Emozioni e Salute

I portati delle relazioni e delle emozioni risultano essere un campo di studio ancora tanto da esplorare. Esse determinano in maniera considerevole  la qualità della vita, così come ci spiegano gli antichi testi dello Yoga e come confermano anche le moderne ricerche scientifiche*.

Sono profondamente convinto che l’uomo nuovo, e con ciò intendo la persona culturalmente evoluta, libera almeno da pregiudizi manichei e capace di affrontare e vincere le sfide di questo inizio millennio, sarà quella in grado di far entrare proficuamente in dialogo scienza, etica e spiritualità, coniugando il meglio delle conoscenze e delle esperienze d’Oriente e d’Occidente.

Potremo  così  convergere verso valori che hanno un fondamento universale e atemporale, trasversale ai differenti modelli socio-culturali che si sono stratificati nella storia dell’umanità. Le emozioni hanno una forza potenzialmente dirompente, poiché influenzate nella loro espressione esteriore da un livello inconscio che veicola un coacervo di imprinting in grado di condizionare ogni concettualizzazione sul piano logico-razionale.  Per questo potremmo affermare che la risposta a “come ti senti”, è ancor più decisiva e cruciale di quella che una persona potrebbe dare alla domanda: “a che cosa pensi”.

Le difficoltà delle relazioni, i problemi del carattere e le malattie del corpo scaturiscono in buona parte da processi emotivi disturbanti che si sono strutturati a livello profondo e spesso inconscio, non essendo stati adeguatamente elaborati attraverso una gestione consapevole delle proprie dinamiche interiori.

Le emozioni tossiche possono produrre un tale stress da generare patologie, mentre quelle ecologiche-evolutive hanno il potere di mantenere la salute o riattivare il naturale processo di auto guarigione. Con una espressione estrema potremmo dire: di relazioni ed emozioni si muore o si vive.

Infatti, come sostiene uno studio condotto dalla università di Harvard, cominciato 75 anni fa e tuttora in corso*, avere relazioni appaganti e durature, oltre ad arricchire la vita, la allunga considerevolmente, e anche le pene causate da malattie o incidenti vengono percepite con minore intensità e meglio sopportate. Quel che potrebbe apparire un mero assunto teorico, l’ho testimoniato e sperimentato personalmente non solo nella mia vita privata, ma anche in quella delle migliaia di persone con cui sono entrato in relazione di aiuto nei miei ultimi quarant’anni di ricerca e insegnamento nell’ambito delle discipline dello Yoga.

In particolare mi riferisco alle molteplici e a volte sorprendenti esperienze che ho avuto negli ospedali, a contatto con medici, infermieri e pubblico interessato ai temi trattati, durante i sei anni in cui ho tenuto seminari E.C.M. (Educazione Continua in Medicina, accreditati dal Ministero della Salute) sull’assistenza ai malati terminali e ai loro familiari. In questo contesto, a diretto contatto con la gente che soffre, ho affrontato il tema della malattia terminale, prendendo in considerazione soprattutto la natura essenziale della persona.

Con lo strumento della filosofia Indovedica ho potuto riconoscere blocchi emotivi, sensi di colpa e  stati di rassegnazione passiva che spesso affliggono chi è vicino ad un passo così cruciale. Mi sono occupato soprattutto dell’aspetto spirituale, non concependolo in maniera astratta, senza contestualizzazione nella realtà immanente della persona, considerandola dunque nella sua interezza bio-psico-spirituale.

L’approccio è stato infatti di tipo olistico, senza frammentazioni tra medicina, psicologia, filosofia e spiritualità. In tanti casi umani che in questo ambito ho studiato, è emerso chiaramente il ruolo decisivo delle relazioni e delle emozioni anche nell’insorgenza e decorso delle malattie terminali, dunque anche l’importanza determinante dello stato emotivo di chi assiste il malato. Chi assiste trasmette infatti emozioni, sentimenti, pensieri, consapevolezze che fanno la differenza tra il vivere e il morire, tra come si vive e come si muore.

Accoglienza, assistenza e accompagnamento sono tre termini chiave nel rapporto con i malati terminali e i loro familiari, così come fondamentale è un’educazione alla comunicazione empatica, basata non tanto su mere tecniche, quanto sullo sviluppo di una profonda consapevolezza di sé e dell’altro sul piano fisico, filosofico e spirituale. E in questo senso la scienza dello Yoga, alle sue fonti, ci fornisce un contributo di notevole efficacia.

Un altro tema particolarmente significativo, che ho trattato in più occasioni nel suo ampio spettro di applicazioni pratiche, e sempre tratto dalla filosofia e scienza dello Yoga, è quello relativo alla Visualizzazione Meditativa. Quest’ultima rappresenta uno degli strumenti più efficaci che abbiamo a disposizione, a costo zero e senza effetti indesiderabili, per modificare la qualità delle nostre relazioni, emozioni e pensieri. Trasformando lo scenario affettivo dominante, le pratiche meditative producono benefici sorprendenti per il benessere mentale e fisico, determinando effetti tangibili sull’umore e sul sistema immunitario.

Marco Ferrini

*What makes people healthy and happy? Lessons from the longest study on happiness.  Studio avviato alla Harvard university 75 anni fa, ininterrottamente proseguito attraverso quattro generazioni di ricercatori fino ad oggi, attualmente coordinato dal prof. Robert Waldinger

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