Galline ancora in gabbia. L’Europa manda un ultimatum all’Italia

Dodici anni e sei mesi non sono bastati all’Italia per attuare le disposizioni europee del 1999 che mirano ad offrire un minimo – veramente un minimo! – di sopportabilità alle condizioni delle galline ovaiole allevate in gabbia, o anche – come si suol dire – in batteria.

C’era tempo fino al primo gennaio. Ieri è arrivato l’ultimatum dell’Ue: L’Italia e gli altri 9 Paesi ritardatari dovranno adottare nel giro di due mesi le misure per assicurare la “piena ottemperanza” della normativa europea. L’alternativa è il deferimento alla Corte di Giustizia.

Avete idea di come vivono le galline in gabbia tradizionali? Probabilmente no, altrimenti nessuno mangerebbe le loro uova. Non hanno neanche lo spazio per allargare le ali. Non è vita: è tortura.

Nelle gabbie pre-riforma europea ogni gallina dispone di 550 centimetri quadrati, pari a un quadrato con il lato di 23,5. Da una parte il becco per magiare e per bere, dall’altra il sedere per defecare e deporre le uova. Nient’altro.

Le gabbie riformate prevedono 750 centimetri quadrati per animale (lo spazio diventa pai a un quadrato con 27 centimetri di lato, non è tutto ‘sto granchè…), un nido dove deporre le uova, una lettiera, posatoi.

Gli allevatori italiani in parte hanno già provveduto. Gli altri dicono che c’è crisi e adeguare le gabbie è costoso.

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