Nuovo profilo di Nirva da oggi su Fb:
https://www.facebook.com/NirvanAnandadas
OSHO – La Luce del Nirvana nella Visione del Poeta
Krishna è l’unico grande uomo in tutta la nostra storia che ha raggiunto l’assoluta altezza e profondità della religione eppure egli non appare serio, né triste, né in lacrime. In linea di massima, la caratteristica primaria di una persona religiosa è il fatto che sia sobria, seria e dall’aspetto triste come una persona sconfitta nella battaglia della vita, una persona che fugga dalla vita. In questa lunga fila di saggi è solo Krishna che si mostra mentre danza, canta e ride. I religiosi del passato erano tutti negatori della vita e masochisti, decantavano il dolore e la sofferenza come grandi virtù. Una religione ridente, una religione che accetta la vita nella sua totalità, deve ancora nascere. Ed è buono cosi che le vecchie religioni siano morte e che, con esse, il vecchio Dio, il Dio dei nostri vecchi concetti, sia anch’egli morto.
Solo Krishna accetta la vita nella sua interezza. Possiamo dire che sia una piccola oasi di danza e celebrazioni gioiose in un immenso deserto di tristezza e negatività.
Solo Krishna accetta il corpo nella sua totalità.
E lo accetta in tutte le sue dimensioni.
Oltre a Krishna, un altro è Zarathustra. Di lui si dice che sia nato ridendo. Ogni bambino entra nel proprio mondo con il pianto. Solo un bambino in tutta la storia rise al momento della propria nascita, e quello era Zarathustra. E questo è indicativo del fatto che un genere umano felice e ridente deve ancora nascere. Le vecchie religioni hanno insegnato la soppressione come la strada che ci porta verso Dio. All’uomo è stato chiesto di sopprimere qualsiasi cosa – per raggiungere, da solo, Dio. Senza dubbio deve esserci stato qualche errore fondamentale, nei fondamenti stessi di queste religioni. Il successo di una religione si dovrebbe acclamare come tale unicamente quando tutti gli alberi del giardino sono fioriti. Se un uomo combatte con se stesso potrà solamente giungere alla propria rovina e alla propria distruzione. Ecco come, attraverso la negazione e la soppressione dei propri istinti e delle proprie emozioni naturali, l’uomo è diventato suicida e si è ucciso.
Krishna accetta la vita in tutte le sue sfaccettature, in ogni suo clima e colore. Egli, da solo non sceglie, accetta la vita incondizionatamente. Come colui che ha conosciuto ed ha sentito Dio, egli, da solo non volta le spalle alla guerra. Egli è pieno di amore e compassione, eppure ha il coraggio di accettare una guerra e di combattere. Infatti, colui che conosce gli immortali dovrebbe essere libero dalla paura della morte. A cosa servirebbe infatti quel nettare che ha paura della morte? Che tipo di non-violenza è quella che ha paura della violenza? E come può lo spirito, l’anima, temere il corpo e fuggire da esso.
Krishna accetta la dualità, la dialettica della vita nel suo complesso e pertanto trascende la dualità. La trascendenza è possibile solo quando si accetta il tutto senza possibilità di scelta. Ecco perché Krishna ha un grande significato per il futuro. La fiamma di Krishna raggiungerà il suo picco, dirigendosi verso il culmine della propria brillantezza. Non è difficile accettare che la fiamma di una candela continui a brillare immobile in un luogo ben riparato dai venti e dalle tempeste, ma come si può credere che una candela continui a bruciare allo stesso modo anche nel mezzo della furia di tempeste e uragani? È stato sperimentato, e si è scoperto, che un uomo può rimanere, come il fior di loto nell’acqua, intatto e inattaccato mentre passa attraverso una relazione travagliata. Si è scoperto che un uomo può rimanere attaccato al proprio amore ed alla propria compassione anche sul campo di battaglia, il che rende difficile comprendere Krishna. Pertanto, coloro che lo hanno amato e adorato lo hanno fatto dividendolo in parti. Nessuno ha accettato ed adorato tutto Krishna, nessuno lo ha abbracciato nella sua interezza. Giorno e notte, estate e inverno, guerra e pace, amore e violenza, vita e morte, tutte camminano con lui, mano nella mano.
NELLA MENTE DI ARJUNA È CRESCIUTO UN GRANDE IMPETO DI NON-VIOLENZA, ED EGLI SEMBRA PROTESTARE CON FORZA CONTRO LA GUERRA. KRISHNA CON FORZA SPINGE ARJUNA AD ABBANDONARE LA PROPRIA CODARDIA ED A COMBATTERE COME UN VERO GUERRIERO. ED I SUOI ARGOMENTI A SOSTEGNO DELLA GUERRA SONO BELLISSIMI, RARI ED UNICI.
Mai prima nel corso della storia sono stati avanzati argomenti così unici e magnifici a favore del combattimento, a sostegno della guerra. NON SI MUORE – NON C’È MORTE
PER COLUI CHE CONOSCE LA VERITÀ
Quindi Krishna continua ad esortare Arjuna nel GEETA, “Si tratta solo di recitare; uccidere o morire fa solo parte del copione.” La vita di Krishna non accetta restrizioni. Non è vincolata ad alcuna regola, è vasta e senza limiti. Krishna è libero, illimitatamente libero. Non v’è suolo che egli non possa calpestare; nessun punto che i suoi passi debbano temere o sul quale debbano esitare, nessun limite che egli non possa oltrepassare. E questa libertà, questa vastità di Krishna, nasce dalla propria esperienza di autoconoscenza. È l’ultimo frutto della sua illuminazione. Per questo motivo il problema della violenza ha perso di significato nella vita di Krishna. Laddove la violenza non ha significato, anche la non-violenza perde la sua importanza. La spiritualità rifiuta sia la violenza che la non-violenza. Essa accetta l’immortalità dell’anima. E una tale spiritualità trasforma persino la guerra in gioco. La spiritualità o la religione accettano tutte le dimensioni della vita. Accettano insieme sesso ed affetto, relazione ed indulgenza, amore e devozione. È santo solo colui che è tutto. Krishna non è un falco, né un sostenitore della guerra per amore della guerra. Ma certamente non è preparato a sfuggire la guerra ad ogni costo …
Continue reading →