Teoria della Cogitalità: UNA STORIA PER IL VUOTO

Il Giornale OnlineTratto da “The Black Book: The Book of Life Theory of Cogitality” di Ivomir (traduzione di Littleflower)

Tutto quello che succede nella vita non ci dà molta forza spirituale. Nessuno ci insegna come concentrarci su noi stessi, riconoscere la forza interiore che possediamo. La vita ci mette nelle scarpe della vittima. Qualsiasi cosa succeda, noi non siamo in controllo della nostra vita. Beh, non mi piace questa espressione. In quanto sottintende che al controllo ci sia qualche cosa di esterno a noi: io preferirei restare in contatto con qualche cosa nel profondo di me. Quando si parla di mondo esterno, io sono solo un “IO”; quando considero il mondo interiore, io divento una parte del tutto. Io divento parte dell’infinito. Se un uomo fa un sogno meraviglioso e porta indietro con sè una rosa e poi si sveglia con la rosa in mano, questo significa che il sogno era vero. (Samuel Coleridge). Quando tornai a casa e guardai le cicatrici delle spine sulle mie mani e i piccoli arrossamenti attorno, pensai che fosse accaduto realmente. Io ci sono veramente passato e l’ho sentito. Mi è piaciuto, come se avessi guardato una immagine meravigliosa, e mi sentii completamente felice. A quel punto tutto è cambiato e mi sono trovato in un posto completamente differente. Penso che quello fu il momento in cui entrai nell’universo; io stavo danzando con una costellazione. Mi chiesi, “Perché stò facendo questo ?” E la risposta che arrivò fu, “Perché lo hai sempre cercato. Tutto di te è sempre stato alla ricerca di questo”
C’erano movimenti di colori ed erano parole. Potevo comprendere quello che stavano dicendo quando provavo ad ascoltare. Vieni.

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