cresciuta a Berlino durante il nazismo, che mia madre mi aveva abbandonata a 4 anni per fare la guardiana nei campi di sterminio, che avevo visto Hitler nel suo bunker sotto la Nuova cancelleria – allora lui disse: “Se ciò che mi hai raccontato é vero – d’ora in poi scrivi di questo!” Al mattino trasmettevo dalla radio, intervistando i politici bolognesi, nel pomeriggio stiravo camicie al lavasecco e alla sera scrivevo “Il rogo di Berlino”. Quando lo terminai come sempre ne feci stampare delle copie e le spedii ai vari editori, ma curiosamente anche ad un agente di Milano, Bernabò. Che mi chiamò proponendo di gestire il testo. E accadde un altro miracolo: lo accettò niente di meno che l’editore Adelphi. E la mia vita cambiò.
– Complimenti, é la favola di Cenerentola…
Da qui in poi la tua storia é di dominio pubblico. “Il rogo di Berlino” fu un caso letterario, arrivarono le interviste per i giornali, le apparizioni televisive, le edizioni per le scuole, gli innumerevoli inviti di incontrare gli studenti, conferenze e convegni, viaggi in Italia e all’estero, e altri due libri pubblicati dalla stessa Adelphi, ma anche da Rizzoli, Einaudi e Salani. Le traduzioni dei tuoi libri in quindici lingue estere, e il music drama “Lasciami andare madre” scritto insieme a Lina Wertmüller e messo in scena con gli attori Roberto Herlitzka e Milena Vukotic con grande consenso di critica e strepitoso successo di pubblico. E’ davvero notevole quanto hai ottenuto in soli 15 anni di carriera letteraria. Sai, quando un giorno lessi sul Corriere che tu avevi scritto un libro che era considerato un ‘caso letterario’: “Il rogo di Berlino”, mi venne un colpo. Ci incontrammo e ti rimproverai di aver raccontato la verità su tua madre, membro della Waffen SS e guardiana ad Auschwitz Birkenau, a tutta l’Italia, tranne che a me! Il fatto che tutti sapessero di questa mia nonna “mostro” mi metteva a disagio. Ce l’aveva di nuovo con te.
Da qui in poi la tua storia é di dominio pubblico. “Il rogo di Berlino” fu un caso letterario, arrivarono le interviste per i giornali, le apparizioni televisive, le edizioni per le scuole, gli innumerevoli inviti di incontrare gli studenti, conferenze e convegni, viaggi in Italia e all’estero, e altri due libri pubblicati dalla stessa Adelphi, ma anche da Rizzoli, Einaudi e Salani. Le traduzioni dei tuoi libri in quindici lingue estere, e il music drama “Lasciami andare madre” scritto insieme a Lina Wertmüller e messo in scena con gli attori Roberto Herlitzka e Milena Vukotic con grande consenso di critica e strepitoso successo di pubblico. E’ davvero notevole quanto hai ottenuto in soli 15 anni di carriera letteraria. Sai, quando un giorno lessi sul Corriere che tu avevi scritto un libro che era considerato un ‘caso letterario’: “Il rogo di Berlino”, mi venne un colpo. Ci incontrammo e ti rimproverai di aver raccontato la verità su tua madre, membro della Waffen SS e guardiana ad Auschwitz Birkenau, a tutta l’Italia, tranne che a me! Il fatto che tutti sapessero di questa mia nonna “mostro” mi metteva a disagio. Ce l’aveva di nuovo con te.
Nel frattempo avrai capito che io sono “altro” da mia madre?
– Per me é ancra un problema… Comunque, grazie di questa chiacchierata.
Beh, permetti che a questo punto anch’io ti ponga alcune domande. Fra poco uscirà il tuo primo libro dal titolo ”Un uomo di nome Stefania”. Cosa ti aspetti da questo esordio?
Beh, permetti che a questo punto anch’io ti ponga alcune domande. Fra poco uscirà il tuo primo libro dal titolo ”Un uomo di nome Stefania”. Cosa ti aspetti da questo esordio?
– Non saprei. Ad esempio, non ho idea di che spazio possa trovare il mio titolo in libreria… E, se ci saranno recensioni, non é che faranno subito il confronto con te?
Un recensore di professione saprà giudicare il tuo libro per quello che offre e vale, lui dovrebbe scindere il mio nome dal tuo libro. Ma vorrei chiederti un’altra cosa: ho letto nella bozza la descrizione della madre del protagonista nella quale non mi riconosco…
– Infatti non sei assolutamente tu! Come specificato nella descrizione, il libro é autobiografico solo in parte.
Secondo me dovevi fare la scelta netta di autobiografia e fiction, altrimenti si crea una certa confusione. Comunque, sei perdonato. Per il resto – auguri per il tuo libro! Hai imboccato una strada difficile, io ne so qualcosa. Una strada che costa fatica, che richiede forza, costanza e il coraggio di incassare anche qualche smacco.
Allora “toi toi toi”, come si dice in tedesco, per “Un uomo di nome Stefania”!
– Ti ringrazio davvero.
Secondo romanzo di Renzo Samaritani, “Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia”. Video-recensione della scrittrice Diletta Nespeca.
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