Domande all’Autore

Lo scrittore Francesco Sansone intervista nuovamente Renzo Samaritani

Eccovi l’intervista esclusiva a Renzo Samaritani che ci parla del suo nuovo romanzo, ma anche del rapporto con la sua Stefania. Un’intervista interessante, diversa dalla prima, che vi prermetterà di conoscere qualcosa in più dello scrittore romagnolo.
Io vi aspetto Sabato prossimo per un nuovo fine settimana all’insegna della lettura.
Francesco Sansone
Esclusiva
Nella foto Renzo Samaritani
“Stefania è un po’ me”
Renzo, l’ultima volta che ci siamo sentiti, ti avevo chiesto quando sarebbe uscita la seconda parte del tuo viaggio e adesso eccoci a parlare de “Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia”. Emozionato per questo ritorno/debutto?
   Assolutamente si. Ogni libro (anche quelli che non ho pubblicato) ha sempre un grande impatto emotivo sulla mia persona. Metto dentro agli scritti molto di me stesso e quindi non potrebbe essere altrimenti!

Mentre nel primo romanzo,  Un uomo di nome Stefania, abbiamo imparato a conoscere Stefania partendo dalla sua infanzia fino alla decisione di adeguare il suo involucro maschile alla sua anima femminile, adesso ritroviamo la protagonista alle prese con un altro viaggio in India con i suoi amici. Senza anticiparci troppo, ci dici cosa accadrà a Stefania in questo viaggio? 
   In effetti la mia protagonista ha viaggiato anche nel primo libro, in Nepal e dentro sé stessa. È il medesimo percorso che continua, alla ricerca di un’Essenza che troverà. Ma, anche questa volta, sarà solo l’inizio…

Essendo quasi interamente ambientato in India, immagino che per scriverlo tu abbia dovuto informarti molto. Quanto hai impiegato per scrivere “Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia”?
    Fortunatamente i primi due libri della “saga” di Stefania facevano parte di un lavoro iniziato da me anni fa, quindi avevano una strada spianata grazie alla quale, anche in questo caso, ho potuto realizzare l’opera in un solo anno. Per il prossimo testo temo che dovrò impiegare un po’ più di tempo… tu m’insegni che il percorso di un libro è abbastanza lungo.
Il romanzo inizia all’aeroporto, poco prima di salire a bordo, l’ottobre 1996. Data scelta per caso oppure c’è qualcosa che ti lega ad essa?
    Come dissi in passato le vicende di Stefania sono tutte abbastanza autobiografiche, se non altro metaforicamente… in tal senso quella data corrisponde più o meno ai fatti descritti.
Nella promessa che hai scritto sul libro, si legge: “Le mie storie nascono spesso dal sognare a occhi aperti e non sono del tutto convinto che siano favole… da un certo punto di vista, su un piano immateriale Stefania, ad esempio, esiste realmente”. Vuoi spiegarmi meglio, questo pensiero?
   Bè, prima di tutto se Stefania è un po’ me (oppure io sono un po’ lei), esiste “realmente” in quanto il Renzo del passato ma anche del presente e del futuro. Inoltre credo in altre dimensioni che co-creiamo, anche con il pensiero. Ti sarà capitato di dover dire: “Era troppo reale per essere un sogno!”
Secondo libro in poco più di un anno, motivo di orgoglio o di preoccupazione?
   La prima delle due, ma un “orgoglio” positivo e mai presuntuoso. Sono una persona semplice e, ti confido, timida… lo sai che non ho mai fatto una sola presentazione “seria,” cioè in grande stile, di “Un uomo di nome Stefania”? Eppure gli inviti in tal senso non mancarono.
Immagino, avendo diversi spazi sul web, che avrai ricevuto diversi risconti dai lettori per il tuo primo romanzo. Quale commento/giudizio ti ha più gratificato e quale, invece, ti ha fatto arrabbiare e perché?
   Si, in rete sono molto presente. Lì la timidezza scompare, così come ho sempre amato la radio… fin da quand’ero piccolo e mia madre, Helga Schneider, già conduceva trasmissioni importanti. E il commento che mi ha più gratificato è arrivato proprio da lei, accompagnato da diverse critiche costruttive. Anche se, come sai, non ci frequentiamo molto…
Quello che mi ha fatto più arrabbiare è arrivato da chi si aspettava il solito romanzo a sfondo sessuale o strappalacrime o psicoanalitico sulla condizione di un uomo che diventa donna. Non credo il mondo stesse aspettando Renzo Samaritani per racconti di quel tipo! Io stesso ne ho letti, alcuni bellissimi e altri molto interessanti sotto diversi aspetti. Ma Un uomo di nome Stefania è altro: è un percorso iniziatico. Forse qualcuno si era fatto ingannare da un titolo che poteva suggerire un’implicazione psicologica o sessuale.
F.S.
link diretto:
http://goo.gl/3MG04
March 15, 2011

sul sito della CNN – video – Renzo Samaritani presenta Un uomo di nome Stefania – diretta su Ciao Radio – 15 marzo 2011 – anche versione radio originale

Versione audio integrale radiofonica, prima e seconda parte:
Versioni video, solo la seconda parte e con audio ripreso dietro le quinte:
 1 of 3

2a parte dietro le quinte della diretta su Ciao Radio Bologna
Youtube
Vimeo con supporto per iPad 
Livestream/SoleLunaTV 
Watch live streaming video from cittadeimutanti at livestream.com
February 20, 2011

Lo scrittore Francesco Sansone intervista Renzo Samaritani

E’ autore di “Io: nella gioia e nel dolore”
Statale Editrice http://goo.gl/DZTAx
Francesco vive a Palermo ed è laureando in Lingue e Culture Moderne. Attualmente collabora con la rivistawww.giornalisticamente.it e rincorre il suo sogno di sempre: diventare un insegnante.
Il suo blog:
http://goo.gl/3MG04

Le Interviste – Renzo Samaritani Esclusiva

Prologo

Come vi avevo anticipato ieri, oggi pubblico l’intervista che ho realizzato allo scrittore emergente Renzo Samaritani a cui rinnovo le mie scuse per non essere stato preciso come sempre nel mio lavoro, ma non ho potuto fare diversamente dato quello che è successo durante i giorni passati. Detto questo vi lascio all’intervista esclusiva di questa domenica.
Francesco Sansone
Le interviste
   Esclusiva



Nella foto Renzo Samaritani

Di te è quasi impossibile trovare informazioni personali, pertanto, ti andrebbe di dirci chi è Renzo Samaritani?
   Infatti non c’è molto da dire… ho la grande passione per lo scrivere, la buona cucina, il lavoro nel campo delle comunicazioni, l’esplorazione culturale… e la passione più grande di tutte: la ricerca del senso della vita.
Da cosa nasce questo voler ricercare un senso della vita?
   Ti rispondo con un brano del libro che è autobiografico al cento per cento: “Da bambino a volte mi capitava di andare con genitori o parenti in cimiteri e quello che facevo era, senza che se ne accorgessero, guardarli con aria stranita perché mi sembrava così chiaro che nelle tombe non ci fosse nessuno, che l’anima era da un’altra parte… e non capivo come gli adulti potessero piangere davanti a delle lastre di marmo inanimate, e fredde come il mare d’inverno. Guardavo le tombe e pensavo: “E’ ovvio che da qui l’anima non c’è mai passata… esce dal corpo ed entra direttamente in un altro… è così chiaro!” Era come aver dentro di me le prove scientifiche dell’esistenza della reincarnazione. Lampante, ma allo stesso tempo non ebbi mai il coraggio di parlare di questa cosa con nessuno. Ci pensavo spesso, e mi chiedevo chi fossi stato nelle vite precedenti.” Da allora non ho mai smesso di pormi domande, e di leggere libri su argomenti spirituali.
Cosa ti ha spinto a scrivere “Un uomo di nome Stefania?
   Mi sono fatto lo schema mentale di tre tappe fondamentali di una Stefania che può essere in ognuno di noi: tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti chi siamo, da dove veniamo e dove andremo e ciò vale anche per la nostra protagonista. I libri possono tirar fuori dalle persone solo ciò che già è presente. Ho scritto questo romanzo per estrarre la parte spirituale di me. Come spesso accade fra gli scrittori, scrivo anche come auto terapia.
Hai definito questo libro “semi biografico”, cosa c’è di te nell’opera?
   Ho usato le mie impressioni interiori più che gli eventi esteriori della mia vita personale. Così ho potuto dare autenticità all’immagine del paesino romagnolo in cui affondano le radici familiari e culturali di Stefania/Stefano, alle esperienze della sua vita “esagerata” nel periodo milanese, alla transizione sessuale e alla scoperta di una dimensione più equilibrata e sana nella quale progredire per la propria crescita personale.
Nel tuo libro affronti, come si evince dal titolo, il tema del cambiamento di sesso, da uomo a donna, della protagonista. Come mai questa scelta?
   Credo che siamo tutti anime spirituali eterne, indipendenti dal corpo materiale che usiamo come un abito, che ci permette di muoverci e agire in questo mondo; e che ha un sesso. Noi siamo maschi e femmine a livello di personalità che scegliamo e in questo senso il cambiamento di Stefania è anche molto simbolico e riguarda le “energie”. Ė la sua essenza che cambia, più che il corpo. E’ un mutamento interiore che, in “Un uomo di nome Stefania”, passa attraverso un cambiamento psicologico e fisico conscio.
Però di solito chi scegli di cambiare sesso, lo fa perché in se’ ha ben presente quale sia la propria essenza e il cambiamento fisico non è che l’atto di adeguare l’involucro estero a ciò che è dentro noi, tu invece sostieni l’opposto, come mai?
   Secondo una tradizione a cui faccio riferimento, il corpo di cui parlavo non è l’unico elemento materiale che riveste la nostra anima. C’è anche un insieme di elementi che ci portiamo dietro dopo la morte, nel passaggio da un corpo all’altro e durante la vita successiva: questi rappresentano un corpo più “sottile”, tanto per intenderci quello che vediamo in un fantasma. Siamo prigionieri della ruota del “samsara” fino all’esaurimento del “karma”; dopodiché possiamo abbandonare gli elementi materiali per tornare alla liberazione, o a un pianeta spirituale. Finché siamo in questo mondo materiale, però, abbiamo una mentalità – seguita da determinate energie – femminile oppure maschile, o un mix delle due qualità. Due donne gay possono risultare tali agli occhi di molta gente perché vediamo con quelli non spirituali, abbiamo un “terzo occhio” che però quasi nessuno sviluppa e permette di guardare le energie delle persone; usandolo potremmo scoprire che energeticamente una delle due donne è femmina e l’altra ha più un’energia maschile. Nel caso del protagonista del mio libro, forse il lettore può decidere se realmente c’è stato un cambiamento di sesso… fatto sta che diventa Stefania perché da quel momento ha desiderato essere donna, a livello di energie, per poter fare determinate esperienze “mistiche”. Credo che, la maggior parte di noi, di trovarsi qui e ora lo abbia deciso. E scegliamo circostanze che possano rafforzare il carattere della nostra anima, e contribuire a mantenere la “Visione” del mondo.
   Adeguare l’involucro esterno non ritengo sia assolutamente obbligatorio per Stefano/Stefania, ma ho preferito inserire nel libro la parte dedicata a una vera e propria operazione chirurgica di mutazione sessuale perché non volevo un romanzo “new age”… come primo capitolo della “saga” desideravo rimanere più terra a terra.
L’arco di tempo in cui si svolgono i fatti va dagli anni settanta fino ai giorni nostri permettendo, a chi quei tempi non li ha vissuti, di conoscere la vita di quel periodo. Considerando appunto che il libro è quasi biografico, che ricordi hai tu di quegl’anni? Cosa rimpiangi e cosa invece no?
   Non rimpiango nulla, ricordo tutto con molto affetto. Il papà che non ho più, la sua 500 rossa, il paesino che descrivo nel libro, San Lazzaro di Savena, la vita semplice senza una tecnologia di cui oggi non potrei fare a meno.
Un altro punto cardine del romanzo è il rapporto fra Stefano/Stefania e la madre. Quanto di te c’è in questo rapporto e quanto, invece, è frutto della tua immaginazione.
   La mamma di Stefania costituisce la rappresentazione dell’archetipo “madre” della mia vita interiore. Mia mamma è una scrittrice nota (Helga Schneider) e le sue opere sono tradotte in tutto il mondo, alcune ormai veri e propri long seller. Non c’è rapporto fra noi, abbiamo conflitti irrisolti da quando me ne sono andato di casa, circa quando avevo vent’anni. Rimango comunque una persona ottimista… potresti rifarmi la domanda fra qualche anno? :-)
Quindi i vostri rapporti si sono interrotti per la tua scelta di lasciare casa, oppure l’abbandonare la casa d’infanzia è stata una conseguenza data dai vostri conflitti? E questi conflitti da cosa sono stati generati?
   Un giorno su di un apparecchio radiofonico m’imbattei in una Radio Krishna Centrale appena sbarcata a Bologna: una certa Parama Karuna stava dando delle ricette di cucina. Io ero completamente affascinato dai discorsi strani di questa mistica radio che parlava di un certo Krishna e che dava ricette vegetariane, rispondeva a telefonate in diretta e ogni tanto partiva una canzone che diceva “Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare”. Presi subito il telefono in mano e composi lo 055820161 (ricordo ancora il numero a memoria): rispose Claudio Rocchi, noto cantautore italiano che in quelle vesti si faceva chiamare Krishna Caitanya das, che subito mi arruolò per produrre delle trasmissioni da un, per ora solo virtuale, ‘studio RKC di Bologna’. E così spedii a Firenze una prova di un mio ‘Radio Italia’. Fu approvata e trasmessa, e da lì continuai. Andai anche al tempio di Castel Maggiore, in provincia di Bologna, a una e più ‘feste della domenica’. Poche settimane e già un certo Dayanidhi mi aveva convinto a trasferirmici. Mia madre si ribellò; s’informò in questura se suo figlio potesse vivere in un tempio, le dissero che un maggiorenne aveva ogni diritto di scegliere il proprio domicilio e la religione che più lo convinceva. Facevo ragionamenti che non poteva condividere e sostenevo concetti che trovava estranei, incomprensibili, proiettati in un mondo che lei definiva ‘arcaico’. Cominciarono discussioni, malumori, un abisso sempre più grande, alla fine un’incompatibilità insuperabile. Ma non era ancora finita… Nel 1995 lessi, sul Corriere della Sera, che Helga Schneider aveva scritto un romanzo e che era considerato un caso letterario. C’incontrammo e la rimproverai di aver raccontato la verità su sua madre, membro della Waffen SS e guardiana ad Auschwitz Birkenau, all’Italia intera. Il libro in questione è “il Rogo di Berlino”, ora un long seller. Che tutti sapessero di questa nonna ‘mostro’ mi metteva a disagio. Da quel giorno evitai ogni contatto con mia madre e fra noi si creò un divario che, a tutt’oggi, è incolmabile.
Un uomo di nome Stefania è solo la prima parte di un romanzo che, da quanto mi sembra di intuire, ha ancora molto da dire. Quando uscirà la seconda parte?
   Entro l’estate. Per Stefania sono previste rivelazioni spirituali nel secondo libro e, nel terzo, scoprirà come tenere insieme i “due elementi” che regolano l’universo: yin e yang. Ebbene si: stolavorando al terzo romanzo!
Sei un autore esordiente e immagino che avrai avuto non poche difficoltà a pubblicare il tuo romanzo. Ti va di raccontarci quanto hai dovuto “lottare” poter dare alle stampe il tuo lavoro e che consiglio daresti a chi, come te, vorrebbe pubblicare i suoi scritti?
   Ho imparato molto: soprattutto a non lasciarmi scoraggiare. Materializzare un’idea e farla diventare una creazione tangibile, da condividere con il pubblico, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere e mi ha reso più forte. Avere l’appoggio delle persone che ti vogliono bene è d’importanza fondamentale, ma ci vuole anche passione, pazienza, impegno, perseveranza e umiltà. Sì, perché dobbiamo essere pronti a prendere molte “bastonate” e, credimi, le critiche costruttive aiutano molto più dei complimenti fatti per gentilezza. Bisogna essere disposti ad ascoltare tutti e saper distinguere tra ciò che ostacola e ciò che aiuta la dinamica della storia.
Che importanza ha avuto la lettura nella tua vita e a quale libro sei legato maggiormente e perché?
   Leggo e scrivo da sempre, da quando ero bambino. E’ una pratica fondamentale per la mia persona. Sono particolarmente legato alla Insostenibile Leggerezza dell’Essere di Milan Kundera perché dimostra come nella vita quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. C’è però l’arte di trasformare le cose pesanti in leggere. Yin e Yang possono essere tradotti approssimativamente come il lato in ombra (Yin) e il lato soleggiato (Yang) di una collina e con la mia Stefania cerco di imparare dalla vita come passare da una collina all’altra…
F.S.

aggiornamento del 22 febbraio 2011:
Per quanto riguarda il discorso mia madre, lei stessa scrive sul suo blog
“si spezza anche il legame con l’unico figlio perché lui non riesce ad accettare che la sua nonna materna sia stata una guardiana ad Auschwitz-Birkenau e che sia stata condannata come criminale di guerra”
“Mio figlio vive a Bologna e abita a cinque minuti a piedi da casa mia, ma non lo vedo dall’agosto del 2009. Purtroppo per motivi, che non me la sento di specificare, fra noi si é prodotta una rottura che, più passa il tempo, più risulta insanabile.
Voglio aggiungere, e non per difendere certe prese di posizione di mio figlio (le madri tendono sempre a farlo!), che probabilmente il mio passato dolente, difficile e complicato, carico di problemi, ha condizionato in qualche modo il carattere di mio figlio, come succede sempre quando si é figli di madri problematiche.”
“sono arrivata a un ragionamento che forse é dettato dalla mia età, insomma, da una mia tardiva saggezza: se un figlio decide di rompere i ponti con la propria madre avrà senz’altro i suoi motivi, e spesso sono più forti di lui e resistenti a ogni consiglio e ragionamento.
Forse commetto lo stesso errore di sempre, ovvero quello di giustificare ad oltranza l’atteggiamento di Renzo. Ripeto dunque che sono una madre dal passato difficile e per certi versi devastante, e probabilmente qualcosa di questo passato continua a dare problemi a mio figlio, tanto da preferire di restare fuori dalla mia vita. Forse gli ho trasmesso qualcosa degli insostenibili conflitti e dolori che albergano nella mia anima e nella mia mente fin da bambina, conflitti e dolori per certi versi inguaribili”
“credo che leggere il libro di mio figlio non le darà alcun spunto utile per capire la nostra situazione. Innanzitutto la madre che lui descrive nel testo é una figura pessima che mi offende. Io non ho abbandonato mio figlio ai nonni per poter costruirmi una carriera letteraria. Questo mix di fiction e autobiografia é estremamente deviante, anche pericoloso, perché getta una cattiva luce non solo su di me, ma anche sui nonni paterni di Renzo. Io sono stata sempre presente per mio figlio e anzi, ho stirato giorno e notte biancheria per un Hotel per conto di una lavanderia di S.Lazzaro perché i soldi in casa erano pochi. Mio figlio (fra le altre cose), aveva bisogno di scarpe ortopediche (ginocchio valgo), e un apparecchio per i denti… sicchè…
Mio marito e io abbiamo sempre fatto l’impossibile perché Renzo avesse tutti i giocattoli che desiderava, anzi, direi che lo abbiamo anche troppo viziato. Ed é stato un figlio voluto ad ogni costo e amato. E’ vero che il nostro matrimonio é risultato infelice perché, dopo un’iniziale forte e reciproca attrazione, é emerso presto che vivevamo su due pianeti diversi per mentalità e ambizioni, ma ormai l’errore era fatto. Io purtroppo ero da sempre un’appassionata di scrittura e mio marito – giustamente – aveva sognato una donna che facesse la moglie, la madre e basta. Mea culpa, avrei dovuto considerare alcune cose prima di sposarmi.
Lei dichiara che il libro di Renzo é molto bello e che i complimenti vanno a me. E’ sbagliato. Mio figlio non ha mai accettato un solo consiglio da me relativamente alla scrittura, per cui cui il merito é tutto suo.
Per il resto sono abbastanza stanca di essere descritta da mio figlio come una madre che lo ha abbandonato al suo destino, e che lui ne abbia tanto sofferto da dedicarsi da adulto a Milano alla prostituzione (si deduce dal suo libro). Una madre tanto negativa che spinge il figlio a una vita dissoluta diventa, agli occhi dei lettori, colpevole. E non lo merito.
Qualcuno avrebbe dovuto consigliare a mio figlio di scrivere un libro o di fiction o autobiografico. Ci vuole rigore e chiarezza anche in letteratura.
Altra cosa. E’ vero che mio figlio é vissuto a lungo di espedienti, un po’ alla bohemien, ma che abbia fatto sesso con signori anziani per denaro lo escludo. E non lo dico per partito preso, ma perché in fondo ha un’anima troppo pulita per essere capace di tanto. Se ha preso qualcosa da me é il concetto che si va a pulire le scale piuttosto di prostituirsi con il primo sconosciuto che ti abborda in qualche locale”
nota: il commento qui sopra fa capire chiaramente che il mio libro mia madre non l’ha letto e che, comunque, lei ha rimosso diverse cose del passato e della vita famigliare di quando ero bambino prima e ragazzo poi, ma tan’è… Renzo
“un figlio che abita a cinque minuti a piedi dall’abitazione della propria madre e non la vede ormai da un anno e mezzo – deve avere motivi gravissimi.
Uno dei più incisivi resta senz’altro quello che Renzo non sopporta di avere avuto una nonna (mia madre), ausiliara delle SS, guardiana ad Auschwitz-Birkenau e condannata per crimini contro l’umanità. Forse mio figlio vede su di me il riflesso del passato di mia madre: l’uso della violenza nei lager come pratica quotidiana volta solo alla creazione di dolore; sottoporre le vittime alle più disumane umiliazioni; la forsennata volontà di distruggere la personalità dei deportati; farli mangiare come cani, senza cucchiai, per ridurli a bestie… ecc. ecc. ecc.
Forse mio figlio considera il sangue che sua madre ha nelle vene “contaminato”. Di conseguenza considera il suo stesso sangue per un quarto contaminato (di nazismo)”
“Mio figlio “vicino” ma “assente e lontano” è certamente un nodo interiore che fa male. Ma certe vicende della mia storia familiare si ripetono senza soluzione di continuità, come se fosse una malattia ereditaria dinnanzi alla quale, pare, non esistano rimedi. E sono rassegnata.”
February 16, 2011

Renzo Samaritani – intervista di Roberta Nagy, seconda parte

Prima parte:
Il blog “Hastral” di Roberta Nagy:
http://goo.gl/llhvc
 
Come nascono le tue storie? Lasci che le idee prendano forma nel tuo cervello o sono colpi di pura ispirazione? Costruisci le trame a tavolino attingendo da appunti e ricerche o scrivi di getto per poi rivedere il materiale scritto? 

Le tribù americane “primitive” credevano ai sogni e basavano la loro vita su di essi. In base a cosa sognavano si organizzava la caccia, pesca, commercio e le altre attività. Ai sogni sacrificavano ogni cosa, perché da questi ne ricavavano presagi.
Secondo questi popoli il sognare era la sorgente e il fondamento della spiritualità. Un gesuita vissuto nel 1600 affermava che in sogno presiedeva a feste, danze, canti e giochi ed era la divinità principale delle popolazioni indigene. Gli indiani erano fermamente convinti che durante il sognare l’anima vivesse in un altro mondo, un regno indipendente dal corpo.
Le mie storie nascono spesso da “sogni ad occhi aperti” e non sono del tutto convinto che siano “favole”… da un certo punto di vista, su un piano immateriale Stefania, ad esempio, esiste realmente. Non posso dire altro perché rientra nelle tematiche dei miei prossimi due libri… un’eterea Parama (già conosciuta per chi ha letto il primo libro) salverà la nostra protagonista da situazioni molto reali.

Scrivo di getto, e prima faccio sempre ricerche per conoscere tecnicamente situazioni e posti

Quale ambiente prediligi per scrivere  Come scrivi: su carta o al computer? Di giorno o di notte? In solitudine o fra le persone? Segui dei “riti” particolari?

Scrivo di giorno, preferibilmente nella mia amata terrazza. Sono stato un nottambulo per anni, ma ero un ragazzo. Ora amo svegliarmi presto la mattina e sorseggiare una tazza di caffè nella mia “loggia”, e lì parte l’immaginazione. Soffro di claustrofobia e non ho mai preso aerei ma nel primo romanzo, quando la protagonista viaggia con tale mezzo di trasporto, ero con lei (in terrazza) immedesimato completamente nella situazione! A volte si creano situazioni buffe… fa parte dell’essere un creativo, capita di essere “altrove”…

Durante la scrittura devo essere assolutamente solo con i personaggi del mio libro e il rito della tazza di tè (o di caffè appena sveglio, come dicevo prima) è fondamentale.

Quando hai scritto il primo libro “Un uomo di nome Stefania: un anima in viaggio” avevi già in mente anche il seguito delle avventure della tua protagonista e quindi il secondo ed il terzo libro?

Si. Quando mi sono fatto uno schema mentale di questo romanzo ho attraversato tre tappe fondamentali di questa Stefania che può essere ognuno di noi: tutti almeno una volta nella vita ci siamo chiesti chi siamoda dove veniamo e dove andremo e ciò vale anche per la nostra protagonista che attraversa un cambiamento psicologico e fisico conscio nel primo libro, di rivelazioni spirituali nel secondo e di pratica nel tenere insieme i due elementi che regolano l’universo, yin e yang, nel terzo.

Come mai hai scelto proprio l’India come ambientazione e meta di viaggio dei protagonisti del secondo libro?

La mia India è interiore, non necessariamente fisica; e qui torniamo a come ho risposto alla tua prima domanda. Non è obbligatorio abbracciare l’India fisicamente e religiosamente per ritrovare il nostro vero sé. India come simbolo della ricchezza spirituale anche in termini quantitativi, di mille strade che abbiamo davanti a noi e che dobbiamo imparare a riconoscere guardando quella che ci sembra più “luminosa” (come né “la Profezia di Celestino”). Ricorderai Stefania quando arriva in Nepal: “Le strade erano ricche di colori, sensazioni e odori. Canti, ma anche grida e ogni altra cosa inimmaginabile si presentava o poteva presentarsi a ogni angolo. E i miei occhi curiosi si nutrivano continuamente di
tutto questo.” Il nostro corpo è formato da “otto elementi”: cinque grossolani (terra, acqua, fuoco, aria, etere) e tre sottili (mente, intelligenza, falso ego) e abbiamo cinque strumenti della conoscenza (le facoltà sensorie degli organi fisici: vista, udito, olfatto, gusto e tatto) e la nostra protagonista scopre come usarli per progredire su un cammino che lei stessa sta decidendo di percorrere.

Renzo ti consideri “cittadino del mondo” oppure sei legato particolarmente alla tua casa, alla tua città o al tuo paese?

Sono molto abitudinario ed anche per via della già citata claustrofobia mi è difficile fare viaggi particolarmente lunghi, quindi sono “cittadino del mondo” virtualmente… e in “astrale”!
:-)
Credo anche nella reincarnazione, e in vite precedenti sono abbastanza sicuro di aver viaggiato ovunque, così come d’aver vissuto a lungo in India.

A parte Stefania, quali sono i personaggi che prediligi nei due libri ? Per quale motivo?

Maximilian perché è il vero Massimiliano della mia vita, che mi aiuta in tutto e in particolare in questa avventura letteraria (che non è solo una parentesi), Josè che è la sua controparte “femminile” a livello energetico così come Stefania è la mia, e Nirva.

Svelaci un piccolo segreto o un aneddoto relativo al secondo libro di Stefania.

Il viaggio continua e questo secondo romanzo rivelerà tutto cio’ che Stefania non sapeva di se stessa, delle sue affezioni, dei bisogni, della sua storia passata…. C’è qualche pericolo dietro l’angolo, di più non posso dire (ti ho già svelato qualcosa anche prima). Non invidio la nostra protagonista, poverina! :-)

Oltre che scrittore Renzo,sei anche un buon lettore? Ci sono delle letture che hanno influenzato in modo particolare il tuo modo di scrivere?

Leggo e scrivo da sempre, da quando ero bambino. E’ una pratica fondamentale per la mia persona. Sono particolarmente legato alla Insostenibile Leggerezza dell’Essere di Milan Kundera perché dimostra come nella vita quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. C’è però l’arte di trasformare le cose pesanti in leggere. Yin e Yang possono essere tradotti approssimativamente come il lato in ombra (Yin) e il lato soleggiato (Yang) di una collina e con la mia Stefania cerco di imparare dalla vita come passare da una collina all’altra…

Renzo hai mai sofferto del “blocco dello scrittore” o comunque trascorso lunghi periodi senza scrivere?

Assolutamente si! Considera che “Un uomo di nome Stefania” ho iniziato a scriverlo dieci anni fa… Ho dovuto e voluto fare scelte nella vita, anche molto dure (spesso in senso positivo) e ho rinunciato a diverse cose per dedicarmi completamente all’amore e alla scrittura.
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December 15, 2010

Roberta di “Hastral” intervista Renzo – prima parte

Chi è Renzo Samaritani?
Renzo Samaritani è un ragazzone di quarant’anni che, da sempre, ha la grande passione per lo scrivere… Le altre grandi passioni sono la buona cucina, il lavoro nel campo delle comunicazioni, l’esplorazione culturale… e la passione più grande di tutti: la ricerca del senso della vita!
Ti consideri “figlio d’arte” per quanto riguarda la scrittura?
Se esistesse un “gene dello scrittore” si troverebbe probabilmente nel mio DNA… Mia madre scrive da quand’era bambina e lo faceva anche suo padre. Ho sempre saputo, fin dai primi anni delle elementari, che sarebbe stata la mia strada. 
Si tratta di una vera necessità per me: faccio molta fatica a comunicare a voce, anche con le persone che hanno un posto importante nella mia vita. Le cose che voglio dire, ho bisogno di scriverle. Sarà timidezza, sarà il vantaggio di poter riflettere meglio su ciò che si vuole esprimere, sarà la possibilità di ricordare meglio ciò che si è vissuto e percepito. Resta il fatto che scrivere è importante per me come il cibo quotidiano.
Certamente l’esempio di mia madre mi ha ispirato e offerto l’opportunità di osservare da vicino la vita di una scrittrice affermata e le realtà del mondo editoriale, ma preferisco fare da solo le mie scelte, sia per lo stile sia per gli argomenti, che per le collaborazioni letterarie. Credo si tratti di un processo di crescita personale del tutto naturale e desiderabile.
Da cosa nasce “Un uomo di nome Stefania”? Come mai proprio “Stefania”?
Stefania è un nome che mi è sempre piaciuto. Deriva dal greco e significa “ghirlanda, corona,” come quei serti di alloro o di fiori o piante sacre che costituivano l’emblema della gloria per i regnanti, i poeti, i campioni atletici, e gli oracoli.
Sembra che sia anche collegato con il colore verde, che rappresenta l’immortalità e la buona salute… quand’è stato il momento di scegliere un nome per il mio personaggio non ho esitato, anche perché è quasi identico e altrettanto popolare sia nella forma femminile che in quella maschile.
Quanto c’è di autobiografico in “Un uomo di nome Stefania”?
Molto, ma naturalmente non tutto, altrimenti il protagonista si sarebbe chiamato Renzo. Nella storia ho usato le mie impressioni interiori più che gli eventi esteriori della mia vita personale. Così ho potuto dare vita e autenticità all’immagine del paesino romagnolo in cui affondano le radici familiari e culturali di Stefano/Stefania, alle esperienze più o meno squallide e traumatiche della sua vita “esagerata” nel periodo milanese, alla transizione sessuale soprattutto a livello emotivo, e alla scoperta di una dimensione più equilibrata e sana nella quale progredire nella propria crescita personale.
Tutto questo l’ho sperimentato e fa parte della mia vita vera. Anche molti dei personaggi secondari sono ispirati a persone reali, che naturalmente non possano essere considerati effettivamente biografici. In particolare la madre di Stefania, nel bene o nel male, costituisce la rappresentazione dell’archetipo “madre” della mia vita interiore.
Il filo conduttore del libro è “IL VIAGGIO”. Qual è la tua concezione di viaggio?
Dal punto di vista geografico non sono un gran viaggiatore. Non lo erano nemmeno i miei genitori, con i quali ho in comune una leggera forma di claustrofobia che mi procura una certa ansietà all’idea di salire in aereo. Mi piace però molto viaggiare ideologicamente, culturalmente… e faccio volentieri lavoro di ricerca sui luoghi che descrivo. Per esempio, il secondo volume della storia di Stefania è ambientato in India, e grazie alla disponibilità dell’amica Parama che vive là da molti anni, sto scoprendo questo meraviglioso paese attraverso i suoi occhi e attraverso fantastiche fotografie che presto pubblicheremo su un nuovo blog dedicato ai Viaggi di Stefi…. 
Condividere queste immagini con i miei lettori è per me un’offerta di affetto e riconoscenza, che permetterà loro di vivere l’esperienza del secondo volume con intensità ancora maggiore. Inserire delle foto nel libro sarebbe stato poco pratico, ma internet ci offre la possibilità di sfogliare insieme l’album dei viaggi come se fossimo seduti insieme in salotto.
Esiste poi un’altra dimensione del viaggio, una dimensione profondamente interiore che rispecchia e ispira quella esteriore, geografica e culturale. È l’eterno viaggio dell’evoluzione umana, una specie di percorso iniziatico che dalla mortalità conduce all’immortalità. Ma non c’è da preoccuparsi: non sarà affatto un viaggio noioso!
Si parla tanto della parità dei diritti degli omosessuali e dell’equiparazione delle coppie gay a quelle eterosessuali. Un Uomo di nome Stefania è un inno a questo?
E’ cantato su toni sommessi, semplici e immediati, ben lontani da retoriche politiche o sociali, senza moralismi nè vittimismi o recriminazioni. 
Sia Stefania sia la sua controparte Nirva sono omosessuali, e mentre Stefania compie la transizione sessuale a tutti gli effetti e si fidanza con Josè in una relazione di coppia di tipo eterosessuale, Nirva rimane sulla sponda “maschile” pur avendo con Max una relazione di coppia molto bella, pulita e delicata, nient’affatto diversa da qualsiasi genuina e sana relazione d’amore eterosessuale.
Probabilmente qualche lettore si aspettava un “romanzo gay,” traboccante di sesso gratuito e volgarità, una specie di “noir” tragico e perverso, sboccato e disperato, o forse persino grottesco. In effetti inizialmente Stefi passa attraverso una fase simile a questo clichè, ma più che altro perchè la gente non si aspetta altro da lei. Ma è una tappa breve, e fortunatamente Stefania si evolve su un piano più luminoso, dove i personaggi sono persone vere e non barattoli bisognosi di un’etichetta. 
Che siano maschi o femmina, non ha importanza: sono definiti non dal sesso a cui appartiene il loro corpo, ma dai valori che rispettano e praticano soprattutto nel relazionarsi con gli altri e con la vita. 
Ti senti più vittima o più giustiziere nella società odierna?
Beh, certo se devo scegliere preferisco essere il giustiziere piuttosto che la vittima… come diceva la famosa canzone di Simon & Garfunkel, meglio essere un martello che un chiodo! Ma scherzi a parte, io credo fermamente nella legge scientifica e universale del karma, e poichè ogni azione viene naturalmente seguita da una reazione, in realtà non esistono vittime. Ognuno ha il potere d’investire le proprie energie per cambiare la propria vita, anche se naturalmente non è sempre facile: questo è forse il messaggio più importante della vicenda di Stefania, e anche la realizzazione più profonda nella mia esperienza personale. 
Questo è il tuo primo libro, com’è stato l’iter editoriale? Cos’hai imparato da quest’esperienza?
Non è stato facile, e certamente ho imparato molto: soprattutto a non lasciarmi scoraggiare da niente e da nessuno. Materializzare un’idea e farla diventare una creazione tangibile, da condividere con il pubblico dei lettori, è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere molto e mi ha reso molto più forte. 
Avere l’appoggio delle persone che ti vogliono bene è d’importanza fondamentale, ma ci vuole anche tanta passione, pazienza, impegno, perseveranza e umiltà. Sì, perchè dobbiamo essere pronti a prendere molte “bastonate” e, credimi, le critiche costruttive aiutano molto di più dei complimenti fatti per gentilezza. Bisogna essere disposti ad ascoltare tutti e saper distinguere tra ciò che ostacola e ciò che aiuta la dinamica della storia.
“Un uomo di nome Stefania” è il primo di tre libri aventi “Stefania” come protagonista. Stai già lavorando al secondo?
Sì, anzi, la prima stesura è quasi terminata. Bisognerà poi sottoporla al naturale processo di “limatura” e revisione, insieme con le persone che mi sono state vicine nel primo romanzo, e che mi hanno aiutato moltissimo… soprattutto Massimiliano e Paola, che mi sta seguendo per l’editing anche del secondo e del terzo libro.
Il secondo volume della storia di Stefi svelerà e spiegherà molti misteri che sono rimasti in sospeso nel primo volume, proprio perchè Stefania vede aprirsi i propri orizzonti e comincia a comprendere sempre meglio sé stessa. Insomma, il Viaggio continua, ed è sempre più emozionante.
Cosa consiglieresti a chi vuole scrivere un libro?
Pazienza, determinazione, entusiasmo… spesso la gente vede il lavoro dello scrittore come un’occupazione relativamente facile e divertente, ma in realtà si tratta di un processo che è solitamente lungo e sofferto. E che non termina quando si scrive la parola “fine” sull’ultima pagina: anzi, è proprio allora che comincia il lavoro vero, quello di condividere la propria creatura con il mondo. E non è un lavoro facile.
In Italia ci sono circa 55 milioni di potenziali lettori; la metà di queste persone dice di leggere almeno un libro all’anno, mentre le altre affermano di non leggere mai, ma proprio mai, neppure un libro. Tra coloro che acquistano libri, circa il 50% legge tra 4 e 12 libri l’anno, circa il 30% legge un massimo di 3 libri l’anno, e il 20% afferma di leggere oltre 12 libri l’anno. Solo una piccola percentuale di questi libri è narrativa, perchè la precedenza va ai testi tecnici di consultazione che sono necessari ai professionisti. Le case editrici sono spesso intasate da “invii spontanei” di aspiranti scrittori che non hanno la più pallida idea sul funzionamento di un’impresa editoriale. 
È quindi necessario essere molto realistici, e possibilmente consultare un’agenzia letteraria che faccia valutazione di testi inediti, oppure frequentare un corso di scrittura creativa. Trasformare un sogno in realtà è possibile, ma richiede molto lavoro pratico.
December 7, 2010

“Un uomo di nome Stefania” è un libro gay?

Buondì!

Come dirò in una intervista che rilascerò ad Hastral a breve, “Un uomo di nome Stefania” non è un “libro gay”. Ma, come
lei ha scritto, “parla
di conflitto interiore, nel capire
come si è, cosa si è…
Parla di accettazione…del proprio
corpo… o meglio del disagio di trovarsi
in un corpo avendo…una indole diversa…
di esteriorità e interiorità.”
Il resto viene da sé… essendo la protagonista uomo gay a inizio romanzo
e donna, Stefania appunto, successivamente.
Direi che il libro è assolutamente consigliabile per la tua amica.
Buona giornata e un bacione, Renzo

Il giorno 07 dicembre 2010 12:02, Valeria ha scritto:
>
> Ciao!
> Stavo pensando una cosa…
> Io ho un’amica che adoro, che si è lasciata da poco con la sua ragazza ma è giovane e spero si riprenderà presto…
> E’ ancora in quella fase di “apertura” verso la sua natura, si informa moltissimo sui movimenti gay, sulle manifestazioni, frequenta molti forum etc etc etc
> Per natale avevo pensato di regalarle il tuo libro, che anche se non l’ho ancora letto, penso che sicuramente le piacerebbe e le potrebbe essere di aiuto :)
> Però a questo punto entri in gioco tu, che sai cosa c’è scritto dentro e che effetti può avere su di lei :)
> Che mi consigli?

Recensioni

October 16, 2011

Diviana

Ciao carissimo Renzo,
qualche giorno fa ho cominciato a leggere il tuo libro e l’ho letto tutto d’un fiato, come si suol dire. 
Ti ringrazio per averlo scritto e per tutto cio’ che hai fatto fin’ora nel campo dell’evoluzione umana. Abbiamo fatto tanti percorsi paralleli in mondi geograficamente diversi ma molto simili sotto altri aspetti. 

Ancora BRAVISSIMO!!!!! Keep up the good work!!!!! 
A presto! Diviana

Diviana Ingravallo Renzo!!! Ho cominciato a leggere il tuo libro, e’ BELLISSIMO!!! Grazie per averlo scritto. Ti scriverò più a lungo quando mi risveglio da questo fuso orario. Ciao!
September 17, 2011

lo scrittore Francesco Sansone parla di “Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia”, di Renzo Samaritani, Edizioni “il Campano”, Pisa, 2011 ISBN 978-886528066-9

Sono contento di poter tornare a parlare di uno scrittore che giù conoscete. Questo primo fine settimana è, infatti, uno di quei week end monotematici ed è dedicato aRenzo Samaritani e al nuovo libro Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia.  
Oggi vi presento il suo romanzo, mentre domani potrete leggere l’intervista esclusiva allo scrittore che ci parlerà della sua ultima fatica editoriale e di molto altro ancora.
Non resta che salutarvi, augurando un buon Sabato a tutti voi e darvi appuntamento a domani.
Francesco Sansone
Titolo: 
Stefania, Viaggio in India: l’Antica Profezia
Autore: 
Renzo Samaritani
Casa Editrice: 
 Il Campano
Sinossi dell’opera

L’amica della porta accanto fragile ma forte alla ricerca dell’Amore, Bellezza interiore e quant’altro le riserveranno la vita e un viaggio in India. Stefania attraverso quest’ultimo esplorerà costumi, usi, tradizioni e le diverse Religioni che convivono con annesse Divinità, asceti e celebrazioni. Infine conoscerà l’Essenza. Sarà come ritirarsi in un bellissimo ed incontaminato scorcio della Natura, dove non si trova niente e nessuno se non l’Incontro e la comunione profonda con il proprio Io.
Ne parlo perché…

Torna Stefania, uno dei personaggi che qualche mese fa mi ha affascinato, incantato ed emozionato, per continuare il viaggio alla riscoperta di se stessa e di nuove fasi della sua vita. Torna da dove mi aveva salutato. Torna Stefania senza  Stefano, per il quale non c’è più spazio, in un nuovo viaggio, in compagnia del suo José in quella India che già in passato l’aveva saputa ospitare amorevolmente e le aveva saputo insegnare tanto e che, adesso, è pronta a riabbracciarla.
Con Stefania ritroviamo anche personaggi del suo passato, seppur sotto nuove identità, ad arricchire questo viaggio in India pieno di misteri,  di sconcertanti scoperte  e di paure.
Una scrittura semplice, che cattura il lettore, per una storia tutta italiana che ha non ha niente da invidiare  a nessuno. Un romanzo che mostra come il cambio di sesso è solo un processo necessario per poter vivere una vita serena e normale e non necessariamente qualcosa legato alla prostituzione, all’esibizionismo o ad altro ancora a cui qualcuno ci ha voluto abituare in questi ultimi anni.
L’autore
Ecco tutti i link utili per seguire Renzo Samaritani sul web
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link diretto:
http://goo.gl/cAzkQ
August 21, 2011

recensione Rossella “Un uomo di nome Stefania” di Renzo Samaritani, Boopen Editore 2010

Vale veramente la pena di leggere questo libro, scritto in modo semplice e comprensibile a tutti. Stefania,
l’amica della porta accanto fragile e nello stesso tempo forte alla ricerca di qualcosa che sono sicura riuscirà a trovare, come l’amore, l’amicizia, la bellezza interiore nelle persone e chissà quant’altro di bello le riserverà la vita e i suoi prossimi viaggi. Ti aspettiamo Stefania per continuare il viaggio insieme a te. Quando si parte? Auguri cosmici a Renzo Samaritani
Rossella Deliso

Inviato da iPad
April 22, 2011

Laura

Alyu
…questo primo libro mi è piaciuto moltissimo infatti, un po’ appunto come ti dicevo per motivi estetici e per la sensibilità che hai nel raccontare, davvero una qualità rara- adesso la maggior parte degli scrittori butta giù parole in modo così rozzo…tu hai classe invece, e delicatezza e senso della narrazione- per questo nella prima mail ti dissi che tu saresti uno di quei narratori che starei ad ascoltare a bocca aperta per ore…secondariamente perchè Parama, che ha decisamente un intuito tremendo, me l’ha regalato in un momento molto delicato e quindi, anche a livello personale, mi ha “sconvolto”…mi ha fatto un “effetto catarsi” terribile, piacevole e allo stesso tempo un po’ spaventoso…
Hai una dote bellissima, quella che io chiamo la capacità dei veri scrittori di far vivere altre vite ai loro lettori, ampliando la loro stessa vita ad esperienze che forse non vivranno mai realmente, ma è come se…è coraggiosa la scelta dello stile autobiografico, serve ancora di più questa funzione, ma immagino che non sia stato un percorso semplice…
ti ringrazio per averlo scritto e avermi arricchito in tal modo!

Laura
March 31, 2011

Lydia ha commentato

Grazie Lydia, sei molto cara.
Presto uscirà il seguito.
Buona giornata e un abbraccio a Te,
R
Lydia Miszkiewicz
Lydia ha scritto: “Ciao Renzo, ho appena finito di leggere il tuo libro. Bello! Mi è piaciuto molto come scrivi. Sei chiaro, deciso, la lettura è scorrevole. La vita di Stefania è molto interessante. Ho anche letto, tra le righe, la tua passione per il buon cibo. Un abbraccio” Lydia http://goo.gl/TZaIO
March 30, 2011

BlogTaormina » “Un uomo di nome Stefania” di Renzo Samaritani

Il romanzo, in parte autobiografico, com’è facile intuire dal titolo in copertina, ha come tema di fondo l’omosessualità. Tuttavia, avrei evitato molto volentieri di porre l’accento, se pur genericamente, sull’argomento. Altri, al mio posto, avrebbero detto: “solleva il problema della omosessualità”. E’ a tal proposito che vorrei soffermarmi sul vero problema che è e sarà sempre il “luogo comune”. Ritengo che il diletta-pensiero non abbia, infondo, tutta la rilevanza che si vuol dare a credere tuttavia, dovendo recensire il libro, mi trovo costretta a chiarire le ragioni del mio fare che, apparentemente, potrà sembrare freddo e distaccato. Sono fermamente convinta che l’omosessualità non sia un problema men che meno un problema sociale. E’ il “non pensiero” attraverso il quale, nella maggior parte dei casi, si tenta ripetutamente di persuadere l’opinione pubblica. Ritengo che la vita sessuale di ognuno di noi debba essere una condizione “strettamente intima e personale”. Sostanzialmente, sono contraria ai “senza se e senza ma” per il semplice fatto che rappresentano solo una condizione di assoluta cecità. Ciò nonostante, circa l’idea di “ghettizzazioni concettuali” rivola all’omosessualità, (come all’eterosessualità, uomini-donne, maschi-femmine, maschilismo-femminismo) non esiste facoltà di scelta. Essenzialmente, rifiuto qualsiasi principio di “mondo” e “universo” femminile, maschile, eterosessuale e omosessuale. Vorrei che fosse chiaro che laddove esiste il concetto di “mondo”, come in questo caso, esiterà sempre il seme marcio della “contrapposizione” e quindi del “conflitto”. E’ la sconfitta delle “IDEE”. La sconfitta del pensiero. Il “non senso”. Aborro l’idea del mondo gay, negozi di abiti per gay, accessori per gay, discoteche gay, musica gay, ma la PERVERSIONE che più di ogni cosa mi disgusta è l’idea della “letteratura gay”. Un tributo alla cultura! Per quanto mi riguarda credo che, con questo, l’editoria abbia toccato il fondo. L’idea del “mondo gay”, come pure un semplice “gay pride”, servono esclusivamente al business. Il “gay pride” è manna per gli esercizi commerciali, negozi, ristoranti, alberghi, hotel, editoria, programmi televisivi e, non per ultimo, le associazioni (che ogni anno impinguano le proprie casse attraverso iscrizioni e donazioni). Tuttavia, il Nobel dell’avvilimento e della vergogna va alla politica. Il fantomatico e ignaro “esercito di gay”, serve solo ad ingrassare il business mentre ingrossa le fila della politica; ora da una parte ora dall’altra. Detto questo, e attirata su di me l’ira funesta dei “parassiti” o degli sprovveduti convinti che l’orgoglio sia una sorta di “appannaggio gay”, passiamo al racconto.
Perché vale la pena leggere il libro di Renzo?
Perché è un bel racconto e parla della vita di una Persona. La gradevolezza della lettura, la scioltezza, il ritmo incalzante e la costruzione, fedele ai canoni di scrittura, le fanno un apprezzabilissimo scritto. Sebbene tratti di drammi, (comuni alla vita di ognuno di noi) il romanzo è contraddistinto da uno spiccato senso ironico a tratti divertente. Benché il personaggio appaia disorientato e alla continua ricerca di se stesso, (la casualità lo condurrà sino in Nepal ad abbracciare le teorie della reincarnazione) si evince una carica di umanità e profondità d’animo senza eguali. Per chi ha la mia stessa età è sicuramente un piacevole viaggio nel tempo dal momento che l’accurata descrizione dei fatti, dei personaggi, dei luoghi, del paesino di provincia e la bottega hanno destato singolari ricordi.
Il racconto è suddiviso in brevi capitoli concepiti come semplici momenti; attimi. Come fossero dei brevi fotogrammi di vita.
Scrive l’autore: “i moralismi di campagna mi sembravano ormai meschini e ipocriti e disprezzavo la gente ordinaria come le persone scialbe prive di fantasia, spesso frustrate e pieni di complessi e paure”.
Leggevo in un articolo circa il libro di Renzo: “… il conflitto interiore per capire come si è e cosa si è” Ma io mi chiedo: “chi può dire di avere una ragionevole certezza sul proprio conto?”
Con un delizioso excursus “storico”, meglio dire “preistorico”, l’autore ci ricorda: “il mangiadischi è da considerarsi a tutti gli effetti il vero antenato del walkman. Uno dei più venduti tra il 1975 e il 1988 era il Penny con l’aspetto compatto e i buchi sopra l’altoparlante. Dai colori vivaci come arancione, turchese, rosso verde e giallo, funzionava a batterie e con alimentazione in rete”.
Mi chiedo: “come abbiamo potuto dimenticare il penny e “ti amo” di Umberto Tozzi che mia cugina ascoltava senza sosta per tutto il giorno?”. Da segnalare le dolci-amare poesie che di tanto in tanto creano un emozionante intermezzo tra i capitoli stessi e la descrizione dell’autore, della propria professione e l’impegno sociale che troverete come un’inaspettata sorpresa tra le ultime pagine.
Diletta Nespeca
February 19, 2011

“Un uomo di nome Stefania” recensione a cura dello scrittore Francesco Sansone

E’ autore di “Io: nella gioia e nel dolore”
Statale Editrice http://goo.gl/DZTAx
Francesco vive a Palermo ed è laureando in Lingue e Culture Moderne. Attualmente collabora con la rivistawww.giornalisticamente.it e rincorre il suo sogno di sempre: diventare un insegnante.
Il suo blog:
http://goo.gl/3MG04

L’intero fine settimana è dedicato ad un giovane scrittore emergente 

Renzo Samaritani  e al suo libro Un nome di nome Stefania. Oggi, infatti, troverete la scheda del romanzo e domani, in esclusiva, potrete leggere l’intervista allo scrittore che vi consiglio di leggere, perché davvero interessante. Non perdo altro tempo e vi lascio alla scheda del libro e, se vi va, ci vediamo domani. Buon Sabato a tutti

Francesco Sansone
Autore: Renzo Samaritani
Casa Editrice: Boopen
Prezzo: 12,00 Euro
Sinossi dell’opera
Crescere in un piccolo paese di provincia, lasciarlo perché  in quel posto non c’era più nulla che lo trattenesse. Arrivare in una grande città e rendersi conto di chi si è veramente per poi intraprendere un lungo percorso che porterà Stefano a diventare Stefania. Un ulteriore viaggio in Oriente, il costante bisogno di trovare risposte, vita notturna fra droga e alcolici e poi ricominciare nuovamente da zero. Un rapporto con una madre forte da ricostruire, incontri casuali, legami nati senza consapevolezza e molto altro ancora è Un uomo di nome Stafania, un libro che con una scrittura semplice, esprime concetti a volte difficili o semplicemente affrontati in maniera errata.
Ne parlo perché…
Perché è un libro che è arrivato da me da solo, desideroso di essere letto e capito. Leggendolo ho scoperto un Italia e gli italiani che non conoscevo, perché ancora non ero nato. Una società del tutto diversa da adesso, priva di tecnologia, telefonini, internet, ma uguale per tutto il resto. Le discoteche, le escort, la droga e ancora i pregiudizi e la difficoltà di non essere riconosciuti perché diversi da un modello che ancora adesso non smette di essere predominante.
Alcune note sull’autore
Vi rimando all’intervista di domani.
February 3, 2011

Un uomo di nome Stefania | Libera il Libro

L’avvincente storia di Stefania è un viaggio intorno al mondo alla
ricerca del sé. Lungo, avventuroso intrapreso ‘per caso’ e al tempo
stesso fortemente desiderato.
Un’anima in viaggio e un corpo che fugge dalla prigione d’una vita
obbligata, un bruco soffocato dal proprio bozzolo che non vede l’ora
di essere farfalla e volare.
Anni ottanta, la provincia bolognese è stretta come un paio di
décolleté con tacchi a spillo di una taglia più piccole.
Milano bigusto, fredda al mattino e sensuale al tramonto, produttiva
di giorno e corrotta di notte, ambigua, ambivalente, doppiogiochista.
Il desiderio di una svolta fa capolino tra le nuvole del cuore,
trasmutare.
Anni novanta, il Nepal accoglie il nuovo corpo e la sua anima pronti a
vivere a una nuova latitudine.
Ma è solo l’inizio…

Massimiliano Deliso
Editore: 
Boopen
Genere: narrativa
January 25, 2011

Francesco

 Ciao Renzo,
ho finito ieri sera di leggere il tuo libro. Mi e’ molto piaciuto e sono sicuro che leggero’ con la stessa intensita’ e partecipazione la continuazione.
Sono rimasto molto legato al personaggio il quale, pur movendosi all’ interno di realta’ che la Societa’ attuale magari bolla ancora come “peccaminose” e scabrose, mantiene sempre una forte impronta di ricerca “spirituale” e interiore, che la elevano al disopra della nuda realta’, alla continua ricerca di una dimensione superiore.
Io sono un grande lettore ed estimatore dei libri di tua madre. Nel tuo, seppur movendovi in ambiti e periodi ben diversi, ritrovo, in fondo, la stessa capacita’ di mettere in luce gli aspetti piu’ profondi e veri di ogni persona. La continua ricerca di se stessi e di una dimensione interiore.

Grazie ancora,
Francesco http://goo.gl/p0GkP
Immaginecopertina
January 3, 2011

Monica

Monica Pontoni 03 gennaio alle ore 23.25

ho terminato il libro cinque minuti fa… mi è piaciuto molto, anzi mi piace tuttora perché rimane dentro… mi sembra d’esser diventata amica di Stefania, mi ha permesso di entrare nel suo mondo e di capirne almeno un po’ le sfaccettature, con le sue difficoltà ma anche e soprattutto mi ha permesso di
condividere i suoi stati d’animo, i suoi sentimenti… quando
divento amica del protagonista di un romanzo ritengo che l’autore abbia fatto centro… la seguirò nel viaggio che sta per
fare… viaggerò con lei… grazie Renzo!
 1 of 2

December 28, 2010

Massimiliano

Immaginecopertina
L’avvincente storia di Stefania è un viaggio intorno al mondo alla
ricerca del sé. Lungo, avventuroso intrapreso ‘per caso’ e al tempo
stesso fortemente desiderato.
Un’anima in viaggio e un corpo che fugge dalla prigione d’una vita
obbligata, un bruco soffocato dal proprio bozzolo che non vede l’ora
di essere farfalla e volare.
Anni ottanta, la provincia bolognese è stretta come un paio di
décolleté con tacchi a spillo di una taglia più piccole.
Milano bigusto, fredda al mattino e sensuale al tramonto, produttiva
di giorno e corrotta di notte, ambigua, ambivalente, doppiogiochista.
Il desiderio di una svolta fa capolino tra le nuvole del cuore,
trasmutare.
Anni novanta, il Nepal accoglie il nuovo corpo e la sua anima pronti a
vivere a una nuova latitudine.
Ma è solo l’inizio…
Massimiliano Deliso http://goo.gl/7n9fx
December 19, 2010

Parole al Vento – Hastral recensione di “Un uomo di nome Stefania”

unuomodinome stefania

Oggi ho letto questo libro,
Un uomo di nome Stefania, che parla
di conflitto interiore nel capire
come si è, cosa si è…
Parla di accettazione…del proprio 
corpo… o meglio del disagio di trovarsi
in un corpo avendo…una indole diversa…
di esteriorità e interiorità.
Un uomo di nome Stefania parla d’amore.
Amore di coppia, ma anche di amore universale.
Un uomo di nome Stefania parla di religione.
Del buono che un esperienza religiosa 
può portare nella vita ma anche della delusione
nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti
possono essere certe interpretazioni fatte
da uomini di scritti originariamente positivi.
Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia. 
Di equilibri, di diversità, errori e conflitto
con i genitori, del bisogno di essere accettati
ed amati per ciò che si è…al di là delle 
loro aspettative.
Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni
molto lucide, spassionate su argomenti importanti
ma al contempo le esprime con una grazia ed una
delicatezza davvero sorprendenti.
Un inchino e un plauso messere Renzo, a mio parere puoi andare fiero della tua prima 
– speriamo di una lunga serie – opera.
Hastral
Hastral intervista Renzo, pubblicato il 15 dicembre: vai su http://goo.gl/3huq4
December 10, 2010

a Natale regala “Un uomo di nome Stefania” (recensione di Vittoria Rinaldi)

E’ il miglior regalo che si possa fare alle persone a cui vogliamo bene. L’avvincente storia di Stefy, solo all’inizio in questo primo romanzo di Renzo Samaritani, è un viaggio nel vero Natale di tutti noi. Un cambiamento che per la protagonista del libro è prima esteriore e poi interiorizzato attraverso un misticismo moderno che, a dispetto del pessimismo di molti, sta attraversando la casalinga di Bologna come la modella di Milano, in un mutamento sottile al quale è possibile partecipare se già non avviene, consciamente e non.
Renzo ha avuto il pregio di riuscire a comunicare emozioni e sentimenti, spesso molto intimi e spirituali, in una forma di messaggio per i tempi che verranno e che già in parte stiamo vivendo. Con parole semplici ma in un linguaggio che può essere considerato anche sofisticato, un romanzo che si legge tutto d’un fiato per un nuovo scrittore che è già destinato a stupirci con prossimi libri importanti. Per ora poco conosciuto ma gli anni daranno ragione a chi come me ha già fatto di “Un uomo di nome Stefania” un importante punto di riferimento quotidiano per riflettere, a volte sorridere, piangere ed esprimere emozioni in un modo nuovo ed antico al tempo stesso. In poche parole: vivere.
Impossibile non apprezzare le qualità letterarie di Renzo Samaritani e attendiamo con ansia il prossimo libro.
Vittoria Rinaldi
Un uomo di nome Stefania, Renzo Samaritani
The Boopen Editore, 2010
ISBN 
978-88-6581-043-9
Immaginecopertina
December 7, 2010

“Un uomo di nome Stefania” recensione di Manuela

Un linguaggio piano, semplice e diretto cerca immediatamente la sintonia con il lettore per trasportarlo in un mondo dove la complessità viene dipanata con scioltezza e senza autocompiacimento.
Il viaggio nel viaggio, il viaggio come metafora della ricerca del sé è un tema caro a molti autori: Renzo lo propone attraverso la sua ottica personale nella quale le distanze geografiche costituiscono probabilmente un mero pretesto per affrontare quelle di genere, dove il protagonista rinasce ogni volta dalle proprie ceneri come un’araba fenice dei nostri giorni.  
Aspettiamo il seguito.
Manuela Cobbe
Immaginecopertina
December 1, 2010

da Mario


    • aldoguru ohmguru Ho già espresso il mio alto apprezzamento per il tuo stile letterario e son felice di vederlo condiviso da firme del giornalismo di rilievo.

      2 ore fa  
    • Renzo Samaritani Tu sei stato molto critico in senso positivo senza i soliti “bravo bravo”,,, grazie di cuore, anche perché mi sostieni sempre.
      1 ora fa
vi giro questa cosa bellissima che mi ha scritto il giornalista Mario Albanesi, Direttore del periodico “Nuove Antenne” e Presidente del Coordinamento Nazionale Nuove Antenne di Roma
Inizio messaggio inoltrato:
Da: “Mario Albanesi” 
Ciao Renzo! Ho letto per intero il libro. Scrivi benissimo e hai una forte capacità di sintesi che ti rende immediato e moderno. Mi aspetto grandi cose da te. Un abbraccio, Mario
November 9, 2010

Monica

0immaginecopertina

Ho letto le prime due pagine come faccio sempre appena compro un libro per farmi un’idea… (visto che ne ho altri due in corso, finisco quelli prima di dedicarmici bene).  Mi piace l’impostazione, e m’ispira, ma questo già ancora prima di aprirlo… i ricordi espressi con pensieri veloci e schietti, almeno quello che per ora mi è rimasto impresso… che rende la lettura piacevole e scorrevole.
Sicuramente ti farò sapere appena lo conoscerò meglio.
E’ la prima volta che ho contatti diretti con uno scrittore, e la cosa mi inorgoglisce… e mi sento onorata!

Monicapontoni
October 23, 2010

il mio libro segnalato da LiberaMenteServo – UN UOMO DI NOME STEFANIA, un’anima in viaggio. Di Renzo Samaritani

Un uomo di nome StefaniaUn’avventura alla ricerca del significato dell’esistenza.
Autore: Renzo Samaritani
The Boopen Editore, 2010
UN UOMO DI NOME STEFANIA
Primo libro per questo scrittore in erba Renzo Samaritani che si è cimentato nella sua vita, come lui stesso ci racconta, in esperienze radiofoniche e televisive. Ha gestito radio e una micro televisione, nonché condotto programmi affiancato anche dalla sua famosa madre, la scrittrice Helga Schneider.

Libro Bianco & Nero
Formato 14,8 x 21 (A5)
Copertina Morbida
Pagine 202
Editore Boopen
Lingua Italiana
ISBN 978-88-6581-043-9
Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà con la fantasia.

Appena uscito con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’, accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del protagonista. La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a quella corporea.
Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro sperando ne seguano altri.
Recensione della giornalista Elisabetta Anna Maria Scotto
L’avvincente storia di Stefania è un viaggio intorno al mondo alla ricerca del sé. Lungo, avventuroso intrapreso ‘per caso’ e al tempo stesso fortemente desiderato.

Un’anima in viaggio e un corpo che fugge dalla prigione d’una vita obbligata, un bruco soffocato dal proprio bozzolo che non vede l’ora di essere farfalla e volare.
Anni ottanta, la provincia bolognese è stretta come un paio di décolleté con tacchi a spillo di una taglia più piccole.
Milano bigusto, fredda al mattino e sensuale al tramonto, produttiva di giorno e corrotta di notte, ambigua, ambivalente, doppiogiochista. Il desiderio di una svolta fa capolino tra le nuvole del cuore, trasmutare.
Anni novanta, il Nepal accoglie il nuovo corpo e la sua anima pronti a vivere a una nuova latitudine.
Ma è solo l’inizio…
(Massimiliano Deliso)
Un uomo di nome Stefania parla di conflitto interiore, nel capire come si è, cosa si è … Parla di accettazione …del proprio corpo … o meglio del disagio di trovarsi in un corpo avendo … una indole diversa … di esteriorità e interiorità. Un uomo di nome Stefania parla d’amore. Amore di coppia, ma anche di amore universale. Un uomo di nome Stefania parla di religione. Del buono che un esperienza religiosa può portare nella vita ma anche della delusione nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti possono essere certe interpretazioni fatte da uomini di scritti originariamente positivi. Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia. Di equilibri, di diversità, errori e conflitto con i genitori, del bisogno di essere accettati ed amati per ciò che si è…al di là delle loro aspettative. Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni lucide, spassionate su argomenti importanti ma al contempo le esprime con una grazia ed una delicatezza davvero sorprendenti. Un inchino e un plauso messere Renzo, a mio parere può andare fiero della sua prima – speriamo di una lunga serie – opera Hastral.
October 11, 2010

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     Argomento: da: aNobii



      Oggi ho letto il libro e mi è piaciuto. Trovo che l’autore ha dosato
      sapientemente l’autobiografico con ciò che è frutto della fantasia. Mi
      piace il modo in cui mette “sul piatto” i sentimenti…come ha
      espresso la sua opinione sull’amore, l’analisi “spietata” che da
      figlio ha fatto sul rapporto dei suoi genitori…l’amore e la
      conflittualità che esprime nel rapporto con sua madre…l’amore e…il
      rimpianto che esprime per suo padre…Il capitolo “Amore vero” mi ha
      coinvolta molto e fatta riflettere altrettanto. L’altro capitolo che
      ho adorato è “Dialogo con un omofobo italiano” ! Quando Stefania si
      libera dei soprusi subiti per anni ed ha per la prima volta il
      coraggio di parlare…”l’omosessualità […] è una scelta personale
      che riguarda la sfera privata e dovrebbe essere garantita legalmente”
      Queste parole incarnano perfettamente ciò che ne penso io
      sull’argomento ed esprimono il concetto di libertà e libero
      arbitrio…Vorrei citare tanti altri passaggi del libro che mi sono
      piaciuti enormemente ma…non voglio dilungarmi ne tediarvi !

       Argomento: Michail



        Ciao Renzo

          Ho letto il tuo libro e ti dirò che mi è piaciuto molto e il motivo è
        che tu sei la prima persona che è riuscita a farmi vedere situazioni
        del genere con un occhio diverso…
          ….. ho sempre avuto dei pregiudizi sull’omosessualità che non mi hanno
        mai dato la possibilità di confrontarmi con chi è omosessuale.
          Forse per schemi imposti da una famiglia che adoro ma che vive in un
        altro mondo (la differenza di età con i miei è infinita…..) ho sempre
        “evitato” di frequentare persone della sfera omosessuale oppure
        relazionandomi con loro facendo “finta di nulla”, per altro per me
        difficilissimo perché ho un carattere molto diretto e non mi è facile
        nascondere quello che provo, conoscere meglio la coppia formata da Max
        e Nirva mi ha aiutato molto a crescere sotto quest’aspetto e il tuo
        libro è riuscito a “buttare giù” muri verso chi vive la propria
        sessualità in questo modo.
          Non ti nego che le domande che vorrei farti magari un giorno in
        privato sono tante ma ti assicuro che in poco più di un giorno (il
        tempo di leggere il romanzo) ho fatto passi da gigante nel cambiare
        modi di vedere l’omosessualità.
          Ti conosco da tanti anni ma leggendo il tuo libro mi pare di
        conoscerti da 1 giorno e mi accorgo che sei veramente speciale….
          Ciao un abbraccio
        October 10, 2010

        un-uomo-di-nome-stefania—[email protected]

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           Argomento: Roberta


               

            Oggi ho letto questo libro,
            il cui autore, Renzo Samaritani
            è un amico di lunga data della
            mia dolce metà.
            Un uomo di nome Stefania, parla
            di conflitto interiore, nel capire
            come si è, cosa si è…
            Parla di accettazione…del proprio
            corpo… o meglio del disagio di trovarsi
            in un corpo avendo…una indole diversa…
            di esteriorità e interiorità.
            Un uomo di nome Stefania parla d’amore.
            Amore di coppia, ma anche di amore universale.
            Un uomo di nome Stefania parla di religione.
            Del buono che un esperienza religiosa
            può portare nella vita ma anche della delusione
            nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti
            possono essere certe interpretazioni fatte
            da uomini di scritti originariamente positivi.
            Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia.
            Di equilibri, di diversità, errori e conflitto
            con i genitori, del bisogno di essere accettati
            ed amati per ciò che si è…al di là delle
            loro aspettative.
            Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni
            molto lucide, spassionate su argomenti importanti
            ma al contempo le esprime con una grazia ed una
            delicatezza davvero sorprendenti.
            Un inchino e un plauso messere Renzo, come ti ho detto
            a mio parere puoi andare fiero della tua prima
            – speriamo di una lunga serie – opera.
            Roberta

               Argomento: Elisabetta



                Primo libro per questo scrittore in erba Renzo Samaritani che si è
                cimentato nella sua vita, come lui stesso ci racconta, in esperienze
                radiofoniche e televisive. Ha gestito radio e una micro televisione,
                nonché condotto programmi affiancato anche dalla sua famosa madre, la
                scrittrice Helga Schneider.
                Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà
                con la fantasia.
                Appena uscito con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in
                anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si
                evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un
                auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza
                da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’,
                accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del
                protagonista.
                La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento
                mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita
                di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi
                disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a
                quella corporea.
                Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima
                analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
                Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro
                sperando ne seguano altri.

                 Argomento: Chiara



                  Ciao Renzo,
                  ho appena finito il libro… è bellissimo, mi è piaciuto davvero
                  tanto!
                  Sei bravo, e sei di una sensibilità e di una dolcezza unica che riesci
                  a trasmettere attraverso le parole.
                  Io sono una frana e quindi spero di riuscire a farti capire quello che
                  voglio dire perché faccio sempre casino nell’esprimermi.

                  October 9, 2010

                  aNobii

                  Un uomo di nome Stefania. Un’anima in viaggio

                   (1) 

                  | 9788865810439

                  1 Recensione

                  • Un uomo di nome Stefania

                    Oggi ho letto il libro e mi è piaciuto. Trovo che l’autore ha dosato sapientemente l’autobiografico con ciò che è frutto della fantasia. Mi piace il modo in cui mette “sul piatto” i sentimenti…come ha espresso la sua opinione sull’amore, l’analisi “spietata” che da figlio ha fatto sul rapporto dei suoi genitori…l’amore e la conflittualità che esprime nel rapporto con sua madre…l’amore e…il rimpianto che esprime per suo padre…Il capitolo “Amore vero” mi ha coinvolta molto e fatta riflettere altrettanto. L’altro capitolo che ho adorato è “Dialogo con un omofobo italiano” ! Quando Stefania si libera dei soprusi subiti per anni ed ha per la prima volta il coraggio di parlare…”l’omosessualità […] è una scelta personale che riguarda la sfera privata e dovrebbe essere garantita legalmente” Queste parole incarnano perfettamente ciò che ne penso io sull’argomento ed esprimono il concetto di libertà e libero arbitrio…Vorrei citare tanti altri passaggi del libro che mi sono piaciuti enormemente ma…non voglio dilungarmi ne tediarvi !

                  September 23, 2010

                  Nadia

                  Immaginecopertina
                  Ho iniziato a leggerlo e la lettura scivola via velocemente. Non ho letto molto perché ieri ero stanca ma stasera andrò avanti. Ti aggiorno. Complimenti.
                  September 21, 2010

                  Michele

                  Ciao Renzo
                  Ho letto il tuo libro e ti dirò che mi è piaciuto molto e il motivo è che tu sei la prima persona che è riuscita a farmi vedere situazioni del genere con un occhio diverso…
                  ….. ho sempre avuto dei pregiudizi sull’omosessualità che non mi hanno mai dato la possibilità di confrontarmi con chi è omosessuale.
                  Forse per schemi imposti da una famiglia che adoro ma che vive in un altro mondo (la differenza di età con i miei è infinita…..) ho sempre “evitato” di frequentare persone della sfera omosessuale oppure relazionandomi con loro facendo “finta di nulla”, per altro per me difficilissimo perché ho un carattere molto diretto e non mi è facile nascondere quello che provo, conoscere meglio la coppia formata da Max e Nirva mi ha aiutato molto a crescere sotto quest’aspetto e il tuo libro è riuscito a “buttare giù” muri verso chi vive la propria sessualità in questo modo.
                  Non ti nego che le domande che vorrei farti magari un giorno in privato sono tante ma ti assicuro che in poco più di un giorno (il tempo di leggere il romanzo) ho fatto passi da gigante nel cambiare modi di vedere l’omosessualità.
                  Ti conosco da tanti anni ma leggendo il tuo libro mi pare di conoscerti da 1 giorno e mi accorgo che sei veramente speciale….
                  Ciao un abbraccio
                  Immaginecopertina

                  re

                  September 20, 2010

                  Emanuele

                  Ciao Renzo, sto leggendo il tuo libro…
                  cosa per me inusuale sto impiegando molto tempo per terminarlo…alcune parti sono talmente toccanti che sento il bisogno di fermarmi e leggerle più volte.
                  Ti saluto…..Emanuele
                  Copertina_samaritani
                  September 19, 2010

                  Chiara

                  Ciao Renzo,
                  ho appena finito il libro… è bellissimo, mi è piaciuto davvero tanto!
                  Sei bravo, e sei di una sensibilità e di una dolcezza unica che riesci a trasmettere attraverso le parole.
                  Io sono una frana e quindi spero di riuscire a farti capire quello che voglio dire perché faccio sempre casino nell’esprimermi.

                  Immaginecopertina
                  September 13, 2010

                  Hastral

                  5633da3f0350f35d0e7cc9d32bb7de
                  Oggi ho letto questo libro,
                  il cui autore, Renzo Samaritani
                  è un amico di lunga data della
                  mia dolce metà.
                  Un uomo di nome Stefania, parla
                  di conflitto interiore, nel capire
                  come si è, cosa si è…
                  Parla di accettazione…del proprio 
                  corpo… o meglio del disagio di trovarsi
                  in un corpo avendo…una indole diversa…
                  di esteriorità e interiorità.
                  Un uomo di nome Stefania parla d’amore.
                  Amore di coppia, ma anche di amore universale.
                  Un uomo di nome Stefania parla di religione.
                  Del buono che un esperienza religiosa 
                  può portare nella vita ma anche della delusione
                  nell’accorgersi di quanto sbagliate e forvianti
                  possono essere certe interpretazioni fatte
                  da uomini di scritti originariamente positivi.
                  Un uomo di nome Stefania parla di una famiglia. 
                  Di equilibri, di diversità, errori e conflitto
                  con i genitori, del bisogno di essere accettati
                  ed amati per ciò che si è…al di là delle 
                  loro aspettative.
                  Lo trovo un libro molto saggio che esprime opinioni
                  molto lucide, spassionate su argomenti importanti
                  ma al contempo le esprime con una grazia ed una
                  delicatezza davvero sorprendenti.
                  Un inchino e un plauso messere Renzo, come ti ho detto
                  a mio parere puoi andare fiero della tua prima 
                  – speriamo di una lunga serie – opera.
                  Hastral
                  posted by hastral 21:24 | commenti
                  August 30, 2010

                  Elisabetta Anna Maria Scotto giornalista e blogger – Home

                  Primo libro per questo scrittore in erba Renzo Samaritani che si è cimentato nella sua vita, come lui stesso ci racconta, in esperienze radiofoniche e televisive. Ha gestito radio e una micro televisione, nonché condotto programmi affiancato anche dalla sua famosa madre, la scrittrice Helga Schneider.
                  Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà con la fantasia.
                  Appena uscito con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’, accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del protagonista. 
                  La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a quella corporea.
                  Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
                  Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro sperando ne seguano altri.
                  Elisabetta Anna Maria Scotto
                  informazioni:
                  August 8, 2010

                  Interviste&Recensioni

                  copertina samaritani.JPG

                  Un uomo di nome Stefania 

                  Primo libro per questo scrittore in erba Renzo Samaritani che si è cimentato nella sua vita, come lui stesso ci racconta, in esperienze radiofoniche e televisive. Ha gestito radio e una micro televisione, nonché condotto programmi affiancato anche dalla sua famosa madre, la scrittrice Helga Schneider.
                  Un libro ‘quasi’ autobiografico dove miscela sapientemente la realtà con la fantasia.
                  Di prossima uscita con i tipi di Boopen Editore ho avuto una copia in anteprima, e già dal titolo del romanzo ‘Un uomo chiamato Stefania’ si evince il suo contenuto e fin dalla prime pagine si saltella da un auto apostrofarsi al femminile e al maschile, passando con naturalezza da un ‘mi sono sentita strana’ a un ‘e perché io ero piccolo’, accorgimento geniale per farci capire lo stato d’animo del protagonista. 
                  La storia si evolve quietamente e si prova un certo coinvolgimento mentre la si legge. Una storia di ‘diversità’ che testimonia la vita di una donna nata in un corpo di uomo ma che non ha subito grandi disagi nel realizzare la sua vera condizione psicologica rispetto a quella corporea.
                  Una storia di amore anche, quell’amore che tutti noi, in ultima analisi, ricerchiamo piu o meno distrattamente.
                  Faccio i miei auguri a Renzo Samaritani per il suo primo libro sperando ne seguano altri.
                  Elisabetta Anna Maria Scotto
                  ————————————

                  Intervista a mio figlio, Renzo Samaritani

                  di Helga Schneider
                  (Dicono che sono io a cinque anni a Vienna!)

                  Sarà…)

                  renzo a vienna
                     
                    
                  Ciao Renzo. Ho letto le bozze di stampa del tuo libro “Un uomo di nome Stefania”. Nomini spesso S. Lazzaro dove non sei nato, ma dove sei cresciuto…

                   – Ho molti ricordi di S. Lazzaro: Diana la cagnolona che mi seguiva come se fossi suo padroncino, Claudia che all’epoca era una ragazzina e aveva scelto come unico amico del cortile me… Ora anche lei é madre. E’ passato tanto tempo… Tu invece cosa ricordi di S. Lazzaro?
                   Ad esempio che lavoravo part-time come corrispondente di lingue in un’azienda che costruiva serbatoi di stoccaggio per petrolio ed altri materiali, gli stabilimenti si trovavano ad Ozzano dell’Emilia. Raggiungere ogni giorno il posto di lavoro presentava qualche difficoltà, perché la distanza era notevole, ma dovevo farcela, visto che il mio mezzo stipendio serviva anche alla nostra piccola economia domestica.
                   – Vedo anche da questo ricordo che la vita per te non é mai stata facile…
                   No, non lo è stata. Avevamo lo sfratto ed eravamo piuttosto preoccupati. Ora non ricordo bene in quali enti od uffici presentammo la domanda per ottenere un alloggio in locazione, ne avevamo il diritto in quanto sottoposti a provvedimento esecutivo di sfratto, ed entrammo in una lunga lista d’attesa. Un giorno accadde il miracolo e ci comunicarono che ci avrebbero assegnato un appartamento a Bologna. Increduli e euforici andammo a vederlo. Firmammo il contratto e traslocammo.
                   – Eravamo molto felici per questa svolta della nostra vita…
                   E’ vero. Ti iscrissi all’Istituto Professionale Fioravanti e la vita riprese un corso normale. Da Bologna potevo servirmi del pullman per Ozzano e tutto si era semplificato.
                   – E la scrittura?
                   Il fatto che ho sempre scritto, in qualunque luogo e in qualsiasi situazione, mi sembra così scontato che ho tralasciato di farne menzione. Avevo anche offerto due romanzi a diversi editori, ma furono rifiutati.
                   – Ma hai sempre continuato…
                   Io scrivo fin dall’adolescenza, prima in lingua tedesca e poi in lingua italiana, ma per decenni con il più solenne insuccesso.
                   – Tuttavia hai dimostrato una costanza ammirevole…
                   Si, ma anche in altre cose. A Bologna ad esempio tu ed io cominciammo a trasmettere nelle radio libere, ero affascinata da questo nuovo mezzo di comunicazione. Tu ti occupavi della regia tecnica e io intrattenevo gli ascoltatori. Era divertentissimo. Facevamo “la notte” e a volte cominciavamo alle nove di sera e terminavamo alle sette del mattino. Ci telefonavano tutti gli insonni di Bologna, i non vedenti, le persone sole, nonne e nonnini,  taxisti e infermieri, insomma, i nottambuli. Maurizio “dai capelli ribelli” stava al centralino che era sempre intasato. Ci intervistò anche il Carlino, ne fummo molto fieri.
                   – Suona idilliaco… Erano bei tempi!
                   Si, ma poi venne il brutto. Una sera vidi tuo padre tornare dal lavoro con la faccia e il collo gonfi. Mi spaventai, la cosa non mi piacque per niente. Il giorno dopo andammo dal nostro medico di famiglia. Lui tranquillizzò tuo padre e ordinò gli esami di rito. Ma risultò quasi subito un cattivissimo cancro ai polmoni.
                   – Si, lo ricordo con angoscia…
                   Cominciò così il suo calvario: radioterapia e diversi cicli di chemio con i soliti, brutali, terrificanti effetti di tossicità: nausea, astenia, perdita dei capelli, valori del sangue sconvolti. Graduale decadimento morale e fisico. Crescente dolore. Qualità di vita disumana. Mio marito aveva 47 anni. Praticava regolarmente lo sport, aveva un fisico forte e allenato. Nove mesi di malattia lo avevano ridotto a una larva d’uomo. Dopo l’intervento della biopsia mi aveva detto: “Se scoprono qualcosa di brutto – non dirmelo mai.” Non glielo dissi e finsi per tutto il tempo della malattia. Gli ripetevo che aveva una forte anemia, ma che le cure lo avrebbero lentamente guarito. Lo accompagnai, mentre entrava e usciva  da tutti gli ospedali di Bologna, alla morte. Ne avevo la possibilità, perché dopo un anno di soggiorno nella nuova casa, l’azienda per la quale lavoravo era fallita.
                   – Vedere papà con i capelli caduti a causa della chemio mi impressionò moltissimo.
                   Lui trascorse il periodo finale della malattia all’ospedale Maggiore. Devo dire che c’erano medici meravigliosi, non permisero che mio marito fosse anche distrutto dal dolore. Trascorsi al suo capezzale molte notti. “Fare la notte” all’ospedale è faticoso, sfiancante. Si sta seduti su una sedia e il tempo sembra fermo. Un giorno tornai a casa per fare la doccia e preparare il solito cambio di biancheria per lui – quando suonò il telefono: se ne era andato. E lo sai cosa fu la prima cosa che pensai sentendo la notizia? “Dio, ti ringrazio.” Il resto fu il normale seguito di un decesso: burocrazia, funerale, burocrazia e produzione di documenti e certificati…
                   – Dopo che successe? Beh, lo so, ma racconta…
                   Mi trovai senza lavoro, senza soldi, con l’affitto da pagare e un figlio da mantenere. Allora andai a stirare camicie in un lavasecco.
                   – Devo ammettere che non ti stavo molto vicino… forse perché ero ancora molto giovane.
                   Tu aspettavi la chiamata per il servizio militare, anzi, il servizio civile. Durante i nove mesi, mentre seguivo tuo padre nei vari ricoveri, tu avevi  conosciuto il movimento degli Hare Krishna e avevi cominciato a frequentare il loro tempio a Castelmaggiore. Un giorno ti proposero di occuparti della loro radio, RKC Bologna, e poiché eri appassionato di radio libere, accettasti. Purtroppo accettasti anche di trasferirti nel loro tempio. Successe dopo il funerale di tuo padre. Mi ribellai, mi informai in questura se mio figlio potesse vivere in un tempio, ma mi dissero che un maggiorenne aveva ogni diritto di scegliere il proprio domicilio e la religione che più lo convinceva. Ero impotente. Tu restavi là per due anni finché una mattina molto presto ti ripresentasti a casa, molto dimagrito e indossando strani vestiti. Eri cambiato, non ti riconoscevo. Facevi ragionamenti che non riuscivo a condividere e sostenevi concetti che trovavo estranei, incomprensibili, proiettati in un mondo arcaico che non aveva nulla a che vedere con quello in cui stavamo vivendo. Cominciarono discussioni, malumori, un abisso sempre più grande, alla fine un’incompatibilità insuperabile. Te ne andasti di nuovo, rancoroso e inconciliabile. Per vent’anni evitasti ogni contatto con me e fra noi si creò un divario che ad un certo punto sembrava incolmabile. Ne soffrivo molto, ma ancora una volta mi sentivo impotente.
                   – Si, é una storia triste fra un figlio e una madre. Nel frattempo tu cosa facevi?
                   Stiravo camicie, collaboravo con una radio libera e scrivevo. Mi rifiutarono due o tre romanzi. Finché un allora ancora piccolo editore, Pendragon di Bologna, mi pubblicò “La bambola decapitata”, un libro di pura fiction. Mi intervistò un giornalista della Stampa, Gabriele Romagnoli, con l’intenzione di dedicare alcune frasi al libro, ma quando mi chiese da dove venivo, gli raccontai di essere cresciuta a Berlino durante il nazismo, che mia madre mi aveva abbandonata a 4 anni per fare la guardiana nei campi di sterminio, che avevo visto Hitler nel suo bunker sotto la Nuova cancelleria – allora lui disse: “Se ciò che mi hai raccontato é vero – d’ora in poi scrivi di questo!” Al mattino trasmettevo dalla radio, intervistando i politici bolognesi, nel pomeriggio stiravo camicie al lavasecco e alla sera scrivevo “Il rogo di Berlino”. Quando lo terminai come sempre ne feci stampare delle copie e le spedii ai vari editori, ma curiosamente anche ad un agente di Milano, Bernabò. Che mi chiamò proponendo di gestire il testo. E accadde un altro miracolo: lo accettò niente di meno che l’editore Adelphi. E la mia vita cambiò.
                   – Complimenti, é la favola di Cenerentola…
                  Da qui in poi la tua storia é di dominio pubblico. “Il rogo di Berlino” fu un caso letterario, arrivarono le interviste per i giornali, le apparizioni televisive, le edizioni per le scuole, gli innumerevoli inviti di incontrare gli studenti, conferenze e convegni, viaggi in Italia e all’estero, e  altri due libri pubblicati dalla stessa Adelphi, ma anche da Rizzoli, Einaudi e Salani. Le traduzioni dei tuoi libri in quindici lingue estere, e il music drama “Lasciami andare madre” scritto insieme a Lina Wertmüller e messo in scena con gli attori Roberto Herlitzka e Milena Vukotic con grande consenso di critica e strepitoso successo di pubblico. E’ davvero notevole quanto hai ottenuto in soli 15 anni di carriera letteraria. Sai, quando un giorno lessi sul Corriere che tu avevi scritto un libro che era considerato un ‘caso letterario’: “Il rogo di Berlino”, mi venne un colpo. Ci incontrammo e ti rimproverai di aver raccontato la verità su tua madre, membro della Waffen SS e guardiana ad Auschwitz Birkenau, a tutta l’Italia, tranne che a me! Il fatto che tutti sapessero di questa mia nonna “mostro” mi metteva a disagio. Ce l’aveva di nuovo con te.

                  Nel frattempo avrai capito che io sono “altro” da mia madre?

                   – Per me é ancra un problema… Comunque, grazie di questa chiacchierata.
                   
                  Beh, permetti che a questo punto anch’io ti ponga alcune domande. Fra poco uscirà il tuo primo libro dal titolo ”Un uomo di nome Stefania”. Cosa ti aspetti da questo esordio?

                  – Non saprei. Ad esempio, non ho idea di che spazio possa trovare il mio titolo in libreria…  E, se ci saranno recensioni, non é che faranno subito il confronto con te? 

                  Un recensore di professione saprà giudicare il tuo libro per quello che offre e vale,  lui dovrebbe scindere il mio nome dal tuo libro. Ma vorrei chiederti un’altra cosa: ho letto nella bozza la descrizione della madre del protagonista nella quale non mi riconosco… 

                  – Infatti non sei assolutamente tu! Come specificato nella descrizione, il libro é autobiografico solo in parte. 

                  Secondo me dovevi fare la scelta netta di autobiografia e fiction, altrimenti si crea una certa confusione. Comunque, sei perdonato. Per il resto – auguri per il tuo libro!  Hai imboccato una strada difficile, io ne so qualcosa. Una strada che costa fatica, che richiede forza, costanza e il coraggio di incassare anche qualche smacco.
                  Allora “toi toi toi”, come si dice in tedesco, per “Un uomo di nome Stefania”!

                  – Ti ringrazio davvero.