Anche i piatti vegani possono essere capolavori: eccone le prove

Tutti i diritti a http://www.repubblica.it/sapori di Mariella Tanzarella.

Milano, vittoria a un italiano e una giapponese nel concorso The Vegetarian Chance ideato dallo chef Pietro Leemann, faro dell’alta cucina verde.

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I migliori piatti vegani del mondo? Sono quelli firmati da un italiano e una giapponese, finiti sul podio del concorso di cucina internazionale che ha concluso The Vegetarian Chance, festival di cultura vegetariana svoltosi alla Fabbrica del Vapore di Milano. Antonio Cuomo e Yoshiko Hondo hanno battuto altri sei chef provenienti da diversi Paesi, impegnati nel produrre due ricette a testa: una che rispecchiasse le tradizioni del loro luogo di origine o di lavoro, l’altra nata dalla loro creatività.

Sei i membri della giuria di esperti presieduta da Pietro Leemann, chef vegetariano stellato (con il suo ristorante Joia di Milano; lo chef è presente anche a Roma nel Mater Terrae dell’hotel Raphael), che quattro anni fa ha ideato la manifestazione assieme all’esperto Gabriele Eschenazi.
Una bella iniziativa per spiegare che il vegetarianesimo è un mondo a colori, ricco di sapori e profumi, di cultura e di rispetto, lontano anni luce dai cliché di cucina triste e insipida e di diete punitive.

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Infatti davanti agli occhi dei giurati e dei visitatori (molti, e molto interessati alle attività del Festival, che andavano dalle degustazioni alle conferenze), che potevano osservare i cuochi da una balconata, sono sfilati piatti bellissimi, alcuni davvero squisiti, tutti ammirevoli per la fantasia e la passione con cui erano stati ideati e realizzati.
Piatti che possono stuzzicare la curiosità e l’appetito anche di chi non è vegetariano o vegano: d’altronde, è utile ricordare che in Italia le cucine regionali sono fatte in gran parte di ricette a base di verdure, pasta, riso, legumi, senza necessariamente includere carne o pesce e spesso nemmeno latticini o uova.

Primo classificato, alla fine degli assaggi, Antonio Cuomo, abilissimo chef di origine napoletana ma di stanza da tempo a Bergamo (al ristorante del Relais San Lorenzo, che non è specificamente vegetariano). Stupefacente per presentazione e sapore il suo “A me non piace il sushi”, con cannelloni trasparenti di aceto di riso e agar agar poggiati su una crema di riso, riempiti con crema di peperone e guarniti con verdurine e chips di alga nori; per la tradizione ha scelto invece l’altrettanto gustosa “Pasta con fagioli, albicocche e basilico, ziti farciti con crema di cannellini e conditi con noci e altro”.

Un’autentica sorpresa la giapponese Yoshiko Hondo, che ha lasciato a bocca aperta con “Meravigliosa Terra”, piatto-scultura con un tronco fatto di alghe fissato su un prato di riso blu (colorazione vegetale) disseminato di fiori colorati e sfere di gelatina trasparente; per la tradizione una “Alchimia Zen”, tranci di vegetali con diverse cotture (perfette) senza condimento ma su cui cadeva una polvere d’oro rilasciata dalle bacchette di legno al momento in cui venivano separate (vero coup de théatre): il gusto green, nella sua essenza.

Premiato dall’azienda Ricola, partner della manifestazione, lo svizzero Matteo Carelli (ristorante Etimo di Lugano), per i piatti “Mangia la foglia”, spiritoso sottotitolo del festival, e  “Lo gnocco”. Gli altri concorrenti erano Manfredi Rondina (ristorante Zaffo, a Frascati), di poco distanziato dalla seconda classificata Hondo, con un saporitissimo “Fave e pecorino” e con “Del carciofo non si butta via niente”.

La giuria, di cui facevano parte tra gli altri anche Aimo Moroni, decano dei cuochi italiani, e Neil Barnard, famoso medico vegano statunitense, ha apprezzato anche i piatti di Walter Casiraghi, brianzolo residente in Russia (ristorante Orion Hall, a Mosca), per il suo “Borsch della Quaresima” e soprattutto per “Beet steak”, trancio di barbabietola grigliato come un filetto. In gara anche Federica Scolta, abruzzese, con “Orzotto” e una buona “Zuppa dai mille clori”; Willy Berton del Vegan Gorilla di Nizza con “I ripieni” (interpretazione “in purezza” delle verdure ripiene liguri) e “Rigatoni di primavera”; e Barbara Ghizzoni, del Gea Ecostore di Cremona, con  “La persistenza della memoria: la mia Cremona” e “Ai confini del blu”.

 

 

 

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Edoardo Cicconi

Invito tutti a visitare il sito di Edoardo e a seguire il suo canale YouTube, a lui bisogna riconoscere oltre la grande conoscenza, la capacità estrema di comunicare il messaggio in modo chiaro e comprensibile anche ai neofiti.
Buon cammino
Patrizia

 

 

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Mi descrivo in 123 parole

Nato a Milano nel 1981, ho passato la mia infanzia a Gallarate sognando come tutti i bambini di fare il pompiere o il pilota. Crescendo, il mio amore per l’attività fisica mi ha aiutato a capire che la mia strada sarebbe stata quella di aiutare il prossimo a raggiungere il benessere psico-fisico attraverso lo sport e la cura del corpo. Ho iniziato perciò a studiare scienze motorie, chinesiologia, posturologia, massoterapia, accorgendomi però che più mi avvicinavo a questo mondo, più mi rendevo conto che mi mancava ancora qualcosa. La svolta è stata avvicinandomi al mondo delle discipline orientali: Ayurveda, meridiani, meditazione e campane tibetane. E poi l’illuminazione: l’unione di due culture, apparentemente lontane, per raggiungere il completo benessere per mente, corpo e spirito.

Massaggio antalgico:

è un trattamento particolarmente indicato per la muscolatura rigida e dolente a seguito di posture errate, eccessivo affaticamento, tensioni e stress.  I dolori muscolo-articolari che provocano un irrigidimento di difesa, possono essere causati anche da fattori artrosici, riduzione degli spazi intervertebrali, compressione radicolare, mancanza delle curve fisiologiche.
E’ utile al fine di prendere coscienza e correggere gli errati atteggiamenti posturali, decontrarre l’apparato muscolare,  e decomprimere le articolazioni.


Massaggio sportivo:

contribuisce a migliorare la performance, preparando al meglio le specifiche zone muscolari attraverso manovre che stimolano la circolazione sanguigna e donano elasticità al muscolo; decongestiona e rilassa i tessuti favorendo il recupero fisico, l’eliminazione delle scorie dovute all’attività fisica ed eventuali contratture muscolari.


Massaggio emozionale:

questo massaggio riunisce in sé gli elementi occidentali, lavorando sul sistema muscolare, linfatico e circolatorio; e i concetti orientali della riattivazione dell’energia e dei chakra. E’ un massaggio molto avvolgente e dolcemente affettivo, eseguito con olio caldo, a contatto pieno e continuo. E’ indicato per tutte le persone che vogliono mettersi in contatto con la propria realtà interiore e liberare o prendere coscienza  delle proprie emozioni.

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Ostriche e vongole possono far parte di una dieta vegana?

Io mangio frutti di mare

Le motivazioni della scelta Veg sono molteplici e tutte rispettabili.

Patrizia Vaier

 

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Secondo alcuni sì, dato che non ci sono prove che percepiscano il dolore e allevarle spesso non danneggia l’ambiente.

 

2018 Oyster Season Begins In Bluff

Chi segue una dieta vegana non solo non mangia la carne e il pesce, ma nemmeno qualsiasi prodotto di origine animale, come uova, latte e derivati. Le motivazioni per scegliere una dieta di questo tipo sono diverse e personali – c’è chi lo fa per un profondo animalismo, chi per ragioni ambientali o di salute – e per questo ci sono persone che pur definendosi vegane si comportano diversamente da altre: ad esempio mangiando il miele, usando oggetti di pelle se sono di seconda mano, o ancora mangiando ostriche, vongole e altri frutti di mare. Infatti, spiega un articolo di Munchies, secondo alcuni vegani la differenza tra questi organismi e le piante è talmente sottile da poter essere ignorata.

Quelli che chiamiamo “frutti di mare” ovviamente non sono piante: dal punto di vista scientifico sono molluschi bivalvi, animali appartenenti allo stesso phylum dei polpi e delle seppie, ma molto meno intelligenti di questi lontani cugini, dato che non hanno un sistema nervoso centrale. Tutto quello che fanno è aprire e chiudere la propria conchiglia, spostarsi un po’ (a seconda delle specie) grazie a un piede e filtrare l’acqua marina nutrendosi del plancton che contiene. Secondo alcune interpretazioni, i loro movimenti non sono tanto diversi da quelli di una pianta carnivora, in quanto reazioni automatiche agli stimoli esterni. In realtà però non sappiamo se possano provare dolore o meno. Sono sicuramente vivi – come del resto le piante – ma non è certo che siano senzienti.

Robert Elwood, professore di Comportamento animale alla Queen’s University di Belfast, ha spiegato a Munchiesche si può ipotizzare che i bivalvi non provino dolore perché dal punto di vista evolutivo è difficile immaginare che possa costituire per loro un vantaggio. Quando un predatore li attacca, la loro conchiglia si chiude e, nel caso di alcune specie come le capesante, possono muoversi per fuggire, ma questo non implica necessariamente che provino dolore. Anche quando hanno delle reazioni motorie ai danni fatti ai loro tessuti non è detto che stiano soffrendo: potrebbe trattarsi di semplice nocicezione, cioè percezione di uno stimolo che danneggia.

Ciononostante, la famosa associazione animalista PETA è contraria al mangiare i bivalvi, dato che non c’è ancora certezza riguardo al dolore che percepiscono: per non sbagliare, considera che i bivalvi siano senzienti fino a prova contraria.

Una fotografia dall’alto dell’allevamento di ostriche nella baia di Arcachon, nell’ovest della Francia, il 6 dicembre 2017 (MEHDI FEDOUACH/AFP/Getty Images)Dal punto di vista dell’impatto ambientale, le cose cambiano a seconda della specie. Le ostriche vengono allevate, secondo qualcuno in modo non molto diverso da come si coltiva un ortaggio. Gli allevamenti si trovano lungo la costa o all’interno di stagni marini, e a differenza di altre forme di acquacoltura non danneggiano l’ecosistema marino. Il discorso è diverso per quanto riguarda ad esempio l’allevamento delle capesante, che si fa sui fondali marini: se vengono recuperate con reti a strascico possono fare danni, anche gravi, all’ecosistema che le circonda. Un’obiezione che potrebbe essere fatta ai vegani che per questa ragione mangiano le ostriche e non le capesante è che anche molte pratiche agricole sono dannose per l’ambiente. Anche le alghe, poi, possono essere raccolte con reti a strascico: è così nel caso delle laminariali, o kelp, che fanno parte della cucina giapponese. In ogni caso, l’allevamento delle capesante non produce lo stesso inquinamento prodotto dagli allevamenti di polli e maiali, né richiede le stesse risorse, dato che i bivalvi si alimentano semplicemente filtrando l’acqua marina, senza mangimi.

Per quanto riguarda le proprietà nutritive dei frutti di mare, le ostriche sono molto ricche di vitamina B12, notoriamente assente dalle diete vegane che per questo spesso vengono integrate con l’assunzione di pillole.

 

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Coaching & Consulting

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Il Coaching comprende una serie di tecniche e metodologie dedicate alle persone che desiderano intraprendere un percorso di crescita personale che si rivela utile anche in campo professionale, é dedicato a temi legati alla vita e all’esistenza della persona, per temi legati al lavoro e scelte di vita privata viene spesso usato il termine Personal o Life Coaching.

 

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Patrizia Vaier® si basa sull’estrema personalizzazione del percorso, partendo dalla raccolta delle esigenze e fissando un obiettivo con scadenze periodiche fino al raggiungimento di quello finale.

La figura del Life Coach non sostituisce il tecnico psicoterapeuta, psicologo o psichiatra e opera in contesti dove non sono presenti patologie mediche, può intervenire in supporto, coadiuvando il lavoro di professionisti medici, solo in stretta collaborazione con essi.

Il Life Coach opera anche in situazioni che richiedono l’intervento di urgenza, con il Problem Solving, per esempio prima di un esame, di un colloquio importante o di un confronto relazionale per il quale non ci si sente pronti.

I percorsi di coaching hanno la caratteristica di essere brevi, al massimo 10 o 12 sessioni nell’arco di 4-8 mesi di tempo e i risultati restano con il cliente per tutta la vita.

Ecco alcuni ambiti dove il Life Coach può essere un valido aiuto nell’individuazione e nella scelta della strategia di soluzione:

Individuare con chiarezza obiettivi personali e professionali

Fare il bilancio delle proprie competenze

Passare dal sogno al progetto

Sviluppare capacità decisionali

Trovare nuove motivazioni e le strategie più adeguate

Migliorare l’autostima e acquisire sicurezza

Comunicare in modo efficace

Gestire al meglio i rapporti con gli altri

Gestire i conflitti e la rabbia

Migliorare le relazioni famigliari

Superare dipendenze affettive

Orientarsi nello studio e nel lavoro

Migliorare il proprio metodo di studio

Trovare un equilibrio tra la vita privata e quella professionale

Trovare il coraggio di cambiare il corso della propria vita

Migliorare la qualità della vita

Affrontare al meglio un trasferimento territoriale

Cambio di alimentazione

Problem Solving

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